2 Giorni a Parigi
Fino dalle prime inquadrature si capisce chi è l'ispiratore di questa freschissima opera prima. Vediamo infatti i lineamenti familiari di Julie Delpy sotto la spessa maschera di un paio di occhiali da vista neri con montatura a tartaruga. Non è stupefacente che Woody Allen trovi degli adepti in Europa, luogo in cui i suoi film sono stati sempre in sintonia con la sua sensibilità. Quello che è sorprendente (e in modo piacevole) è che la sua eredità sia raccolta da un'attrice francese come la Delpy, non solo autrice della sceneggiatura di "2 days in Paris" ma anche al debutto dietro alla macchina da presa.

Marion e Jack sono una coppia collaudata che mostra i primi segni di cedimento. Nella speranza di cementare nuovamente il loro rapporto intraprendono un lungo viaggio in Europa.
Sulla via del ritorno decidono di fermarsi per due giorni a Parigi per visitare i genitori di lei. Jack avrà più di qualche problema nell'adattamento alla realtà francese e nell'affrontare il passato della fidanzata.

Come suggerisce il titolo vengono raccontati i due giorni cruciali per una coppia deliziosamente ossessiva e "disfunzionale", alla ricerca di una o più ragioni per proseguire il loro percorso comune o per interromperlo. Fondamentale in una pellicola di questo genere sono i dialoghi e ancora di più le battute, che abbondano di riferimenti alla nostra contemporaneità, dalla politica mondiale fino alla sessualità. Il tutto trattato con estrema leggerezza ed ironia. Mentre è facile prevedere che "2 days in Paris" non avrà un grande seguito negli USA, è invece molto probabile che questo film incontri il favore di palati più sofisticati. In fondo viene stabilito un ponte ideale fra New York, una delle città più "europee" degli Stati Uniti almeno nel nostro immaginario e Parigi, luogo di tradizioni culturali e di rivolta par excellence. Il punto di riferimento che la Delpy ha sempre in mente è senz'ombra di dubbio "Io e Annie" e il suo personaggio ha molte delle caratteristiche folli che hanno reso memorabile uno dei cavalli di battaglia di Diane Keaton. L'atmosfera di uno dei capolavori del comico newyorchese viene però rielaborata e riattualizzata in maniera così originale da essere un omaggio efficace piuttosto che un plagio sfacciato.

La frase:
- "Perché la tomba di Jim Morrison... ti piacciono i Doors?"
- "No, ma sono un fan di Val Kilmer...!"

Mauro Corso

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