ControNatura
E' raro trovare un film d'esordio che si apre denotando d'impronta una buona padronanza della macchina da presa unita ad una conoscenza approfondita delle regole della grammatica cinematografica.
Succede però con ControNatura, opera prima del documentarista rai Alessandro Tofanelli. Il plan iniziale seguito da due sequenze in cui il montaggio alternato è tanto funzionale quanto, apparentemente, scelta stilistico/emotiva migliore, fanno subito ben sperare nel resto della pellicola. E questa manifestatasi conoscenza del mezzo non va dispersa lungo tutto il film. Tofanelli sa tenere la situazione saldamente in mano. Lo conferma la buona direzione degli attori, un introverso Andrea Di Stefano e la sempre brava Maya Sansa. Il "menage a trois" che si va a comporre lungo il dipanarsi della vicenda è seguito alternando composti piani sequenza, che prediligono una sostanziale fissità dell'immagine, a classici e diligenti giochi di campo-controcampo. L'uso del fuoricampo è accorto e rilevante nella semantica della messa in scena. La macchina da presa stringe in favore di una limitazione dello spazio d'azione dello spettatore, dando un'idea completa ma insieme parziale della singola scena. Il riferimento etico-sintattico con la vicenda raccontata è evidente.
Appurata una certa, sorprendente forse, maestria nell'organizzazione del complesso, non si può far a meno di notare che lo script non riesce a tenere il passo con una costruzione così ben architettata. La storia prende spesso pieghe assolutamente prevedibili, e si lascia andare a momenti di stallo (e conseguente noia) abbastanza frequenti. Tutto ciò, purtroppo, non può che inficiare anche nella gestione delle inquadrature, che diventano assolutamente schematiche e (specialmente nelle sequenze dei sogni) fuori tono rispetto al generale garbato andamento del film.
Il regista, in queste occasioni, ha il grande (grandissimo nel contesto italiano) merito di riprendere in mano la situazione con un sapiente uso del montaggio per associazioni, che si rivela azzeccato e estremamente interessante nella diegesi filmica.
Un intimismo (tipicamente italiano), che viene stemperato dall'assoluta oggettività di ripresa (rarissime, se non assenti, soggettive o movimenti di macchina che tendono a immedesimarsi col vissuto di un personaggio), rendono ControNatura un film interessante se considerato come opera prima di un regista novello, ma purtroppo mitigato nel giudizio da quella difficoltà di testi che marca in maniera indelebile gran parte del cinema italiano contemporaneo.
La frase: "Perché è così ostile con me Giacomo? Io voglio solo esserle amica" "Per me l'amicizia non esiste"
Pietro Salvatori
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