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Connie and Carla
Connie (Nia Vardalos) e Carla (Toni Collette) sono due ragazze un po' svampite ed unite da un'amicizia di lunga data con molte passioni in comune. I loro interessi comprendono il canto, Debbie Reynolds, i musical, il cabaret e certi locali un po' demodè in cui si può mangiare assistendo ad uno spettacolo, i Dinner theater. Costrette alla fuga perché testimoni di un delitto, si nascondono in un locale per travestiti fingendosi Drag-queen.
Nia Vardalos, reduce dai successi del Mio grosso grasso matrimonio greco, firma la sceneggiatura anche di questo Connie e Carla, di cui è anche produttore esecutivo. Anche in questo caso il film vuole giocare con gli stereotipi, questa volta del mondo dei travestiti, e le due signore effettuano l'acrobazia di un doppio travestimento, fingendo di essere uomini che fingono di essere donne. Il tema del cambiamento di genere si può dire che sia connaturato alla commedia, ma questo non è necessariamente garanzia di qualità o di divertimento. Connie e Carla è una commedia piuttosto tradizionale, che non va mai oltre gli stereotipi che idealmente vorrebbe smascherare, né riesce mai ad elevarsi al di sopra di una serie di equivoci ed espedienti comici fin troppo facili da immaginare. Si tratta, come avete capito, di disimpegno puro, anche se, come in ogni commedia statunitense confezionata a tavolino non mancano le incursioni nel mondo dei buoni sentimenti al limite dello stucchevole.
L'unica cosa che risolleva parzialmente le sorti del film è la musica ed i piccoli numeri musicali preparati dalle due signore e dalla colorita combriccola che li accompagna. Da notare la presenza sullo schermo di David Duchovny (Jeff), meglio noto al grande pubblico come l'agente Fbi protagonista della serie "X-Files", che interpreta forse l'unico personaggio dotato di una certa carica umana. Forse la parte più interessante è costituita proprio dal rapporto tra Jeff ed il fratello Robert. Il tema del riavvicinamento di due fratelli, pur con tutti i suoi limiti, in qualche modo riesce ad essere la parte più autentica del film.
Resta solo un dubbio. Per quanto ancora dovremo vedere il vecchio espediente narrativo dei testimoni di un delitto ricercati dal mafioso di turno che non vuole che "cantino"? Forse chi ha firmato la sceneggiatura dovrebbe tenere a mente che è molto pericoloso giocare con gli stereotipi, perché si rischia di confezionare un prodotto già visto.
La frase:
- La vita è come una porta scorrevole, non sai mai qual'è il lato aperto.
- E sbatti contro il vetro.
Mauro Corso
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