Come se fosse amore
"Come si fa a capire qual è il cocomero della tua vita?"
Fondamentalmente questo film cerca di dare una risposta a questa domanda campale.
Il regista Roberto Burchielli, ha realizzato molti programmi televisivi, tra gli altri "Ciro, il figlio di Target" per Italia Uno, tenta di dare una risposta confezionando un'opera decisamente singolare nel panorama cinematografico italiano. Coraggiosamente con "Come se fosse amore" realizza un musical, con tanto di canzoni, balletti e cotillon. E proprio le musiche di Alessandro Polla e le coreografie di Elisabeth Boeke sostengono l'opera la cui trama traballa così come la debole sceneggiatura che dovrebbe sorreggerla. Assistiamo divertiti e sorpresi alle dignitose evoluzioni canore di tutti gli attori, tra i quali i bravissimi "Cavalli Marci", ma rimaniamo delusi dalla storia i cui fatti che si raccontano sembrano solo dei facili espedienti per giustificare tutto il can can di balli e balletti.
La trama, ridotta all'essenziale, racconta di Aurelio (il frenetico Michelangelo Pulci) inventore di un marchingegno che manipola, durante il sogno, le coscienze delle persone. Afflitto dalla asfissiante presenza del padre (interpretato da Gino Paoli!!) che lo visita anche da morto, cerca, usando lo strumento inventato, di far innamorare di sé la conturbante ma indifferente Chiara (Chiara Muti, "Il partigiano Johnny) che nel frattempo è impegnata in una campagna elettorale per diventare sindaco della città (Genova). Non tutto va come sperato dal simpatico Aurelio che alla fine si renderà conto che il vero amore è un'altra cosa.
Sinceramente, sembra un soggetto uscito da uno di quei film che Totò, negli anni '50 e '60, girava a gruppi di cinque in un anno.
Meno male che a farci trascorrere il tempo ci sono quattro, cinque belle canzonette tra cui un divertentissimo medley di canzoni italiane interpretato dai Cavalli Marci ed un raffinato pezzo dell'inossidabile Gino Paoli.
Una curiosità di un certo interesse la si può trovare nella circostanza che i manifesti della campagna elettorale di Chiara Muti ricordano vagamente quelli utilizzati dall'attuale titolare della Medusa, la compagnia che produce questo film, per intenderci l'attuale Presidente del Consiglio. Ma non vi scandalizzate, l'opera è decisamente bipartizan. Infatti, nella scena finale, che consiste in una cerimonia di matrimonio civile, ci tranquillizzano facendoci comunque sapere che dopo seguirà la cerimonia religiosa mentre la sposa, per la par condicio, sfoggia un vistoso velo rosso rivoluzione...
"Corri e fottitene dell'orgoglio, ne ha rovinati più lui del petrolio".
"Sigmund Freud?". "No, Vasco Rossi."
Questa è la battuta più divertente.

Das

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