Colpi di fortuna
Al fianco del fiorentino Neri Parenti, che ne è anche il regista, come già avvenuto per "Colpi di fulmine" (2012) sono il Volfango De Biasi autore di "Come tu mi vuoi" (2007) e gli immancabili Alessandro Bencivenni e Domenico Saverni a firmare la sceneggiatura del cinepanettone Filmauro 2013, che, a differenza del precedente, cambia la sua tematica di fondo dall’amore alla fortuna e passa da due a tre episodi.
Infatti, cominciamo con la turbolenta avventura di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu nei panni di Mario e Piero, impiegati di terra di una compagnia di crociere al porto di Napoli che, un po’ come il Paolo Villaggio di "Ho vinto la lotteria di Capodanno" (1989), si mettono alla ricerca del biglietto vincente del Lotto perduto dal secondo insieme alla propria giacca nel corso di una notte brava di cui ha dimenticato tutto.
Poi abbiamo il mattatore della risata sotto l’albero Christian De Sica impegnato a concedere anima e corpo al terribilmente superstizioso imprenditore tessile di successo Gabriele Brunelli, il quale, in procinto di concludere l’affare della propria vita con gli orientali, viene affiancato da Bernardo Fossa alias Francesco Mandelli, uno dei rari traduttori italiani dal mongolo, a sua insaputa anche uno dei più grandi iettatori della storia.
Infine, è il turno di Lillo nel ruolo di Felice, insegnante di danza in una casa di riposo di lusso, nonché ex ballerino di prima fila di Raffaella Carrà, che, sposato e genitore di quattro figli di cui due adottivi (Raffa, Japino, Lorella e Kledi!!!), non solo riceve un’eredità dal padre che non aveva mai conosciuto e che credeva morto da tempo, ma scopre che essa comprende anche il "fratello a sorpresa" Walter, ovvero Greg, pieno di manie, pazzie e fissazioni assurde.
Manie che vanno dall’andare in giro con un contrabasso sulle spalle negandone la presenza al mollare schiaffi quando sente pronunciare le parole "niente" e "nulla", nel corso di un segmento che annovera la situazione ambientata sul treno tra i suoi momenti più divertenti e che non risparmia neppure chiari omaggi a "Blow-Up" (1960) di Michelangelo Antonioni ed "Edward mani di forbice" (1990) di Tim Burton.
Perché, a partire dalla scivolata su ringhiera proto-"Fantozzi va in pensione" (1988) inclusa nel primo, fiacco tassello d’apertura, che, con la Fatima Trotta di "10 regole per fare innamorare" (2012) nelle vesti della cassiera Barbara, di cui Piero è segretamente innamorato, tira addirittura in ballo i calciatori del Napoli Hamsik, Maggio e Insigne nel rispolverare in maniera evidente l’idea di fondo di "Una notte da leoni" (2009) di Todd Phillips, non è affatto difficile individuare i diversi citazionismi cinefili disseminati da Parenti, come sempre, nella quasi ora e quaranta di visione.
Quasi ora e quaranta di visione decisamente meno convincente e coinvolgente rispetto al succitato esperimento a episodi datato 2012, in quanto penalizzata da un taglio non molto distante da quello che caratterizza gli sketches comici di molti spettacoli televisivi e destinata a relegare le migliori occasioni per ridere nell’ambito della seconda storia, tra gobbi, cappotti anti-iella infarciti di corni e, soprattutto, equivoci verbali.
La frase:
"Un’eredità? Finalmente un colpo di fortuna".
a cura di Francesco Lomuscio
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