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Collateral Beauty

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato16 dicembre 2016Voto: 7.0
 

  • Foto dal film Collateral Beauty
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Perdere qualcuno di importante è sempre qualcosa che lascia il segno per tutta la propria vita, ma quando il dolore è così pesante da non riuscire a condividerlo con nessuno allora diventa necessario trovare una soluzione. Questo è il filo conduttore del film “Collateral Beauty” di David Frankel e con protagonisti - tra i tanti - Will Smith, Keira Knightley, Edward Norton, Kate Winslet e Helen Mirren. A seguito di una tragedia personale, un importante dirigente di New York decide di vivere la sua vita senza più l’entusiasmo di una volta. A quel punto, alcuni suoi amici escogitano un piano drastico per evitare che perda interesse in ogni cosa. Spingendolo al limite, lo costringono a confrontarsi con la verità utilizzando modi umani profondi e sorprendenti.

Il regista de “Il diavolo veste Prada” non ha deluso il suo pubblico di affezionati che, con “Collateral Beauty”, si ritroverà catapultato in un vortice di emozioni senza fine. David Frankel ha sapientemente girato una pellicola pervasa da una dimensione metaforica e metafisica che lascia largo spazio all’intuizione, ma anche all’imprevedibilità. Se da una parte, infatti, è facile prevedere quanto avverrà di lì a pochi minuti e come si evolveranno le cose a grandi linee, dall’altra è chiaro che l’intento del regista sia quello di sorprendere il proprio pubblico con strategie ben pensate e in grado di cogliere nel segno. L’imprevedibilità, infatti, gioca un ruolo fondamentale nel film e, soprattutto nel finale, è indispensabile per riuscire a mettere insieme tutti i tasselli mancanti. Scene che inizialmente sembrano voler dire una determinata cosa, spesso significano ben altro.
La pellicola mantiene un andamento altalenante per tutta la sua durata, anche se la conclusione è stata gestita abbastanza male: il ritmo diviene talmente veloce che lo spettatore potrebbe rimanerne deluso perché le storie dei vari personaggi vengono concluse in modo affrettato. Inoltre, il regista lascia poco spazio per l’approfondimento di tutte le figure presenti: l’unica storia raccontata in maniera soddisfacente (ma non del tutto) è quella del protagonista.

Nonostante ciò, ogni personaggio ha un ruolo chiave nella storia.
Brigitte (Helen Mirren) è una donna anziana che dovrà interpretare la Morte per aiutare Will Smith a uscire dal suo dolore. La stessa cosa dovranno fare Amy (Keira Knightley), una ragazza che sarà l’Amore, e Raffi (Jacob Latimore), un teppista di strada che vestirà i panni del Tempo. Ognuno di loro non solo riuscirà a cambiare la vita di Howard - che in precedenza aveva scritto delle lettere di odio indirizzate - appunto - alla Morte, al Tempo e all’Amore, ma anche quella dei suoi colleghi (Kate Winslet, Edward Norton e Michael Pena).
Ogni figura, infatti, ha un problema personale da risolvere e ciò che colpisce è il fatto che siano tutti legati al tema della paternità/maternità: c’è chi si sente troppo ‘vecchia’ per avere figli e non si rende conto che per diventare genitore ci sono altre soluzioni; c’è chi odia la vita per avergli dato il dono di un figlio troppo tardi per poterlo crescere; c’è chi si lascia trattare male dalla propria figlia senza capire che l’amore di un genitore è più forte di qualsiasi altra cosa e, infine, c’è chi ha perso la propria bambina e non riesce ad accettarlo.
Temi profondi quelli trasmessi da “Collateral Beauty”, che porterà il pubblico in un mondo diverso, fatto di una retorica incisiva (anche dai dialoghi traspare questa dimensione che riecheggia per tutto il tempo). Una delle metafore più interessanti è quella del gioco del domino: non è solo un momento che l'uomo condivideva con la figlia, ma diventa una rappresentazione di quanto la vita possa 'frantumarsi' in un lampo e sia labile.

Si tratta di un film ricco di colpi di scena eclatanti che vanno al di là di ogni immaginazione e lasciano un segno nel cuore e nella stessa dello spettatore, nonostante il lato psicologico ed emotivo non venga approfondito per ogni personaggio presente.
Gli attori erano tutti perfettamente in parte e sono stati in grado di esprimere al meglio il loro stato d’animo nelle diverse situazioni in cui sono coinvolti.


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