Codice Genesi
Sulla scia dei film post-guerra nucleare o chissà cos’altro, arriva sugli schermi "Codice Genesi" ("The Book Of Eli" il titolo originale) con Denzel Washington come protagonista ed i gemelli Hughes (Allen ed Albert) dietro la macchina da presa.

Niente di nuovo sotto il sole (malato e decolorato) del disastro post contaminazione, basti pensare, ad esempio, a "The Road", non ancora distribuito in Italia ma in concorso all’ultimo Festival di Venezia.
Eli, e il suo libro, viaggiano, da trent’anni, verso Ovest guidati da una voce che il profeta (?) ha sentito, chiara e convincente. Un profeta particolare, agguerritissimo ed armato fino ai denti, che combatte come un Samurai ed uccide i sui nemici come fossero figurine di un video gioco. Nel compiere la sua missione troverà molti ostacoli sul suo cammino. In particolare, l’oscuro ed enigmatico Carnegie (Gary Oldman) (lo vediamo leggere una biografia di Mussolini) che è alla ricerca di un libro (per l’appunto) che gli darà il potere assoluto sul quel che resta di quel mondo sgangherato e malaticcio. Ad aiutare l’enigmatico (e bel tenebroso) Eli, sarà l’affascinante Solara (Mila Kunis), occhi grandi e fisico da modella.
Il viaggio verso la Terra Promessa si concluderà con un colpo di scena finale ed una metafora di facile interpretazione.

Film come detto di non particolare originalità, pervaso anche da un vacuo misticismo, che i due gemelli Hughes girano però con mano ispirata non lesinando riverite citazioni. Uno degli sgherri di Carnegie fischietta motivi di Ennio Morricone ed alcuni totali dall’alto tanto ricordano le ariose riprese del nostro Sergio Leone.
Esplicitamente il protagonista, poi, cita Johnny Cash, rinnovando in tal modo il gusto, ed il divertimento, citazionistico. Si affidano, esageratamente, ad una fotografia stemperata che acuisce il senso di disagio dei personaggi soprattutto quando sono alla luce del sole e la narrazione, che procede a singhiozzo, nell’ultimo quarto d’ora diventa macchinosa causa anche un montaggio che alterna le due situazioni finali stemperandone troppo la tensione. Bravi gli attori, in particolare Gary Oldman, la cui perizia nell’interpretazione dei personaggi cosiddetti "cattivi" è qui confermata.

La frase: "Resta sul cammino, la cosa non ti riguarda".

Daniele Sesti

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