Ci sta un francese, un inglese e un napoletano
Per il suo ritorno dietro la macchina da presa, a sei anni da "Il mare, non c’è paragone" (2002), l’autore teatrale Eduardo Tartaglia prende spunto da una famosa barzelletta per sottolineare il clima di commedia cosiddetta "scena napoletana".
Non a caso, sarà per la poca presenza di movimenti di macchina, o forse per il dominio scenico da parte degli attori, che si cimentano perfino in un’esilarante situazione onirico-surreale, si respira proprio una certa teatralità nell’assistere alla vicenda di Salvatore (lo stesso Tartaglia), poco eroico soldato napoletano che, impegnato in un paese lontano all’interno di un campo di prima accoglienza profughi di una Forza multinazionale in missione di pace, viene sorteggiato per farsi carico di una missione altamente umanitaria: sposare la sconosciuta Majena (Elian Khan), donna del luogo che, rimasta incinta di un altro militare missing in action, eviterebbe la pena capitale soltanto grazie ad un regolare matrimonio.
Quindi, nel tentativo di ricercare la comicità in un dramma appartenente al quotidiano vivere, Tartaglia costruisce una commedia degli equivoci attraverso la progressiva entrata in scena di divertenti personaggi, a partire da Noemi (Veronica Mazza), decennale fidanzata di Salvatore che, insieme al fratello arrotino Mario (Mario Porfito), la madre (Regina Bianchi) ed i cugini Enzino (Biagio Izzo) e Marilena (Teresa Del Vecchio), lo attende a San Giovanni a Teduccio, ignara del fatto, per convolare finalmente a nozze.
Tra grotteschi muratori e giornalisti televisivi alle prese con una sorta de "La vita in diretta" dei poveri, ciò che viene fuori è un menage a trois lontano parente del “Letto a tre piazze” di Totò e Peppino, con un cast tanto in forma quanto sapientemente gestito in cui a spiccare è soprattutto il nome di Izzo ("In questo mondo di ladri"), lodevole come sempre per verve e simpatia, soprattutto quando il regista-attore commenta in maniera adeguata le sue imprese con "Sono tremendo" di Rocky Roberts.
E, ovviamente, a dominare sulle bocche dei protagonisti è uno stretto dialetto napoletano, mentre, come di consueto, s’ironizza sull’atteggiamento urlante e spesso caricaturale degli abitanti della città partenopea, per i quali, con ogni probabilità, il film di Tartaglia si trasformerà (se già non lo è) in un cult-movie.
Per tutti gli altri, niente più che 95 godibili minuti capaci di strappare qualche sana risata.

La frase:
- "Tu mi pari un incrocio tra la principessa Sissi e Lady Diana"
- "Mammà, due sfortunate!"

Francesco Lomuscio

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