Butterfly zone - Il senso della farfalla
Accanto alla cara vecchia starlette Barbara Bouchet, che recita sotto un trucco quasi carnevalesco, troviamo perfino l’ex pugile Patrizio Oliva nel cast del primo lungometraggio cinematografico diretto dal Luciano Capponi che, proveniente dal teatro, ne cura anche le musiche.
Ed è il bravo Pietro Ragusa – visto, tra l’altro, in "Cemento armato" e "Feisbum" – a vestire i panni del giovane Vladimiro che, curiosando nella cantina del defunto padre, interpretato da Francesco Salvi, scopre un particolare vino capace di condurre nell’aldilà, per poi trovarsi ad avere a che fare con un serial killer ultraterreno cui concede anima e corpo il Damir Todorovic di "Antonio, guerriero di Dio".
Quindi, mentre nelle sue più o meno ironiche avventure vengono coinvolti anche un amico e l’agente di polizia Lidia De Carolis, rispettivamente con le fattezze di Francesco Martino e Alessandra Rambaldi, è chiaro che l’originale idea di partenza e, soprattutto, il tentativo di proporre un cinema diverso da quello tutto uguale a sé stesso su cui l’Italia d’inizio XXI secolo ha ormai finito da tempo per accartocciarsi, non possano fare a meno di essere apprezzati; come pure gli effetti speciali visivi e, in generale, il lato tecnico e la prova degli attori, tra i quali vi sono anche i veterani Giorgio Colangeli e Armando De Razza.
Purtroppo, è una sceneggiatura spesso confusionaria, oltre che priva di una buona dose di elementi interessanti capaci di catturare l’attenzione dello spettatore per l’intera durata del lungometraggio, a penalizzare questo elogio su celluloide alla vita e al mondo, il quale, pur toccando spesso le corde del thriller, fa del grottesco di derivazione proto-felliniana il suo aspetto di maggiore spicco.
Sceneggiatura che, non priva di simbologie e metafore, risente non poco del background da palcoscenico del regista, il quale finisce per fornire uno spettacolo che avrebbe funzionato sicuramente meglio a teatro, tenendo in considerazione anche la notevole importanza che i personaggi assumono rispetto agli altri elementi scenici.
Nonostante tutto, si tratta del film vincitore del XXIX Fantafestival.

La frase: "Le profezie a volte sono vere, i profeti, invece, spesso fanno pena".

Francesco Lomuscio

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