Brivido di sangue
Ci sono persone che si nutrono dei sentimenti di chi li attornia. Ci sono persone che tentano di razionalizzare ogni cosa ma che inevitabilmente cascano nel vortice delle emozioni. Ci sono persone che più di altre hanno bisogno di una amore tangibile. Fra queste possiamo includere Steven Grlscz (Jude Law - Ritorno a Cold Mountain), un uomo bello, intelligente, facoltoso, (e dal cognome assurdo!...perché poi?) che per sopravvivere ha bisogno di tutto l'amore che le donne che conquista (con una facilità sbalorditiva) riescono a dargli. A metà strada fra un essere umano e un animale (secondo lui il cervello di ogni persona si compone di una parte prettamente umana, di una parte di mammifero e di una parte di rettile), Steven, che alterna momenti di assoluta razionalità ad altri di pura follia, si trova ben presto a fare i conti con la giustizia, e soprattutto con l'ispettore Healey (Timothy Spall - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban) che lo sospetta di omicidio. Mentre cerca di dimostrare alla polizia la sua innocenza, Steven conosce Anna (Elina Löwensohn - Roberto Succo). Lei non è una donna come le altre: è intelligente, indipendente, decisa. Non è facile restarne indifferenti. L'amore che Steven cerca, però, è un amore totale, perfetto, un amore che porta fatalmente alla morte. Riuscirà lui a sopravvivere? E lei riuscirà ad uscire incolume da tale relazione?
A parte l'assoluta irrazionalità della storia, i dialoghi sconclusionati e l'esasperante lentezza, di questa pellicola si potrebbe salvare solo l'intento del regista di fare un prodotto innovativo, che fosse un mix di cultura cinematografica europea ed asiatica. Dell'Europa ha sicuramente l'ambientazione e l'estrema razionalizzazione della vicenda, di Honk Kong il continuo rimando a leggende orientali, e purtroppo... il ritmo. Il risultato ahinoi! non è così esaltante come qualcuno potrebbe ingenuamente credere: si potrebbe perfino dire che Po Chih Leong sia riuscito a prendere il peggio dei due generi e a fonderli per creare un mostro di bruttura. Fino alla fine ci resta sconosciuta la vera natura di Steven (è un uomo? un vampiro? un pazzo maniaco? un malato?) così come ci resta ignoto il perché lo sceneggiatore continui ad accanirsi su dettagli inutili ai fini della storia anziché approfondirne aspetti più importanti. L'ilarità (che forse nascondeva un attacco isterico collettivo) suscitata nella sala da scene che sarebbero dovute essere tragiche o per lo meno commoventi, la dice lunga sul fatto che si sia deciso solo ora, forse in seguito all'ondata di notorietà che ha travolto il giovane protagonista, di rispolverare questa pellicola che giaceva negli scantinati ormai da qualche anno...

Teresa Lavanga

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