Boogeyman 2 - Il ritorno dell'uomo nero
Chi ha paura dell’Uomo Nero? A vedere "Boogeyman 2" sembrerebbe nessuno.
A distanza di quasi 3 anni dal primo flop, diretto dal neozelandese Stephen T. Kay, il sequel dell’uomo nero non convince per nulla, e il suo ritorno più che "minaccioso", appare nettamente soporifero.
Rispetto al primo episodio, questa volta dietro la macchina da presa c’è Jeff Betancourt, qui alla sua opera prima, ma già provetto montatore in film di medio livello come "The Grudge" e "The Exorcism of Emily Rose".
Purtroppo la sua inesperienza alla regia la si avverte fin da subito: pessime inquadrature, scene "telefonate", poco thrilling d’immagine.
Indagare nel regno della psiche non è mai cosa semplice da fare e grosso è il rimpianto pensando al "Nightmare" di Wes Craven, uno dei pochi registi geniali di genere che possono fregiarsi di tale titolo, al Sesto Senso, poderoso percorso di Shyamalan, o ai The Others di Amenábar.
Povera di spunti e di idee anche la sceneggiatura di Brian Sieve, anche lui debuttante (e si vede!), poco incisiva, che non regala pathos, ma decisamente molta monotonia e insofferenza, miseri ingredienti per una pellicola che, nonostante la sola ora e mezza di durata, ci sembra fin troppo lunga.
Il cast è per buona parte imbarazzante: da Danielle Savre (troppo acerba) a David Gallagher (per niente al "Settimo Cielo"), fino a Matt Cohen (il fratello/coltello...) tutti, o quasi, non riescono a dare quella prova di carattere interpretativo e di coinvolgimento – choc, che da una pellicola come questa era lecito attendersi.
La clinica psichiatrica, dimensione claustrofobica e sfondo al racconto, è un luogo ormai esageratamente sopravvalutato, una volta c’erano "Ragazze interrotte" o "Risvegli" di sorta, oggi niente di tutto ciò.
Il flashback iniziale, i pochi dialoghi e le molte urla "sanguinolente" stufano fin da subito, dando spazio all’apatia di contenuto e al desiderio di scappare (ma non dalla paura...).
Una pellicola di transizione, un’operazione commerciale, che preannuncia nelle scene finali, quasi in maniera desolante, l’episodio numero tre, con Gary Jones, ahimè, già a girare.
Cari, vecchi incubi, dove siete finiti?


La frase: "Non è facile ammettere di aver paura dell’Uomo Nero".

Andrea Giordano

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