Bolt - Un eroe a quattro zampe
Nel timore che prima o poi la Pixar si stacchi e prosegua l’avventura nel campo cinematografico per conto proprio, la Disney ha da qualche anno avviato i propri Studios per la realizzazione di film d’animazione in digitale. A parte il passabile “Chicken Little” e l’operazione nostalgia “I Robinson” , nulla di particolarmente valido era ancora uscito da uno studio che ha fatto la storia del cinema, incidendo più o meno intensamente anche in maniera diretta, con le sue formative favole, all’educazione di molti bambini occidentali. Il suo nuovo personaggio, il cane Bolt che dà il titolo alla vicenda, a parte l’infelice nome di battesimo (in America l’omonimo detersivo non esiste e così non pensarono, all’epoca delle decisioni, al richiamo che un animale tutto bianco e pulito con quel nome potesse avere su noi italiani), segna senza dubbio un punto di svolta per la casa di Topolino. E non solo perché a partire da questa pellicola, tutti i suoi film usciranno in 3D, ma anche perché finalmente si è tentato di trovare un equilibro tra l’esigenza di rivolgesi ad un pubblico giovanissimo (e quindi il bisogno di inserire almeno una canzoncina e tanti buoni sentimenti) e quella di divertire anche l’adulto che accompagna. Tanta ormai è la concorrenza nell’animazione che il genitore di turno può spesso coniugare il divertimento del piccolo con il proprio. E’ il “grande” che compra il biglietto…
Il rischio preso dalla Diseny è prima di tutto di intreccio narrativo: il confine tra realtà e finizione su cui si basa tutto il racconto non è affatto immediato e, nonostante le tante spiegazioni che si danno durante la narrazione (Bolt in realtà non è un supereroe con superpoteri) non è detto che arrivi a destinazione. Buona parte della comicità risiede proprio nell’improbabile comportamento del cane, il pubblico sa la verità, lui no e così si ride del povero, credulo animale. L’immedesimazione totale con il protagonista tarda così ad arrivare, ma ciò non toglie che nel tirare le fila del racconto le emozioni si facciano sempre più vive e si possa finire con qualche lacrimuccia che scende sulle guance. Non c’è una vera e propria morale della favola, a legare tutta la narrazione è l’inossidabile volontà di Bolt di ritrovare la sua padroncina (un tema che, soprattutto chi possiede un cane, non potrà che trovare tanto semplice quanto intenso) e tanto basta per pensare che il classico tema della “famiglia”, tanto caro alla Disney, trovi in qualche modo compimento.
Chi scrive ha visto il film sia nella sua versione normale, che nel nuovo 3d di cui sempre più sentiremo parlare nei prossimi mesi. Mentre per le scene d’azione, soprattutto quando un oggetto è ripreso mentre si muove verso lo spettatore, l’effetto è di un certo impatto, nelle normali fasi narrative, a parte la curiosità iniziale, ben presto ci si abitua come se si fosse nel più classico dei 2D. Siamo ai primi tentativi, vedremo in futuro come miglioreranno le tecniche di riprese proprio per sfruttare al meglio la nuova tecnologia.
La frase: "Non puoi fare a meno di mentire gatta, sei una bugiarda, è nella tua natura".
Andrea D'Addio
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