Bianco di Babbudoiu
È vero che non c’è niente di meno erotico e sensuale della povertà?
Si vedono costretti a cercare di risponderci Pino e gli Anticorpi, ovvero Roberto Fara, Michele e Stefano Manca, i quali, i primi due trasformatisi in fratelli e il terzo in cognato di entrambi nel passaggio al grande schermo dal piccolo che gli ha dato la popolarità (con tanto di partecipazione come apprezzati ospiti presso l’edizione 2016 del Festival della Canzone Italiana di Sanremo), finiscono per ritrovarsi improvvisamente catapultati in una tutt’altro che piacevole situazione.
Infatti, gestori delle “Tenute Babbudoiu”, azienda vinicola fondata nel 1948 nel comune di Sassari che, sotto la loro guida, da storica cantina è diventata una moderna realtà industriale del settore, in corsa verso nuovi traguardi nonostante le mille difficoltà che investono gli imprenditori dell’Italia d’inizio terzo millennio, dopo aver vissuto in controtendenza la crisi economica organizzando convention faraoniche scoprono sia che la società ha accumulato cinquecentomila euro di debiti, sia che hanno solamente quindici giorni di tempo per procurarsi il denaro necessario.
Da qui, di conseguenza, mentre fanno la loro entrata in scena, tra gli altri, la Caterina Murino di “Casino Royale” (2006) e il Marco”BAZ”Bazzoni di “Baciato dalla fortuna” (2011), prende il via la loro corsa contro il tempo che li porta a tentare tutte le strade possibili e immaginabili al fine di racimolare la cifra.
Strade spazianti da gare di bevute di alcool con grotteschi individui quali Tenaglia e l’enorme Polifemo alla vendita della collezione di fumetti di Alan Ford; passando per il rapimento del migliore maiale da monta della Sardegna e un incontro con il dottor Strozzi dedito ai prestiti facili, usuraio sopra le righe cui concede anima e corpo la ex “iena” televisiva Dario Cassini.
Lo stesso Dario Cassini che, in maniera chiaramente simbolica, interpreta anche un direttore di banca nel corso della circa ora e mezza di escalation di disperazione, esperienze tragicomiche ed equivoci a lungo andare destinati a condurre alla deriva i rapporti sentimentali e familiari del trio.
E, in mezzo a citazioni rivolte a generi cinematografici quali il western e l’action movie, il regista Igor Biddau trova anche il tempo di omaggiare le comiche del muto tramite la gag che tira in ballo un’automobile e dei palloncini; man mano che il cast si arricchisce ulteriormente grazie all’arrivo di un Benito Urgu in esilarante versione omosessuale e della Valeria Graci di “Vacanze di Natale a Cortina” (2011).
Fino agli ultimi momenti posti durante i titoli di coda di una commedia tricolore fortunatamente priva di consuete volgarità che, però, nonostante la non disprezzabile confezione tecnica e la simpatia emanata dai protagonisti, sembra riuscire solamente in poche occasioni nell’impresa di spingere lo spettatore a sfoggiare il proprio sorriso. Probabilmente a causa di una tipologia di comicità ancora eccessivamente legata alla battuta da cabaret o da spettacolo per la tv.
La frase:
- "Com’è che si chiama questo vino?"
- "Bianco di Babbudoiu".
a cura di Francesco Lomuscio
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