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Betty Love
Sicuramente un film sofferto il nuovo lavoro di Neil LaBute, soprattutto per quanto concerne la distribuzione in Italia, ma dopo slittamenti vari possiamo finalmente apprezzarlo appieno. Nessun timore dunque, i ritardi non erano motivati certo dall'eventuale pochezza del film, ma da effettivi problemi; infatti "Betty Love" è una commedia, sicuramente nera, dai risvolti non solo divertenti, ma anche un pò "impegnati.
Siamo lontani dalle precedenti esperienze del regista ("Nella Società degli Uomini" o "Amici & Vicini"), ma questo va principalmente imputato al fatto che la sceneggiatura non è farina del suo sacco, bensì un soggetto di John C. Richards. Abbandoniamo così le atmosfere chiuse, quasi teatrali, care a LaBute, con i suoi persoanggi nevrotici e livorosi, per lanciarci negli spazi aperti che in alcuni momenti ricalcano i classici "road-movies".
Betty Sizemore (Renée Zellweger / "Il Diario di Bridget Jones") è la cameriera di un tipico coffé shop americano, sposata con un venditore di auto usate, Del (Aaron Eckhart / "Erin Brokovich"), tradita, frustrata e con poche prospettive per il futuro, la sua unica valvola di sfogo è una soap opera, "A Reason to Love"/"Una Ragione per Amare", nella quale idealizza un'ipotetica felicità.
Una notte assiste all'assassinio del marito da parte di due sicari del narcotraffico ed immediatamente un interruttore scatta nella sua testa: per superare lo shock si convince di essere l'infermiera Betty innamorata del Dr. Ravell (Greg Kinnear / "Qualcosa è Cambiato"), personaggio della sua soap preferita. A questo punto non gli resta che lasciare il Kansas e partire alla volta di Los Angeles per riunirsi con il suo amato... peccato che i due killer, Morgan Freeman ("Nella Morsa del Ragno") e Chris Rock ("Arma Letale 4"), non possano lasciare vivi dei testimoni.
Al di la delle gag, ma soprattutto delle situazioni surreali in cui Betty si trova a causa del suo "scarto" (la patologia mentale di cui è vittima), la storia è presa a pretesto da LaBute per analizzare la dipendenza del pubblico americano dalle "soaps", nonché per darci uno spaccato, seppur superficiale, del mondo e dei personaggi al suo interno. Emblematica in tal senso la frase di Lyla Branch (Allison Janney / "American Beauty"), la produttrice di "Una Ragione per Amare", all'indirizzo di Betty: "la sua storia è talmente incredibile ed assurda che sarebbe perfetta per il nostro programma". L'assurdità e l'immobilità del mondo patinato della fiction diventa l'unica ancora, in una realtà inaccettabile, non solo per Betty, ma per milioni di altri spettatori.
Tecnicamente la regia è molto scolastica, LaBute indugia sui primi piani o su paesaggi ad effetto, forse non sapendo dare un impulso maggiormente personale alla pellicola (ma la fotografia non è mai stata il suo forte). Sarebbe stato interessante usare un tocco diverso per sottolineare le differenti situazioni tra la vita di Betty e la soap. Stenderei un velo sul doppiaggio della Zellweger, che recita con una costante voce chioccia e scialba forse voluta appositamente per il personaggio, ma che risulta troppo insulsa. Di contro è sempre accattivante Morgan Freeman, con un fantastico personaggio in perenne contraddizione tra le sue azioni e le sue aspirazioni.
La frase: "Come la vedo l'ammazzo, come se mi avesse rigato la macchina!"
La chicca: La scena finale è girata a Piazza S. Maria in Trastevere a Roma.
Indicazioni:
Per chi sa apprezzare una commedia nera con spunti di riflessione.
Valerio Salvi
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