Ben X
"Succede, succede. Non dovrebbe succedere, ma succede": così lo specialista che ha in cura Ben da più di dieci anni liquida gli agghiaccianti episodi di bullismo dei quali il liceale, affetto dalla Sindrome di Asperger, è vittima tra le mura scolastiche. "Ecco cosa hanno scoperto. Ho l’autismo. Oppure è l’autismo che ha me", accetta tra sé e sé il protagonista (interpretato validamente dall’esordiente trentenne Greg Timmermans, sorta di Tobey McGuire versione 2.0, forse un po' cresciutello per essere del tutto verosimile nel ruolo). Il migliore amico del ragazzo è il suo computer, col quale è possibile diventare un baldo cavaliere, stabilire contatti con chi non giudica ciò che non conosce e tuffarsi nelle terre fantastiche del gioco online preferito senza paura alcuna. "Il coraggio è tutto", impara il ragazzo: e i nemici reali e quelli videogiocabili s’avvicendano onscreen, di carrellata in carrellata, senza ironia alcuna – fino alla vertigine straniante nel constatare quanto sia atroce, nella vita vera, essere privi di un fido destriero e di un equipaggiamento ben fornito, che forse sono ciò che davvero fa la differenza.
Guaritrice fidata a parte: quella è impagabile, impareggiabile, forse persino troppo perfetta per essere vera.
Finalmente arriva in Italia Ben X, uscito nel settembre 2007 in Belgio e ispirato a fatti realmente accaduti (non stentiamo a crederlo, purtroppo). Alla sua prima esperienza come regista, lo scrittore Nic Balthazar adatta il proprio romanzo (già portato a teatro con successo, conquistando riconoscimenti a pioggia) con l’innegabile duttilità espressiva di un videoclip. Più che esplorare realmente la mente in gabbia del giovane protagonista, infatti, Balthazar pare decisissimo a far sua la buona fetta di nerd-platea che sa perfettamente cosa siano i MMORPG (Massive Multiplayer Online Role-Playing Game) come Archlord, World of Warcraft, Guild Wars et similia – il che non è necessariamente un male, anzi. Abile nel raccontare stati differenti di disagio adolescenziale senza necessariamente stratificarli in cumuli di luoghi comuni, ossessionante e claustrofobico dapprima, infine consolatorio e tutto sommato inoffensivo, Ben X ha però un andamento discontinuo: dopo aver portato lo spettatore all’ansiogeno climax d’orrori e malessere nella testa del nostro eroe, sceglie la virata rassicurante e pungola meno. Il film è sì per buona parte intimamente disturbante, torce saldamente le ansie dello spettatore al proprio gioco (è il caso di dirlo) senza cercare mai la gratuita svolta melò... ma solo fino alle ultime battute. E’ in chiusura che Ben X perde almeno in parte terreno, mordente ed efficacia, sconfinando in una terra di nessuno tra la realtà e l’immaginario: ma ci piace considerarlo un gioiellino d’esordio, naiveté grafico-cristologiche (!) comprese.

La frase: "C’è sempre una videocamera che vede tutto. Che vede chi è matto e chi non lo è".

Domitilla Pirro

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