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Benvenuto Presidente!











A volte capita che nel riso s’insinui una crepa che curva le labbra, a piegare la spensieratezza verso un sapore d’amaro. Così accade durante la visione dell’ultimo lavoro di Riccardo Milani, lo stesso di Una grande famiglia e La guerra degli Antò, addestrato all’arte della regia da Monicelli, visibile al cinema come in tanti titoli televisivi con un marchio italiano che non manca mai di dichiarare. In un clima quanto mai teso, Milani si lancia nel progetto di questo Benvenuto Presidente!, dall’anima limpida abbastanza per rivendicare tutto il diritto di sporcarsi. Il film, infatti, si colloca, inseguendo una linea che sia più o meno strategica, tra il duplice Viva la libertà e il più cinico I 2 soliti Idioti con un “Nongio” quasi fastidioso nel ricalcare le peculiarità del contemporaneo, ritrovandosi a parlare di un’Italia di cui nessuno vuole sentirsi parte eppure, maledettamente, è un’Italia che gli appartiene riconoscendovisi. Una statuaria e tesa Kasia Smutniak, recentemente impegnata a scalare le vette delle “stelle” del grande schermo, si affianca al Bisio di sempre, emblema di un cabarettismo che non scade, alla volta di scenari ricostruiti a Torino sul calco della città eterna. Sulla scia di un’ironia volutamente smaccata si insinua un tono distaccato funzionale ad una riflessione autocritica che mette tutti allo scoperto. Il film non prospetta soluzioni, non avanza tesi, non si perde in disquisizioni senza sostanza. Semplicemente, riesce nel non prendersi troppo sul serio, nello scherzo che lascia intravedere quel tono apocalittico di cui è impregnata l’attualità, sollevando il velo senza rimuoverlo. Nella delineazione di un profilo storico incerto, tra corruzione e false ideologie, c’è ancora qualcuno che può indicare una strada senza compromessi e maccartismi, sfiducie o rivendicazioni di immunità, dove tutto è rivolto a fini squisitamente personali. Solo in questa prospettiva, un semplice pescatore può assurgere alla carica di Presidente della Repubblica e imparare con sudore il peso di un protocollo che può essere piegato al sociale e non all’individuale, vincendo nell’impegno e nel rispetto di una Giustizia ancora valida e imparziale. Benvenuto Presidente! è il lato (stra)ordinariamente comico della realtà che si osserva narcisisticamente capovolta, scoprendosi deforme. Quindi tutti ridono e si deridono senza conseguenze apparenti, calcando la mano su stereotipismi tanto evidenti da risultare naturali. Lontano da tante pretese, il film di Milani gioca con tutto quello che ci circonda quotidianamente, in un pastiche rimescolato, fagocitato e poi espulso fino ad essere nuovamente riassorbito nel rimbalzo da un corpo all’altro che riguarda il fuori e il dentro dello schermo piatto del cinema. Peccato per alcune soluzioni lievemente naïf che tradiscono un’adesione a certi codici impossibili da aggirare, come l’eterna riproposizione del sentimentalismo, nonostante si cerchi una strada meno convenzionale nel descriverla. Tra una risata strappata e la percezione del disincanto che abbruttisce, si può pensare che è facile dare un calcio alle istituzioni. Un po’ meno ai circoli viziosi.

La frase:
"Sapete perché è vietata la pesca a mani nude? Perché la pesca a mani nude non lascia scampo alla trota".

a cura di Marta Gasparroni

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