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Ben-HurLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Roberto Leofrigio26 settembre 2016Voto: 5.0
Quinto in ordine di tempo a livello cinematografico contando anche una miniserie tv, l'ennesimo re-make del notissimo best seller di Lewis Wallace Ben Hur. E' diretto questa volta dal kazako Timur Bekmambetov. Occorre subito precisare che l'opera è di gran lunga inferiore al kolossal stra-vincitore di 11 premi Oscar, diretto da William Wyler e con protagonista un immenso Charlton Heston.
Il regista kazako cerca a suo modo di dare un taglio nuovo, forse moderno riadattando alcune situazioni al gusto cinematografico attuale, con il risultato finale di ottenere solo uno sfocato remake che assolutamente non coinvolge lo spettatore, e che magari spingerà i più giovani a recuperare il film del 1959, che ad ogni vigilia di Natale viene puntualmente riproposto sui canali generalisti. La storia ci mostra un Giuda Ben Hur (Jack Huston) ingiustamente accusato di tradimento da Messala il suo fratellastro, diventato uno degli ufficiali dell'esercito romano guidato da Ponzio Pilato; ma l'opera di Timur Bekmambetov ha una interessante premessa poichè ci mostra Messala (Toby Kebbell) che vive nella casa della ricca famiglia giudea per poi allontanarsi e combattere nelle file dell'esercito romano contro i suoi numerosi nemici (con delle belle scene di combattimento). Inoltre alcune varianti della storia originale, se prendiamo come esempio il film del 1959 risultano interessanti a livello cinematografico, grazie all'uso degli effetti speciali. Per esempio dopo che Giuda Ben Hur viene arrestato e condannato alla galera, come rematore schiavo a bordo delle navi romane, si viene proiettati cinque anni dopo a bordo della nave: eccellente la scelta drammatica di mostrare lo scontro navale dal punto di vista dei rematori, che è probabilmente uno dei pochissimi punti di forza della pellicola. La storia prosegue senza mai approfondire i caratteri dei personaggi, anche la figura di Gesù che appare per pochi ma intensi momenti nella pellicola di Wyler è qui sminuita. Tutta la pellicola appare costruita per portarci all'esaltante corsa delle bighe che paradossalmente nella pellicola del 1959 non era in realtà il momento centrale della storia. Vale ricordare che all'epoca le scene furono girate da un giovane aiuto regista: Sergio Leone. Di conseguenza pur inserendo ritmo ed epica anche la corsa delle bighe, un momento spettacolare di sicuro effetto, ma scollato da tutta la storia e in nessun modo riesce a toccare l'intensità della pellicola vincitrice di tanti Oscar e del romanzo stesso. Sicuramente i protagonisti della storia sono dei giovani attori non ancora dei divi, la sola presenza di Morgan Freeman nel ruolo dello sceicco Ilderim non aiuta, complice forse lo stesso script di John Ridley autore di 12 anni schiavo. Questi ci propone una rappresentazione dell'Impero Romano come una macchina trita-popolazioni che spende e guadagna ingenti cifre per finanziare i circhi, mentre i poveri zeloti cercano la libertà. Sicuramente un qualcosa che c'entra poco con la storia visto che gran parte dell'ordinamento legislativo e tutta l'origine della nostra cultura occidentale, importata poi proprio negli Stati Uniti deriva proprio dall'Impero Romano e dalla sua organizzazione. Nonostante la produzione abbia avuto un sostanzioso finanziamento in termini di maestranze e location dal nostro paese, nessuno ha pensato bene di prendersi un buon consulente storico per rivedere alcuni punti della storia. In conclusione l'ennesimo inutile remake che verrà rapidamente dimenticato, anche se alcune frasi del film dedicate al potere di Roma rischiano di diventare patrimonio dei tifosi calcistici della capitale al pari del Gladiatore di Ridley Scott. La frase dal film:
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