Before sunset - Prima del tramonto
Forse tra noi ultratrentenni il film Prima dell'alba ("Before sunrise") è abbastanza popolare. Era il 1995 e due ragazzi appena ventenni si incontravano su un treno diretto a Vienna. L'amore di due persone non ancora disincantate dal mondo, in una sorta di sogno perfetto nato dalla casualità di un incontro e dall'alchimia di un momento per poi lasciarsi seguendo le proprie vie che li avrebbero portati sei mesi dopo a ritrovarsi sempre a Vienna, o no...

Se Celine (Julie Delpy / Film Bianco, Rosso e Blu) e Jesse (Ethan Hawke / Training day) si siano mai incontrati quel fatidico giorno di sei mesi dopo ce lo siamo sempre chiesto. Chi aveva l'animo romantico, ovviamente, era pronto a giurare che sarebbe stato così, i cinici incorreggibili se la ridevano.
Sono passati quasi dieci anni e Jesse ha scritto un libro su quell'incontro che gli ha cambiato la vita. Il libro è diventato un best seller e lui lo sta presentando a Parigi. Celine è li ed è un attimo prima che il ghiaccio dell'imbarazzo si frantumi spinto da un fiume di parole.
Vienna ovviamente è stata disattesa - poco importa il motivo - ma qualcosa tra loro è ancora vivo. E' l'occasione per raccontarsi la vita e mille altre cose. L'aereo di Jesse però è già sulla pista pronto a rincorrere il sole che sta tramontando alla volta di New York, ed ancora una volta ci sono poche ore per potersi promettere qualcosa.

Il film con cui attendevamo l'alba da innocenti ragazzi persi nell'amore aveva esplorato un mondo ormai lontano da quello di oggi. Rivedere gli stessi personaggi dieci anni dopo come se fossero due vecchi amici e vivere le loro emozioni come se in quella notte viennese fossero proprio Ethan e Julie quelli che si erano promessi di rivedersi è incredibile. Duro, molto duro, sostenere un'ora e mezza davanti alla cinepresa avendo a disposizione come comprimario "soltanto" Parigi e come attrattiva le tue parole. Un film affabulante con i suoi mille percorsi di pensiero che non seguono alcuna logica se non quella del bisogno di ritrovarsi e di riconoscersi.
Una grande idea, un'ottima realizzazione per un regista mai scontato, peccato che il tutto sia letteralmente distrutto da un doppiaggio terrificante. Una perenne sensazione di fuori registro che nonostante l'indubbia difficoltà di un dialogo continuo che non consente recuperi, è anche appesantito da delle voci assurde che sembrano provenire da uno studio piuttosto che dal contesto.

Curiosità: le riprese sono durate soltanto 15 giorni.

La chicca: i dialoghi sono stati scritti dagli stessi protagonisti scambiandosi e-mail.

La frase: "La memoria è una bella cosa se uno non deve fare i conti con il passato."

Indicazioni: Per gli inguaribili romantici.

Valerio Salvi

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