Be cool
Non deve averci pensato due volte John Travolta nel 1996 ad accettare il ruolo di Chili Palmer, gangster strozzino con la passione del cinema in "Get Shorty".
In fin dei conti grazie a Vincent, il gangster di "Pulp Fiction", appena due anni prima la sua carriera dopo i successi del Sabato Sera era resuscitata dalla serie B; ma se Vincent va in giro in bermuda a mangiare hamburger, Chili è o cerca di essere sempre "fico".
Sempre e anche in "Be Cool", in cui lo ritroviamo quasi un decennio dopo catapultato nel mondo della musica fra mafia russa, bande hip-hop e un nuovo talento da lanciare.
Impeccabile nel look, Chili rimane impassibile davanti agli eventi, dai quali viene sempre fuori o che gestisce facendo "non più di quanto serve, se serve", e questa fissità diventa la forza comica del suo personaggio come di quelli che gli girano intorno, dal Raji di Vince Vaughn, pappone brocco in cerca di rispetto, all' Elliott di "The Rock", guardia del corpo black e gay in cerca di fortuna cinematografica, al Sin di Cedric The Entertaniner, gangsta-rapper tutto casa e famiglia in cerca dei suoi soldi.
Tutti fissi o meglio fissati nei loro caratteri ma non immobili, perché sono proprio le loro aspirazioni ( come quella di Chili d'altra parte di essere una specie di James Bond del crimine, sofisticato e "cool" appunto ) a provocare azioni imprevedibili e per questo esilaranti.
Più prevedibile forse invece è la sceneggiatura che Peter Steinfeld realizza dal romanzo di Elmore Leonard con la benedizione dell'autore, che dà l'idea (non ho letto il libro, lo confesso) di scivolare un po' troppo velocemente fra banalità, salti e semplificazioni.
O la regia del giovanissimo trentenne F.Gary Gray, che lungi dall'essere il genio di cui parla il press-book, e facendo anche lui "non più di quanto serve, se serve", asseconda gli sviluppi paradossali della trama, le sue gags e le sue battute appoggiandosi qua e là al revival ballerino tra Travolta e la Thurman in versione sexy (ma questa volta niente Twist), alla videomusica (da cui proviene) e soprattutto al glamour degli attori e cantanti impegnati in ruoli, cammei e comparsate, da Harvey Keitel e Danny Devito a James Woods, da Christina Milian e Andrè degli Outkast a Steve Tyler , fino ai Black Eyed Peas al completo e Ann Nicole Smith.
Ma alla fine nonostante tutto porta a casa il risultato e ci lascia sui titoli di coda con la tentazione di adeguarci all'esortazione del titolo e di galleggiare ancora per un po' leggeri ed eleganti nei colori, nella musica e nel divertimento di "Be Cool".

Max Morini

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