B.B. e il Cormorano
È una storia strampalata, ambientata in una ex colonia fascista fatiscente che aspira a diventare un residence per le vacanze, e i cui personaggi sono al limite del surreale.
Dopo essere stato protagonista di uno dei film di maggior successo di Paolo Virzi, e aver prestato il volto al video del tormentone musicale del 2001 "Dammi tre parole", Edoardo Gabbriellini si sdoppia e per "BB e il Cormorano" si fa attore e regista.
E non è che l'inizio di un'avventura cinematografica che sembra benedetta visto che la critica internazionale lo ha voluto per chiudere la sua Semaine de la Critique al festival di Cannes di quest'anno.

Prodotto dalla Fandango il film del giovanotto livornese racconta le vicissitudini dell'idraulico Mario che sogna l'America e il successo come talent scout di gruppi musicali rock. Lavora in una colonia sulla foce di un fiume di una piccola città, che il proprietario Nevio vorrebbe trasformare in un residence per turisti stranieri.
I personaggi che l'abitano rendono quel luogo ancora più irreale: un vecchio professore con un furetto al guinzaglio, una anziana signora con il figlio in bilico tra follia e demenza, un custode tuttofare di poche parole e una cameriera epilettica e fastidiosa. Lo scontroso idraulico con il Sony perennemente sulle orecchie, non riesce a proprio a scacciare il suoi sogni americani ma che rischiano di sfracellarsi quando lo "zio d'America" torna a casa con pochi vestiti e senza soldi. Perché quello zio in effetti negli States c'è stato, ma poi è tornato e si è fatto cinque anni di prigione. E quel suo sogno Mario forse dovrà tenerselo per sempre chiuso nel cassetto.

Il neo-regista livornese mette in campo una storia semplice costruita soprattutto grazie ai personaggi che la affollano e che tra una scena e l'altra si litigano bonariamente il ruolo di protagonista. L'umanità di cui Gabbriellini parla è certamente curiosa ma non poi così lontana da quella reale, quella in cui ci imbattiamo ogni giorno. Le piccole follie, le idiosincrasie come anche le speranze e le fantasie, ci appartengono.
Ritmando il corso della storia con le immagini in super 8 di un Mario per le vie di New York, Gabbriellini esegue un esperimento curioso in cui, seppur con alcune lunghezze e lentezze, si riesce a restare invischiati, guardando con lo stesso sguardo stupefatto del protagonista a quello strambo genere umano che lo circonda, immalinconiti da quella solitudine infinita e affascinati dalla straordinaria capacità di affrontare una nuova giornata.

Valeria Chiari

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