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Balzac e la piccola sarta cinese
Aveva scritto un romanzo di poco meno di duecento pagine, in gran parte autobiografico, che diventò inaspettatamente un best-seller, in Francia prima e in tutti e 25 i paesi in cui è stato tradotto poi. L'idea di farne un film è venuta un paio di anni dopo, pungolata dall'entusiasmo e dall'iniziativa della produttrice Lise Fayolle.
Autore di alcuni premiati cortometraggi realizzati dopo essersi diplomato al prestigioso istituto di cinematografia di Parigi IDHEC, Dai Sijie accetta la proposta e torna nel suo paese dove, come i protagonisti della sua storia, aveva dovuto seguire una severa rieducazione in un campo tra le montagne dello sconfinato Sichuan. Il risultato è un "Jules e Jim" in versione orientale con qualche traccia de "L'Educazione Sentimentale" di Maupassant. Il regista cinese racconta la storia di due amici, Luo e Ma, figli di intellettuali reazionari trasferiti in un campo di rieducazione. Costretti a lavorare nei campi e nelle miniere di carbone i due ragazzi, poco meno che diciottenni, non dimenticano l'amore per la musica e per la letteratura straniera. Incantando il capo del villaggio con storie sbalorditive narrate davanti al fuoco, i giovani rimangono colpiti ed entrambi folgorati dalla piccola sarta che insieme al nonno frequenta regolarmente il villaggio. A contatto con una cultura mai conosciuta prima di allora, anche la ragazza comincia a sognare il mondo che, grazie soprattutto ai romanzi di Balzac, si libera degli stretti confini delle montagne. Le pagine di romanzi come "Il Rosso e il Nero", "Pere Goriot" e "Il Conte di Montecristo", rischiarano così tutte le cose d'una luce nuova e più brillante, trasformandole radicalmente.
Alla fine della rieducazione Lou e Ma tornano alle loro vite seguendo diversi destini. Si ritroveranno una ventina di anni dopo per ricordare la piccola sarta di cui erano innamorati senza mai conoscerne il nome.
La poesia delle pagine del suo romanzo, Dai Sijie la ritrova grazie alle immagini del suo paese che, pur chiudendo in una prigionia forzata i due protagonisti, non nasconde lo splendore dei suoi paesaggi. Indubbiamente la storia riadattata al grande schermo perde una parte dell'energia e dell'evocazione che la scrittura sola riesce a creare: quello che si leggeva sulla rivoluzione culturale maoista e sulla durezza utilizzata dal regime per riportare i propri giovani ad un pensiero in linea con i principi del più puro comunismo, lascia qui spazio alla storia d'amore e d'amicizia dei tre giovani, rendendo le figure di contrasto meno oscure e negative. Ma sebbene l'alleggerimento renda la pellicola meno vigorosa, incanta la poesia dei luoghi e dei sentimenti.
Valeria Chiari
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