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Azur e Asmar
Michel Ochelot prosegue con questa fiaba evocativa e sognante il proprio discorso sull'importanza del multiculturalismo, strumento indispensabile per il rispetto reciproco e per la coesistenza pacifica dei popoli. Azur e Asmar sono due bambini di origine diversa: Azur di provenienza europea mentre Asmar è arabo, però entrambi sono cresciuti dalla stessa nutrice, che insegna all'uno la lingua dell'altro e viceversa. Inoltre racconta loro la leggenda della regina dei Djinn, prigioniera in attesa che un principe la liberi riportando la pace sulla terra. Il destino separe i due fanciulli, ma la fede nel loro sogno farà in modo di riunirli.
Come in molte fiabe viene data molto importanza alla conoscenza, ma nel caso di Azur e Asmar viene data particolare rilevanza alla conoscenza dell'altro, dello straniero, al di là di superstizioni, pregiudizi e apparenze. Così una bambina può essere molto più saggia di un adulto ed un gatto nero può essere una bestiolina molto affettuosa che non graffia e morde chi tenta di accarezzarlo. La nutrice dei due bimbi afferma "io conosco due lingue, due paesi, due religioni, e per questo so il doppio rispetto a tutti gli altri". Ocelot, premiato per questo film dal Premio Unicef nel quadro della sezione "Alice nelle città" alla Festa del cinema di Roma, dimostra di essere molto simile a questa donna di grande intelligenza e bellezza per la sua capacità di unire due mondi che la storia recente vorrebbe vedere separati. Il regista francese riesce a comunicare un messaggio di speranza ai più piccoli (anche se è più che valido anche per gli adulti) con il racconto fantastico, mostrando il significato dell'essere fratelli, valore universale anche perché gli uomini hanno tutti il sangue dello stesso colore, al di là di ogni apparenza esteriore. Dal punto di vista visivo Ocelot riunisce entrambe le culture, anche se la parte più cospicua della pellicola è ambientata nella magica terra delle mille e una notte. Anche se l'animazione si avvale di tecniche digitali che danno ai personaggi tridimensionalità e spessore, si può notare un forte legame con le precedenti realizzazioni dell'autore francese, nella stilizzazione quasi liberty della vegetazione e nel raffinato citazionismo iconografico che rende gli ariosi panorami del suo mondo animato inconfondibili e allo stesso tempo familiari perché molto radicati nel nostro universo culturale.
Azur e Asmar è apprezzabile ed istruttivo per i più piccini, ma non mancherà di divertire e di dare utili spunti di riflessione anche ai più grandi.
La frase: "Si dice che chi ha gli occhi azzurri porti una maledizione".
Mauro Corso
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