Aurora
E anche per questa estate 2004 avremo il nostro classico restaurato. Dopo "Il Terzo Uomo", "Jules e Jim" e "Il Grande Dittatore", la BIM Distribuzione ci propone la pellicola di F. W. Murnau, il film che François Truffaut definì in un suo articolo per "I Cahiers du Cinéma", "Il film più bello della storia del cinema".
Muto e in bianco e nero il film in realtà, pur essendo un ottimo esempio della cinematografia del regista tedesco, non è il suo più significativo. A parte l'imprescindibile "Nosferatu", Murnau ha infatti realizzato altri magnifici esempi della sua arte cinematografica, come "Il castello di V." o il "Faust", per non citarne che alcuni. "Aurora" segna comunque un momento particolare della sua carriera poiché è il film che realizzò al suo approdo nel 1927 negli Stati Uniti e che segnò il primo impatto del regista con una cinematografia interamente impegnata nell'intrattenere il pubblico. Senza però lasciarsi intaccare da questa diversità di condizioni creative. "Accettai l'offerta - scrisse riassumendo la propria vita artistica - perché sono convinto che si può sempre imparare qualcosa e che l'America mi stava offrendo nuove strade per perseguire i miei obiettivi artistici".
Un uomo di campagna innamorato di una ragazza di città si lascia convincere da quest'ultima di uccidere la moglie. L'uomo ci prova durante una gita sul lago, ma all'ultimo rinuncia. Nonostante la terribile esperienza la moglie perdona il marito e, riconciliatisi, passano l'intera giornata tra le luci delle festa della grande città. Sulla strada di casa una inattesa tempesta però rovescia la barca facendo cadere nell'acqua la moglie.
L'abilità artistica e tecnica di Murnau, che utilizzò insolite angolazioni, panoramiche, piani sequenza e le quasi sconosciute profondità di campo, sebbene vennero ampiamente apprezzate dalla critica tanto da fargli vincere due Oscar, non ottennero lo stesso risultato presso il pubblico. Considerato dall'industria americana come il D.W. Griffith tedesco, Murnau ebbe carta bianca da William Fox, che per ingrandire e rilanciare la sua casa di produzione gli permise di creare i set mastodontici della città e del parco di divertimenti e ricostruire in studio il cottage, il lago e la palude dove il tedesco girò il suo famoso piano sequenza.
La storia seppur semplice, acquista valore attraverso la magia delle atmosfere tipiche di Murnau: ne fanno "un sogno filmato" come scrive Tom Tykwer, regista di Lola Corre.
La sua macchina da presa si insinua tra i personaggi e con loro partecipa all'azione.
Il risultato è un susseguirsi di sentimenti e un passaggio repentino dal dramma alla commedia e poi di nuovo al dramma.
Valeria Chiari
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