Il giro del mondo in 80 giorni
Chiedete a qualsiasi cinefilo qualcosa sul "Il giro del mondo in ottanta giorni" e vi risponderà: 1956, 5 Oscar, uno per la colonna sonora, David Niven, Shirley MacLaine ed un esercito di star arruolate per l'occasione, da Marlene Dietrich a Frank Sinatra passando per Buster Keaton e Peter Lorre. Riuscirà la versione 2005 ad arrivare a tanto? Temo di no. Ma intanto andiamo con ordine e diamo un'occhiata alla trama del film, ispirata al romanzo di Jules (o come compariva nei libri della nostra infanzia, in versione italianizzata, Giulio) Verne, in cui l'eccentrico Phileas Fogg, nella Londra vittoriana, si dedica amorevolmente alle sue bizzarre invenzioni.Preso di mira dalla Royal Academy Of Science e dal suo direttore Lord Kelvin, si impegna con lui in un'altrettanto bizzarra scommessa: se riuscirà a fare il giro del mondo in ottanta giorni, prenderà il suo posto alla guida del prestigioso istituto. La scommessa verrà ovviamente vinta, in nome della scienza, dell'amicizia per il fido maggiordomo Passpartout e dell'amore per la bella Monique, inseparabili compagni di viaggio. Lasciando da parte Verne e la sua spinta futuristica, il regista Frank Coraci fra qualche lentezza e lungaggine di troppo,"con mestiere", come si dice di calciatori non troppo talentuosi, ci fa vedere quello che ci aspettiamo, e cioè commedia, avventura ed azione, ma nel tentativo di avvicinare le nuove generazioni di spettatori lo "cartoonizza" un po' troppo, infarcendolo di slapstick e sfide a colpi di Kung-Fu.
Non potrebbe essere altrimenti però, visto che la storia ruota soprattutto intorno all'improbabile Passpartout orientale dell'atletico Jackie Chan e ai suoi combattimenti, ai quali la sceneggiatura sacrifica volentieri l'intreccio originale, inserendo una sottotrama che porterà i personaggi fino in Cina. Così fra una infedeltà e l'altra a Verne condita con qualche effetto speciale (come la macchina per volare che riporta a casa i protagonisti), scenari Old England e location esotiche, si muovono gli attori: il comico Steve Coogan, nuova star della tv inglese, fa di Fogg un metodico imbranato ma simpatico; Cecile De France è la Monique che sostituisce l'originaria Principessa Indiana del libro, il veterano Jim Broadbent (lo trovate in questi giorni sullo schermo come padre di Bridget Jones) è il cattivo Lord Kelvin, l'Ispettore Fix diventa una sorta di Willie Il Coyote umano con la faccia dell'Ewen Brewner di "Trainspotting", e i cammei del Governatore Schwarzenegger, dei Fratelli Wilson, di John Cleese e Kathy Bates, colorano il tutto.
Bene, ma a questo punto vi chiederete: meglio vederlo o non vederlo? Meglio David Niven. Fidatevi.

Max Morini

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