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Anime veloci
"Le Anime veloci sono quegli angeli che si trovano per la strada e a cui nessuno dà importanza, che fanno da sfondo a un mondo di omologazione e che vengono chiamati "diversi"".
Parole di Pasquale Marrazzo, regista dei drammi a sfondo sociale "Malemare" (1997) e "Asuddelsole" (2001), il quale ci propone ora "Anime veloci", co-sceneggiato da Lorenzo Loris, spy-story ambientata a Berlino, dieci anni dopo la caduta del muro, ma in cui ancora sopravvivono gli echi del regime comunista.
Ed è proprio l'ambientazione berlinese uno degli elementi che permettono alla sua ultima fatica di apparire nettamente distante dalla classica tipologia di prodotti che vengono concepiti nell'odierno stivale del globo. Infatti, in una Germania che tanto ricorda certi lungometraggi diretti negli Anni Ottanta dai vari filmmakers post-Wenders, la grigia atmosfera favorita dalla fotografia di Massimo Foletti contribuisce, insieme alle povere scenografie di Alessandra Brioschi, ad enfatizzare il desolato universo in cui veniamo a conoscenza delle cinque "solitudini" protagoniste. Abbiamo quindi la ventenne Giada (Elisabetta D'Arco) ed il transgender Francesca (Giovanni Brignola), dediti alla prostituzione e che s'imbattono nell'oscuro Andreas (Rainer Winkelvoss) e nell'intrigante quarantenne Susanne (Gabrielle Scharnitzky), donna dall'ambiguo passato il cui papà (Arnoldo Foà) è un romantico anziano italiano.
Perché quello che sulla carta poteva erroneamente lasciarsi intendere come il classico prodotto d'intrattenimento, si rivela essere un atipico e non facile elaborato, nato dall'idea di raccontare il tradimento, in cui, tra omosessuali sbandati e lenti ritmi di narrazione, a regnare sono soprattutto i coinvolgenti dialoghi, funzionali all'interessante costruzione dei personaggi.
A metà strada tra il cinema d'autore ed un certo genere di storie pseudo-popolari su celluloide, quindi, quello che scorre davanti ai nostri occhi, permeato in maniera latente dal semplice legame d'amore che lega una madre ad una figlia, potrebbe essere definito come un "thriller dei sentimenti", all'interno del quale, per intenderci, la tensione non viene generata da situazioni adrenaliniche o ricche d'azione, bensì dalla capacità d'invitare lo spettatore a desiderare sempre più notizie riguardanti il passato ed il presente dei diversi protagonisti. Il tutto, al fine di poter cominciare ad immaginare l'epilogo di una vicenda che il regista spiega così: "Francesca, Susanne e Giada corrono in cerca di un luogo dove poter esistere ma c'è sempre qualcosa o qualcuno che le respinge. Questo è il destino di molti individui che poco si adattano al mondo terreno e io li chiamo Angeli necessari. I loro occhi sono lì che ci attendono a supplicarci di lasciare che ci sia un luogo possibile anche per loro e queste sono le mie Anime veloci".
La frase: "Quando il dolore ti lacera, la mente diventa lucida e la verità esce limpida come non mai".
Francesco Lomuscio
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