A morte Hollywood!

"Per il nostro film basterà il primo biglietto e saremo già in attivo".
È questa la filosofia manageriale della sgangherata troupe cinematografica-terroristica-demenziale che al grido di "Pubblico di nicchia aiutateci!" rapisce Honey Whithlock, la diva di Hollywood per eccellenza, interpretata con sapiente auto-ironia da Melanie Griffith, perfetta nel ruolo. A capo di questo gruppo di invasati c'è Cecil B.Demented - è il titolo originale del film - interpretato da un lugubre Stephen Dorff (Space Truckers, Blood and Wine, Entropy), regista estremo ed estremista, una sorta di Bin Laden della celluloide, santone e guida dei componenti della troupe, che in nome della cinematografia libera, indipendente e pura, vuol portare sugli schermi un film a costo zero e girato con comparse inconsapevoli ed ignare.
Il film è scritto e diretto da John Waters. Anche lui un regista indipendente e controcorrente autore di capolavori trash come Pink Flamingos (1972), Polyester (1981) famoso perché all'acquisto dei biglietti venivano forniti agli spettatori delle cartine "gratta e annusa" che permettevano loro di sentire gli odori insieme ai personaggi e Pecker (1998) definito da il Japan Times "un film Disney per pervertiti" che parla con sensibilità di spogliarelliste lesbiche.
Questo film non è né trash né provocatorio. È un film divertente, nel segno della commedia demenziale e nevrotica, la cui storia però non brilla per originalità avendo già visto lavori come "Re per una notte" e il più recente "Bowfinger". Non mancano però, per lo spettatore, occasioni di gaio interesse e divertimento. Perché il film è ricco di intriganti citazioni cinematografiche e di omaggi a persone ed opere che ci hanno preceduto. Così, se da una parte assistiamo all'ennesimo blitz armato su un set cinematografico dove si sta girando il sequel di Forrest Gump (Gump 2, il ritorno), dall'altra quasi ci si commuove quando, sconsolato, il protagonista del plot di Cecil B. Demented, gestore di una sala d'essai, annuncia che la serie dei film dei Flinstones proiettati in un cinema attiguo, ha stracciato il Pasolini Festival come numero di biglietti venduti!
Da ricordare, infine, gli interni acidi e ipercolorati del set dove Cecil gira il suo film, e i titoli di testa modellati su quelli dei telefilm americani degli anni '60 con le stesse musichette idiote.
Consigliato ai pasdaran del cinema ma anche ai patiti dei sottogeneri, come i film sulle arti marziali o i porno film, di cui ne viene fatta un'appassionata difesa.

Das

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