Amori elementari
Amori elementari narra il microcosmo di una polisportiva del nord Italia: protagonisti del film sono bambini di circa dieci anni che vivono le prime avvisaglie dell’amore e dell’amicizia frequentando le lezioni a scuola e misurandosi nello sport, tra l’agonismo dell’hockey e l’eleganza del pattinaggio artistico.
Matilde è innamorata di Tobia e desidera ricevere da lui qualche attenzione, ma ogni tentativo si rivela infruttuoso. Katerina e ha un carattere più forte e dimostra il proprio affetto per Aleksej con una personalità più decisa e autonoma di quanto non riesca a fare l’amica. I quattro formano un gruppo unito e avventuroso al quale si unisce presto anche l’ammaliante Agata, che folgora il cuore di Tobia. Poi c’è Ajit, figlio di immigrati indiani, curioso e goffo, ma irresistibilmente simpatico. Il gruppo si lancia in molte avventure e affronta molti pericoli, mentre al suo interno cambiano e si evolvono gli affetti e i pericoli, con la rapidità con cui avviene ogni cambiamento nei bambini.
Il racconto descrive quella che il regista chiama la “fabbrica dei sentimenti”: il delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza; gli anni in cui si scoprono per la prima volta amori ed emozioni. Anni di confusione e libertà, di sensazioni forti e passioni incontrastate. È un film rivolto soprattutto a un pubblico di giovanissimi e tenta di trasmettere principi certamente condivisibili, valorizzando l’amicizia e lo scambio culturale, l’amore per l’avventura e il significato formativo della competizione sportiva.
Eppure la narrazione rimane ancorata ai suoi propositi, risultando decisamente scolastica. La regia e la sceneggiatura non acquistano luminosità, né risultano brillanti dal punto di vista della comicità o della dinamicità. Quanto poi alle interpretazioni, lasciano tutte a desiderare e, se è lecito giustificare l’inesperienza dei bambini, meno giustificabile è quella di attori che si presumono più navigati, prima tra tutti Stefania Capotondi. Alla bellezza estetica non si riesce ad affiancare la bravura, e le interpretazioni risultano opache ed infantili, incapaci di restituire maturità e spessore ai personaggi.
In definitiva, il film conserva qualche buono spunto che tuttavia non giunge allo spettatore con l’immediatezza tipica delle opere riuscite: tutto resta da interpretare, come ogni buon proposito che non trova la giusta forma per esprimersi con naturalezza. Lo sviluppo dolciastro dei contenuti e la prevedibilità degli sviluppi trova qualche eccezione nel corso dello svolgimento e nel finale a sorpresa, capace di regalare al pubblico un sorriso inaspettato. Il resto scorre tutto nell’anonimato.
La frase:
- "La tua vita da single volge al termine"
- "La mia vita da che?"
- "La tua vita da zitella!".
a cura di Simone Arseni
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