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Amici come prima

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Francesco Lomuscio10 dicembre 2018Voto: 6.5
 

  • Foto dal film Amici come prima
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“Scusi, non ci siamo già visti noi? Miami, India, Nilo?”. Pronunciata da Massimo Boldi, è una domanda che, come pure il titolo, assume immediatamente sapore metacinematografico, riferendosi a tre delle diverse località che fecero da scenografie ad altrettanti cinepanettoni Filmauro di cui fu protagonista in coppia con Christian De Sica.
Il Christian De Sica che, qui anche dietro la macchina da presa (ma affiancato dal figlio Brando, non accreditato), su sceneggiatura scritta da lui stesso insieme a Fausto Brizzi, Marco Martani, Edoardo Falcone e Alessandro Bardani torna a condividere il set con l’ex Cipollino tredici anni dopo la separazione artistica avvenuta nel 2005, ai tempi di “Natale a Miami” di Neri Parenti, calandosi nei panni dello stimato direttore di un hotel di lusso di Milano che si ritrova improvvisamente licenziato e, di conseguenza, costretto a trovare una nuova occupazione.

Ed è sulla evidente scia di successi su celluloide del calibro di “Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre” di Chris Columbus e “Tootsie” di Sydney Pollack che gli si presenta la giusta occasione per tornare a guadagnare qualcosa dal momento in cui, interpretata da una più che convincente Regina Orioli milanese e spietata, la figlia del già citato Boldi, storico proprietario dell’albergo, si rivela disposta a spendere cinquemila euro al mese pur di reclutare una badante in grado di arginare un arzillo padre che si sente maturo ma non vecchio, tanto da circondarsi continuamente di escort.
Un Boldi su sedia a rotelle che, dopo tutt’altro che positivi segnali di stanchezza manifestati in lungometraggi quali “La coppia dei campioni” e “Un Natale al Sud”, tra un “Che dolore cementificio!” e consueta, grottesca fisicità sembra testimoniare una vera e propria resurrezione comica nel ritrovarsi accanto il figlio del grande Vittorio, qui in vena di travestimenti femminili come ai tempi di “Belli freschi” di Enrico Oldoini.

Man mano che, in mezzo a una più che evidente frecciata al colonialismo cinese su suolo italiano e una breve apparizione per Francesco Facchinetti nel ruolo di se stesso, non può fare a meno di rimandare al francese “Quasi amici – Intouchables” il rapporto destinato ad instaurarsi progressivamente tra i due.
Nel corso di oltre un’ora e venti di visione che, con Lunetta Savino e Francesco Bruni a fare da moglie e figlio del protagonista, ignari della sua nuova attività, e Maurizio Casagrande preso ad incarnare, invece, un ex collega disposto a supportarlo nella “trasformazione rosa”, il tentativo di riallacciarsi alle commedie di Natale De Laurentiis che furono è evidente fin dall’apertura sulle note di “Masterpiece” di Gazebo, inclusa nella colonna sonora del primo mitico “Vacanze di Natale”.
Capostipite omaggiato anche tramite diverse delle battute disseminate in una autentica struttura a sketch che, con alcuni dei momenti maggiormente divertenti individuabili nell’incontro con Claudio Insegno durante il party e nell’esilarante insulto a un Luis Molteni portiere, riesce nell’impresa di regalare risate in abbondanza, risultando tranquillamente superiore rispetto ad altri esempi del filone come “Vacanze di Natale ‘90” e “Natale in India”.

Quindi, complici sia un notevole ritmo che un più o meno avvertibile velo di malinconia, la riunione del duo da ridere più gettonato d’inizio terzo millennio non delude affatto e, riconfermando un affiatamento nient’affatto snaturatosi nonostante il tempo trascorso, rientra senza dubbio tra le migliori regie di De Sica... sorvolando su qualche volgarità di troppo che si sarebbe potuta tranquillamente evitare.


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