Amiche da morire
In un’imprecisata isoletta della Sicilia si consuma la prima storia per il cinema scritta e diretta da Giorgia Farina, una regista giovane (soprattutto per gli standard italiani) che ha dimostrato di sapersi muovere sul set e di saper interpretare e rappresentare bene gli umori, le abitudini e i pensieri di una fetta ben specifica della popolazione italiana.
In "Amiche da morire" si incrociano le vite di tre donne dell’isola: Gilda (Claudia Gerini), detta "la scostumata", la conoscono tutti per via del suo mestiere: fare dichiaratamente la prostituta in un posto così piccolo porta indubbiamente popolarità; Crocetta (Sabrina Impacciatore) è una bella donna che però si nasconde, soprattutto dagli uomini, ed è vittima della nomea di iettatrice; la giovane Olivia (Cristina Capotondi) è sposata con l’affascinante Rocco che sembra amarla e trattarla come una principessa, e che si rivela invece un criminale ricercato dalla polizia. Per una serie di cause, le tre donne si trovano insieme nella grotta di Rocco quando lui confessa tutto a Olivia. A quel punto lei, senza pensarci troppo, lo uccide.
Da questo evento si svilupperà poi tutta la vicenda: le tre svieranno in modo esilarante le indagini del detective dell’isola Nico Malachìa (Vinicio Marchioni). "Esilarante" e "brillante" sono termini che si adattano perfettamente alla scrittura del film: la sceneggiatura di Fabio Bonifacci e di Farina, se pure con un po’ di luoghi comuni e di ingenuità trascurabilissime in un’opera prima, ci racconta un sud divertente nel bene e nel male; con una punta di grottesco e un umorismo nerissimo, la storia delle tre protagoniste si fa sempre più interessante ai nostri occhi e la seguiamo con sempre maggiore attenzione e coinvolgimento. L’amicizia tra Olivia, Gilda e Crocetta all’inizio è una copertura e diventerà reale solo successivamente; così è anche per chi guarda il film: le tre protagoniste non ci colpiscono subito, ma impariamo a conoscerle e ad apprezzarle col tempo e, in finale, ci sembrano un trio perfetto, al quale ci affezioniamo.
La materia contenutistica di "Amiche da morire" è molto buona, raccontata in una forma non particolarmente originale ma di buona fattura. Le tre protagoniste si muovono in un ambiente che agisce parecchio all’interno del racconto: il territorio siculo è molto presente nel film ed è un bene, visto che si tratta di un luogo meraviglioso. Tra le tante figure femminili, spicca quella del commissario Malachìa interpretato da un Vinicio Marchioni diverso da quello che siamo abituati a vedere: lontanissimo dallo stoicismo del Freddo, l’attore crea un personaggio comico e un po’ goffo, che fa sempre la figura dello "scemo del villaggio".
Farina sceglie di raccontare una vicenda con pochi uomini e molte donne, tra le quali è memorabile il trio di matrone sempre informate su tutto quello che accade sull’isola e che fa da contrappunto al trio di protagoniste. Sempre in tema di personaggi, è impossibile non pensare alla Thelma del film di Ridley Scott: Olivia le somiglia – un po’ anche nell’aspetto fisico – soprattutto nel cambiamento repentino di carattere; la giovane siciliana pura e ingenua, "cretina" come la chiama il marito, non si fa scrupoli quando si tratta di sparare, anzi, scopre che in qualche modo le piace.
In conclusione, di commedie se ne fanno tante nel nostro Paese, anzi, è forse il genere che fagocita tutti gli altri e che spesso non lascia possibilità di scelta al pubblico che va in sala (e che rimane deluso per l’infima qualità di contenuti e realizzazione). Anche "Amiche da morire" è una commedia ma spicca tra le altre, brilla come il sole della Sicilia per qualità di scrittura. Davvero ben riuscita.
La frase:
- "Questo è omicidio!"
- "No, questa è giustizia!".
a cura di Fabiola Fortuna
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