Alone in the dark
L'archeologo Lionel Hudgens, specializzato in ricerche paranormali, ha effettuato studi sugli Abkani, antica civiltà americana convinta che sulla Terra ci fossero due mondi, uno fatto di luce ed uno di oscurità, tra i quali, 10000 anni fa, aprirono un cancello che non riuscirono a richiudere prima che qualcosa di malvagio riuscisse ad attraversarlo. Quando il governo ha poi bloccato le ricerche, Hudgens si è costruito un laboratorio nascosto in una miniera abbandonata, all'interno del quale ha messo in atto esperimenti su bambini orfani, nell'intento di fondere l'essere umano con altre creature.
Qualcuno tolga al tedesco Uwe Boll il diritto di girare film! Dopo averci propinato, nel 2003 (da noi però è arrivato nell'estate del 2004), l'inguardabile House of the dead, trashissimo movie-game continuamente infarcito di comicità involontaria, si dedica alla distruzione su pellicola dello storico Alone in the dark, primo videogioco che, ancor prima dell'arcinoto Resident evil, applicò al proprio game play un contesto horror.
Protagonista del lungometraggio è un Christian Slater ormai in caduta libera che, nei panni dell'investigatore del soprannaturale Edward Carnby, si avventura, affiancato dall'archeologa Aline Cedrac (la Tara Reid di American pie), a Shadow Island, nel tentativo di recuperare tre antiche tavolette dall'immenso potere.
Tra mostruose creature simil-Alien e sequenze d'azione (poche) girate con lo stile di un trailer televisivo, talmente veloci da non lasciare neppure il tempo di provare emozioni, Alone in the dark appare fin da subito come un noiosissimo e banale prodotto, interpretato anche dallo Stephen Dorff di Blade (1998) e Paura.com (2002), che, oltre a perdersi nell'infinità di inutili dialoghi, viene penalizzato dalla voce fuori campo di Carnby in stile detective-story vecchia maniera, la quale risulta soltanto ridicola e contribuisce a rendere ancora più soporifera la vicenda.
In conclusione, un pasticcio interminabile che non presenta nulla di originale o memorabile, il quale, tra movimenti di macchina estremamente lenti che sembrano stati realizzati appositamente per colmare circa cento vuoti minuti di pellicola, e perfino vaghi riferimenti a …e tu vivrai nel terrore! L'aldilà (1981) del compianto Lucio Fulci, riesce soltanto a convincerci del fatto che l'unico buio di cui bisogna aver paura è quello che scende nella sala cinematografica quando partono i suoi titoli di testa.

La frase: "Mia madre dice sempre che non devo avere paura del buio"

Francesco Lomuscio

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