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Almeno tu nell’universo











Durante i titoli di testa, vediamo il Giuseppe Maggio di "Amore 14" (2009) nei panni del ventenne Marco, il quale, scorrazzando a bordo di una motocicletta, si chiede che fine abbia fatto Giulia, che, dopo un balzo temporale a tre mesi prima, scopriamo avere le fattezze della Giulia Elettra Gorietti vista in "Tre metri sopra il cielo" (2004) e nel suo sequel "Ho voglia di te" (2007).
Se poi aggiungiamo che l’amico di lui Andrea, buffo conquistatore di donne improvvisamente innamoratosi dell’insegnante di ballo Dafne alias Chiara Gensini, ha il volto del Mauro Meconi che, ancor prima di interpretare Fierolocchio nella serie televisiva "Romanzo criminale" (2010), prese parte al citato dittico con protagonista Riccardo Scamarcio, è chiaro che il principale intento del lungometraggio d’esordio di Andrea Biglione sia quello di riallacciarsi al filone romantico-adolescenziale tricolore portato al successo da Federico Moccia.
Non a caso, sebbene l’insieme riesca a strappare qualche sorriso allo spettatore, sia per merito delle goffe imprese da latin lover messe in atto da Meconi, sia grazie a brevi interventi di Enzo Salvi, che, qui nel ruolo del titolare di un barcone-ristorante, si concede anche il consueto sketch con l’immancabile compagno di comicità Mariano D’Angelo, è in particolar modo a toccare le corde del cuore che punta lo script; concepito dallo stesso regista insieme al padre Luca Biglione, autore della commedia scolastica "Ultimi della classe" (2008), nonché sceneggiatore de "L’allenatore nel pallone 2" (2008) di Sergio Martino e di "Una cella in due" (2011) di Nicola Barnaba. Quindi, mentre il grande Maurizio Mattioli presta anima e corpo al padre di Marco, con il quale porta avanti un rapporto difficile, e i veterani Andrea Roncato e Agnese Nano provvedono a fare da patrigno e madre a Giulia, è soprattutto il progressivo costituirsi delle due giovani coppie ad occupare gli 85 minuti circa di visione, destinati a condurre ad una seconda parte condita con risvolto drammatico alla "Love story" (1970).
E Biglione, che ha forse ancora da imparare sia per quanto riguarda la direzione degli attori che la gestione dei tempi di narrazione, come un po’ tutti i cineasti alla loro prima esperienza si aiuta non poco con la nutrita colonna sonora; comprendente, oltre al successo di Mia Martini che dà il titolo al lungometraggio, pezzi interpretati da Matteo Ceci e Brunella De Nardo.
Ma, nonostante tutto, il risultato si lascia tranquillamente guardare, senza generare grossi entusiasmi.

La frase:
"Ci sono persone che si possono innamorare e altre no"
"E tu a quale gruppo appartieni?"
"Bella domanda".

a cura di Francesco Lomuscio

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