Alien autopsy - Una storia vera
Gary Shoefield lavora come commesso in un ufficio legale, ma il suo sogno è quello di fare carriera come avvocato, sposarsi e stabilirsi in un sobborgo residenziale.
Ray Santilli ha invece una bancarella al mercato e vende copie illegali di film che doppia in casa della nonna, ma la sua aspirazione è quella di avere un giorno una catena di negozi attraverso cui ottenere ordinazioni per corrispondenza.
E nulla sembrerebbe strano se non venissimo progressivamente a scoprire che questi due curiosi londinesi, amici fin dall'infanzia e rispettivamente interpretati dai talenti televisivi (Ant)hony McPartlin e (Dec)lan Donnelly, hanno finito per occupare, a metà Anni Novanta, un posto di rilievo all'interno della storia dell'ufologia, attraverso un metodo non molto differente da quello successivamente usato dai registi Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez con The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair (1999) per aggiudicarselo in quella del cinema horror. Infatti, il lungometraggio di Jonny Campbell, anch'egli proveniente dal piccolo schermo, comincia a Londra il 18 agosto del 2005, dove Morgan Banner, novello Michael Moore con le fattezze di Bill Pullman, si mostra impegnato in un'intervista che vede protagonisti proprio Shoefield e Santilli, profondamente legati alle famosissime immagini in bianco e nero che, dieci anni prima, ipnotizzarono i telespettatori di ben 32 paesi mostrando, tra leggenda e realtà, l'autopsia di un corpo tutt'altro che appartenente alla specie umana.
Ed è da questo momento che William Davies, sceneggiatore di popolari commedie del calibro de I gemelli (1988) e Johnny English (2003), si sbizzarrisce, per mezzo del racconto a quanto pare veritiero dei due, nell'esilarante ricostruzione di quella che potremmo tranquillamente definire "la più grande truffa dell'ufologia", partita con la scoperta di un filmato top secret dell'Esercito americano risalente al 1947. Quello stesso filmato che, venduto loro dal vecchio Harvey (l'Harry Dean Stanton di Alien, chissà se si tratta di un omaggio), cameraman che lo realizzò, finisce per deteriorarsi, tanto da decidere di rigirarlo in segreto a proprie spese, con un cast tecnico - artistico alquanto improbabile.
Perché, se già risultava divertente il nostro Joe D'Amato (alias Aristide Massaccesi) quando raccontava di aver fatto ricorso a chili di paiata per simulare l'impressionante autopsia nel suo Buio omega (1979), non possiamo fare a meno di trattenere le risate nel momento in cui Ray e Gary, al fine di ricreare il sezionamento chirurgico dell'alieno, tirano in ballo una squadra tecnico - artistica degna di Ed Wood, sotto la regia di Melik (Omid Djalili), proprietario di un negozio di kebab che gira filmini matrimoniali la domenica (!!!).
Tra humour tipicamente inglese e personaggi grotteschi come l'addetto al laboratorio di sviluppo e stampa Jeffrey (David Threlfall) e l'eccentrico signore della droga ossessionato dal soprannaturale Laszlo Voros (Gotz Otto), vediamo infatti entrare in scena, tra gli altri, Edgar (Lee Oakes) delle pompe funebri nella fasulla parte del Presidente Truman ed il macellaio Preston (Andrew Greenough) quale addetto agli effetti speciali, ovvero al rimpinzamento del manichino - alieno con salsicce, intestini e frattaglie.
Ed a fare da efficace commento al tutto ci pensa la nutrita colonna sonora, costituita da vecchi hit come Sweet harmony dei Beloved e I'm a believer dei Monkees, per oltre 90 divertenti minuti, non eccelsi ma nettamente al di sopra della media, i quali, impreziositi da un cast di attori in ottima forma, ci spingono ancora una volta a riflettere, ma stavolta con il sorriso stampato sulle labbra, sulla veridicità delle tante fanta - notizie che popolano il truffaldino quotidiano vivere verbale.
Magari in attesa che venga fuori l'autentico spezzone militare a cui ancora oggi i veri Shoefield e Santilli, che abbiamo modo di vedere nel corso dei titoli di coda, sostengono di essersi rifatti.

La frase: "Sai Gary, ad essere precisi non è proprio un falso, è più un remake!".

Francesco Lomuscio

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