Agente matrimoniale
Come indica in modo lapidario la voce fuori campo all'inizio del film "in Italia ci sono più di cinque milioni di single". Uno studio sbrigativo della parola ci spiega che il termine straniero non ha il romanticismo che sembra evocare perché vuol dire semplicemente solo, e quindi sfigato. Secondo il principio dell'inventiva italiana che tanto ci ha reso famosi nel mondo questo enunciato viene trasformato in opportunità commerciale ed è così che Filippo convince il timido Giovanni ad aprire un'agenzia matrimoniale che aiuti le vittime di questo disagio moderno. E che male c'è nel trovare un giusto guadagno nel compimento di quest'opera socialmente degnissima?

I due amici però si trovano di fronte al compito impossibile di far convolare a nozze uomini bruttini a donne tutt'altro che da buttare (perché il contrario non venga esplorato è uno dei misteri del film). Allora giunge in loro aiuto il "metodo Cyrano", che come suggerisce il nome ambizioso prevede per il cliente la costruzione di una nuova personalità più rispondente ai desideri delle clienti donne. Naturalmente le cose cominciano presto a scricchiolare e allo spettatore viene dato in pasto il solito repertorio di equivoci, bugie e scambi di persona che dalla commedia dell'arte (per non dire da Plauto!) fino ai nostri giorni sono croce e delizia dell'italica comicità. L'andamento verso il catartico lieto fine è del resto lento ma inesorabile come un caterpillar.

L'idea di vedere la disperazione umana in modo leggero dagli occhi di un'agenzia matrimoniale era tutt'altro che da buttare, ma le situazioni presentate sono troppo "normali" e "quotidiane" per essere coinvolgenti e umoristiche e la prima ora di "Agente matrimoniale" sembra la preparazione di una pellicola che non arriva mai a destinazione.
Poiché un altro dei dogmi della commedia all'italiana è la coralità vengono presentate varie situazioni debolmente intricate. In questo modo il tema principale si perde per strada, per essere ripreso in un ambiguo finale. Del resto mentire è sbagliato ma se Mimmo non avesse "colorato" la sua identità la sua promessa sposa non lo avrebbe conosciuto per la splendida persona che è nel profondo. Anche questo insolito elogio della bugia non viene portato alle estreme conseguenze e resta sospeso, anche se logicamente ben argomentato. Corrado Fortuna funziona molto bene nei collaudati panni del giovane timido e impacciato e Elena Bouryka dopo aver dimenticato gli orrori (in tutti i sensi) dello sfortunato "The torturer" di Bava sembra avviarsi a una carriera rispettabile. Gli attori in realtà ci sono, è tutto il resto che latita. L'impianto di "Agente matrimoniale" è però troppo tradizionale sia nella storia che nella trattazione per essere divertente, nonostante le potenzialità ci fossero.
Peccato.

La frase: "Qua io e te finiamo in galera per apologia di... "carabinierismo"!"

Mauro Corso

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