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Affliction
Wade Whitehouse (Nick Nolte) è un poliziotto che dalla vita ha ricevuto solo delusioni. Vive a Lawford, una piccola cittadina nordamericana, separato dalla moglie, con una figlia che non lo sopporta e che raramente si fa vedere e costretto a fronteggiare un grave problema di alcolismo. Cerca di uscire da questa situazione quando decide di indagare sulla morte di un potente leader sindacale e su un complicato intrigo edilizio, sperando cosi di riabilitarsi agli occhi degli altri e soprattutto ai suoi. Ma il problema principale di Wade è il padre Pop (il bravissimo James Coburn, visto di recente in "Payback"), un uomo tremendamente violento che ha trasformato in un incubo la vita dei figli, costringendone uno, Rolfe (Willem Dafoe, la voce narrante del film) ad andarsene e rovinando per sempre quella di Wade, che alla fine non fa altro che ripercorrere il messaggio di violenza ricevuto fin dall'infanzia dal padre. Diretto da Paul Schrader (famoso soprattutto per la sceneggiatura di Taxi Driver) il film, che è tratto da un romanzo di Russell Banks e che viene considerato una sorta di tragedia greca ambientata in epoca moderna, ha il pregio di ricondurre il dramma non all'interno dell'istituzione famiglia, ma alla responsabilità individuale (in questo caso il padre di Wade), un "mostro" che si porta poi dietro una lunga scia di violenza. Ottima la sceneggiatura, che descrive con cura il progressivo declino di Wade, e un particolare merito agli attori Nick Nolte, bravo ad interpretare una persona imbruttita dalla disperazione e vicinissimo all'Oscar preceduto solo dallo straordinario Benigni, e James Coburn, che invece alla preziosa statuetta ci è arrivato come miglior attore non protagonista.
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