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Le avventure acquatiche di Steve Zissou
Wes Anderson sembra faccia di tutto per dividere il pubblico. Il suo è un cinema che o si ama o si odia. Era stato il caso di I Tenenbaum, sarà lo stesso per Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Di qualsiasi schieramento si faccia parte, un dato è fuor di dubbio: a trentacinque anni e con solo quattro pellicole alle spalle, Wes Anderson ha acquistato, ormai, uno stile inconfondibile.
Prodotto dalla Disney e girato tra Ponza, Anzio, Napoli e gli studi di Cinecittà, il film ha come protagonista Bill Murray nei panni dell'oceanografo-cineasta Steve Zissou, personaggio chiaramente ispirato alla figura di Jacques Cousteau. Al suo seguito una sgangherata banda di stravaganti personaggi tra cui Oseary (Michael Gambon) lo squattrinato produttore dei film di Zissou, l'ingegnere ex conducente di autobus Klaus(Willem Dafoe), il fisico-musicista Pelè ed Eleanor (Anjelica Houston), moglie di Zissou e vera e propria mente del gruppo. Per la nuova spedizione, la cattura del fantomatico quanto inverosimile squalo-giaguaro, verranno "assoldati" anche Ned (Owen Wilson), un giovane pilota d'aerei che crede di essere il figlio del capobanda e la giornalista incinta Jane(la neo premio Oscar Cate Blanchett).
Ad ostacolare la loro missione ci saranno il miliardario Alistair (Jeff Goldblum), ex marito di Eleanor, e gruppi di pirati inferociti.
Anderson ama giocare sul contrasto, sulla sorpresa, e così i suoi bizzarri personaggi dalle reazioni sempre imprevedibili si muovono su una struttura narrativa che fa di tutto per apparire solida. La vicenda viene suddivisa in capitoli, come i diari di giorno delle navi, e grazie all'espediente del cinema nel cinema (Zissou realizza documentari) abbiamo sia una bella presentazione di tutti i membri dell'equipaggio che una panoramica dall'interno dell'imbarcazione di Zissou così come è stata realmente costruita negli studi di Cinecittà. Se ci aggiungiamo che Anderson ama dare ai suoi personaggi delle vere e proprie divise unicolor (nei Tenenbaum avevamo le tutine rosse di Stiller e figli, qui completi celestini con cappellino Speedo), diventa chiaro che lo sforzo di sembrare "geometrici" ha un chiaro intento sarcastico. Non a caso poi i protagonisti di questa avventura cercano in tutti i modi di spiazzare lo spettatore, quasi che si voglia farlo rimanere lì a domandarsi se ha saltato qualche passaggio. Ed è in questo il limite della pellicola: è come se un vestito di lusso si fosse adagiato su un corpo anoressico. Insomma, c'è poca sostanza. Non si può non rimanere affascinati dalla bellezza dei lunghi piani sequenza nella stiva, dalle animazioni in stop motion di Henry Selick (il regista di Nightmare before Christmas) che richiamano tanto la pittura naif, dagli splendidi costumi di Milena Canonero, dalle suggestive musiche di David Bowie cantate in portoghese da Seu Jorge o da tante altre trovate genialoidi (una a caso: il famoso sottomarino dei Beetles), ma è indubbio che alla lunga questo continuo scherzare con gli spettatori possa stancarne parecchi fino a farli adagiare sempre più giù sulla poltroncina.
Curiosità: per la prima volta Owen Wilson non ha partecipato anche alla fase di scrittura della sceneggiatura del film di Anderson (era successo per Un colpo da dilettanti, Rushmore e I tenenbaum), ma "solo" in veste di attore e produttore.
La Frase: "Che silenzio, stasera. Senti il canto delle balene scozzesi?"
Andrea D'Addio
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