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5 bambini & It
A leggere due righe di sinossi di "Cinque bambini e lui" sarebbe facile pensare che si tratti di un progetto neanche troppo originale, fatto sulla scia di quel "Le cronache di Narnia" campione d'incassi dello scorso inverno.
Londra, seconda guerra mondiale: cinque fratelli vengono mandati dai genitori da uno zio che vive in un lontano e misterioso castello con porte che non si dovrebbero aprire, ma che immancabilmente i ragazzi finiscono con l'aprire. Ed ecco un nuovo mondo da scoprire ed un personaggio (Adelfo l'elfo) che può realizzare sogni e desideri.
Insomma, l'idea di scopiazzatura di "Narnia" ci starebbe tutta. Sbagliato. Questo film infatti è del 2004 (esce solo adesso in Italia per ignote difficoltà distributive) e il libro omonimo da cui è tratto fu scritto dalla scrittrice Edith Nesbit ad inizio secolo (così come "I figli della ferrovia" altro testo della stessa autrice da cui il film trae spunto), a differenza della saga di Lewis Carroll che ebbe la prima pubblicazione nel 1950. Che comunque dopo Harry Potter la letteratura fantasy inglese sia al centro di tante speculazioni cinematografiche rimane però fuor di dubbio...
La magia come pretesto per parlare di crescita e solidarietà, quando la favola esemplificativa non è narrata, ma vissuta in modo che la morale arrivi più forte alle orecchie dei più piccoli.
Ma anche l'importanza di sognare, di riuscire ad immaginarsi con le ali e poter pensare di essere padrone del mondo e non pedina. L'elfo diventa così un angelo, un mago Merlino destinato ad educare i bambini a diventare grandi nel giusto modo. Sana retorica che nel film di John Stephenson si accompagna un po' troppo spesso a quadretti familiari oltremodo noiosi(un po' più di ironia non avrebbe guastato), soprattutto pensando alle potenzialità di un soggetto che metteva in preventivo il fantastico ( e quindi parecchi effetti speciali).
Aspettative di bambini e genitori non sono comunque tradite. Il film è a tratti spettacolare, la lacrimuccia di commozione è dietro l'angolo e la porta ancora aperta per un sequel (non di matrice letteraria però).
Padrino dell'operazione è un irriconoscibile Kenneth Branagh nelle vesti dell'eccentrico zio, mentre vera stella della pellicola è quel Freddie Highmore, che tredicenne ha già lavorato con Tm Burton (Charlie e la fabbrica di cioccolato) e nel bel "Finding neverland", destinato comunque a ripetere sempre lo stesso personaggio in cerca di genitori assenti e/o mancati.
La frase:
- A che serve un desiderio che non dura?
- La magia, svanisce. E' la sua natura. Ti mostra la via, ma alla fine dipende da te. E col passare degli anni i tuoi momenti di magia diventeranno sempre meno. E in men che non si dica, finirai col dimenticarli, completamente...
Andrea D'Addio
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