27 Volte... in bianco
Dopo essere stata “Molto incinta”, al servizio del regista Judd Apatow (“40 anni vergine”), la splendida Katherine Heigl (vincitrice di un Emmy per il serial tv “Grey’s Anatomy”) finisce nei panni di Jane Nichols, ragazza idealista, romantica e altruista confinata perennemente al ruolo di damigella d’onore.
Su sceneggiatura di Aline Brosh McKenna (“Il diavolo veste Prada”), infatti, “27 volte in bianco” si costruisce attorno a questa figura femminile abile nel fare felici gli altri, ma meno brava a guardare dentro di sé, fino al momento in cui il suo capo George, interpretato da Edward Burns (“Salvate il soldato Ryan”) e di cui è segretamente innamorata, viene conquistato dalla sorella minore Tess, con le fattezze di Malin Akerman (“Lo spaccacuori”).
Quindi, se qualcosa fino ad ora può farvi pensare ad una rilettura alleggerita delle protagoniste di “In her shoes-Se fossi lei” (2005) di Curtis Hanson, basta aggiungere il personaggio di Kevin Doyle, cinico cronista, con il volto di James Marsden (“Hairspray-Grasso è bello”), intento a stilare un articolo sulla dipendenza da cerimonie nuziali da cui sembra essere affetta Jane, per richiamare alla memoria anche “Abbasso l’amore” (2003) di Peyton Reed.
Perché, con un cast al cui interno spicca soprattutto la secondaria Judy Greer (“Cursed-Il maleficio”) nei panni di Casey, collega di lavoro della protagonista, è fondamentalmente di un assemblaggio di citazioni e luoghi comuni provenienti da lungometraggi sul matrimonio che stiamo parlando. Un assemblaggio che, tra diverse tradizioni nuziali e teneroni nascosti dietro la “maschera” del cinismo, la regista Anne Fletcher (“Step up”) gestisce senza la benché minima originalità, con immancabile sfoggio di colonna sonora dominata da pezzi orecchiabili, tanto da ricorrere ad una regia che a stento sfugge alla piattezza, strappando soltanto in rare occasioni qualche risata allo spettatore.
Mentre non mancano rimandi a “Il matrimonio del mio migliore amico” (1997) di P.J. Hogan e “Non dire sì” (2005) di Stefan Schwartz, fino all’inevitabile, scontato epilogo degno delle peggiori commedie zuccherose interpretate da Julia Roberts e Meg Ryan.
Non dite sì!

La frase: "Il matrimonio come tutte le cose importanti non è facile, il cinismo d’altra parte lo è sempre".

Francesco Lomuscio

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