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20 centimetri
Il titolo del film non è un doppio senso, ma un esplicito riferimento agli attributi virili di dimensioni ragguardevoli di cui la protagonista è dotata. È la distanza che separa Adolfo/Marieta dall'essere una donna completa, o anzi "toda una mujer" come recita la canzone di apertura. Infatti si tratta di un film in parte musicale, in quanto Marieta soffre di narcolessia, e durante le frequenti ed inopportune perdite di conoscenza sogna coloratissimi balletti di cui lei è la protagonista assoluta. Intanto i tempi della sua vita sono scanditi da una serie di personaggi improbabili e non meno problematici della stessa Marieta, che per sbarcare il lunario fa la vita, sognando l'amore e soprattutto sognando di disfarsi di quei venti centimetri in eccesso.
Monica Cervera, già apprezzata nella recente commedia Crimen perfecto - finché morte non li separi, tenta di dare una ulteriore prova di versatilità cimentandosi in balletti e mettendo in mostra le sue doti canore, dimostrandosi quanto meno dignitosa. Quello che invece lascia perplessi è il film nel complesso, che accostando personaggi ed ambienti anche molto eterogenei non riesce ad approfondire in maniera adeguata le loro motivazioni, pur avendo quasi due ore per raccontare la propria storia. Mentre per essere fedeli al titolo viene ricordato costantemente il problema di quei 20 cm di troppo, il dramma emotivo di Marieta viene affrontato in maniera superficiale, perpetuando tra l'altro la discutibile equazione trans-prostituzione. Forse il trauma emotivo di chi si sente in un corpo in cui non si riconosce avrebbe meritato una trattazione più delicata, pur senza discostarsi da un sano realismo. Il regista Ramon Salazar invece si abbandona a grottesche scene di sesso ricche di una autocompiaciuta volgarità che nulla aggiunge alla storia. Le uniche scene del film in cui Salazar sembra a suo agio sono i sogni musicali, dei videoclip legati al mondo interiore della protagonista, volutamente kitsch e comunque troppo numerosi. Nel mondo reale invece la trama scorre in modo incerto e non del tutto coerente, diventando quasi un semplice filo conduttore tra un numero musicale e l'altro. Questo "Connie & Carla" spagnolo in salsa trash non riesce ad essere coinvolgente né a convincere. Peccato.
La frase: "Il talento ce l'abbiamo tutti. Quello che ci manca sono i soldi per svilupparlo".
Mauro Corso
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