FilmUP.com > Forum > Attualità - Fidel è sempre Fidel
  Indice Forum | Registrazione | Modifica profilo e preferenze | Messaggi privati | FAQ | Regolamento | Cerca     |  Entra 

FilmUP Forum Index > Zoom Out > Attualità > Fidel è sempre Fidel   
Vai alla pagina ( Pagina precedente 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 Pagina successiva )
Autore Fidel è sempre Fidel
sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 25-05-2005 19:35  
Che poi capisco essere attratti da certi ideali e da certe teorie.
Ma difendere l'operato di un dittatore cosa vi porta in tasca?
Ha molto più senso il discorso di Quilty.
_________________
E' ok per me!

  Visualizza il profilo di sloberi  Invia un messaggio privato a sloberi     Rispondi riportando il messaggio originario
riddick

Reg.: 14 Giu 2003
Messaggi: 3018
Da: san giorgio in bosco (PD)
Inviato: 25-05-2005 20:07  
quote:
In data 2005-05-25 18:33, KARLMARX87 scrive:
quote:
In data 2005-05-24 19:17, honecker scrive:
quote:
In data 2005-05-24 18:54, greenday2 scrive:
Certo che uno che e' contro il capitalismo non dovrebbe possedere pc...



Uno che è contro il capitalismo vorrebbe che tutte le persone potessero permettersi di comprare un pc.


HONECKER NON TI CI CONFONDERE| non sanno di cosa parlano! si vantano tanto di conoscere la storia e la filosofia, magari fanno anche quello all'università e poi hanno idee del comunismo dei bambini figli di imprenditore analfabeta.lascia perdere!



abbassa la cresta, galletto

  Visualizza il profilo di riddick  Invia un messaggio privato a riddick    Rispondi riportando il messaggio originario
ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 26-05-2005 09:31  
E Minà è Minà. In questo pezzo il cantore delle meraviglie di castro si supera!!

Il candore dei cronisti italici
GIANNI MINÀ
Uno spirito caustico come Daniel Chavarría, scrittore e rivoluzionario uruguayano, ha liquidato l'episodio dell'espulsione da Cuba di Francesco Battistini del Corriere della Sera e di Francesca Caferri de la Repubblica, insieme a due o tre politici polacchi, con una battuta crudele «Meno male! A Cuba i giornalisti li espellono, in Iraq invece la truppa d'occupazione nordamericana spara loro addosso». La battuta feroce si basa su una constatazione incontrovertibile e scabrosa: anche Cuba vive da tempo una guerra, quella che gli Stati uniti le hanno dichiarato 45 anni fa con l'embargo economico e mediatico (recentemente inasprito) e che ora, nell'epoca di Bush jr., ha ripreso vigore, come confermano le 450 inquietanti pagine del progetto «Cuba libre», disponibili da maggio 2004 sul sito del dipartimento di stato Usa. E' un progetto politico ben preciso che, con tanti saluti al diritto di autodeterminazione dei popoli, punta ad un cambio «rapido e drastico» nell'isola. Così, senza voler giustificare le inutili espulsioni dei giornalisti, si intende come Cuba possa vivere in una sindrome di «castello assediato» che le fa commettere errori. Una condizione in cui la nazione più poderosa del mondo stanzia pubblicamente 53 milioni di dollari l'anno (più 5 per le campagne di propaganda) per costruire una opposizione alla revolución e cambiarne il destino (per ora meno drammatico del resto dell'America latina).

Perché nel documento della «Commissione per sostenere una Cuba libera» si dichiara senza mezzi termini l'intenzione del governo di Washington di designare fin da ora, per l'isola che si presume sarà liberata, un coordinatore del dipartimento di stato, che si occuperebbe della transizione. Insomma un Paul Bremer che successivamente dovrebbe passare il potere ad un altro Allawi, anche lui, verosimilmente, proveniente dalla Cia. E questo, è ovvio, per ristabilire la democrazia.

«L'assemblea per la promozione della società civile a Cuba», organizzata da Marta Beatriz Roque venerdì 20 e sabato 21 maggio, con un budget di 130 mila dollari, forniti da James Cason, esperto di «guerre sporche» e responsabile dell'ufficio di interessi degli Stati uniti all'Avana, è una delle tappe di questa strategia della tensione. Una politica tesa alla destabilizzazione interna e inaugurata, due anni fa, con i dirottamenti di tre aerei passeggeri e il sequestro fallito del ferry boat di Regla.

La strategia è proseguita quest'anno in occasione della 61° sessione della Commissione diritti umani dell'Onu, nella quale il governo di Washington è riuscito a bloccare la presentazione di una denuncia sulle violenze, gli abusi e le torture compiute dai suoi funzionari, ufficiali e soldati in Afghanistan, nelle carceri irachene e a Guantanamo, ma ha ottenuto di imporre di stretta misura, col voto determinante di alcune nazioni europee come l'Italia, una censura a Cuba, dove non ci sono mai stati desaparecidos, torture ed esecuzioni extra giudiziarie.

L'iniziativa di Beatriz Roque e di René de Jesus Gomez e Felix Antonio Bonne, che, bisogna ricordare, si è svolta regolarmente, con il disappunto di tutti quei politici mestatori e giornalisti che si aspettavano una repressione, è stata però un'iniziativa alla fine autolesionistica.

Perché non solo ha costretto alcuni dissidenti storici come Osvaldo Payá, Cuesta Morua ed Elizardo Sanchez a dissociarsi da una manifestazione organizzata da chi «incontestabilmente prende ordini e soldi dal governo degli Stati uniti», ma perché ha ribadito le divisioni e la possibilità di manipolare l'opposizione alla revolución.

Chi potrebbe fidarsi, infatti, di un progetto di cambio politico che afferma: «Bisognerà processare i funzionari e i membri del governo, del partito, delle forze di sicurezza, delle organizzazioni di massa e anche quelle di cittadini favorevoli al governo rivoluzionario (e quindi ufficialmente tutti) e forse pure di molti membri dei Comitati di difesa della rivoluzione»? Perché, sia chiaro «la lista potrebbe essere molto ampia». Questa sarebbe la strategia per restituire Cuba alla libertà e alla democrazia? E i cronisti dei nostri più prestigiosi giornali invece di informarsi e di allarmarsi per questa guerra sotterranea in corso, vanno, in zona di operazione, con visti da turisti. Lo farebbero in Iraq o anche solo in Palestina? E perché insieme ai candidi partiti «democratici» italiani dimenticano per esempio che, proprio in questi giorni, George W. Bush ha, come ospite a Miami, il famigerato terrorista Luis Posada Carriles, al quale potrebbe concedere «asilo politico»?

Ma in Italia queste inquietanti realtà, che spiegano la «sindrome da assedio» in cui talvolta cade Cuba, non interessano a molti esponenti di partiti che si dichiarano ancora di sinistra. Figuriamoci ai giornalisti, che certamente non hanno pensato di andare in Florida (consiglierei con un visto giornalistico ufficiale) per fare un reportage negli ambienti da cui parte il terrorismo verso Cuba.

Ma l'informazione embedded che trionfa attualmente ignora queste quisquilie. La guerra mediatica cara al dipartimento di stato si fa con le provocazioni, magari come quelle familiari ai Reporter sans frontières, il cui fondatore, Robert Menard, recentemente ha dovuto ammettere di essere stato sovvenzionato dal National Endovement for Democracy, l'agenzia della Cia che sovrintende a queste operazioni di discredito delle nazioni non allineate agli interessi del governo degli Stati uniti.
_________________
Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

  Visualizza il profilo di ipergiorg  Invia un messaggio privato a ipergiorg  Vai al sito web di ipergiorg    Rispondi riportando il messaggio originario
honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 26-05-2005 09:51  
quote:
In data 2005-05-26 09:31, ipergiorg scrive:
E Minà è Minà. In questo pezzo il cantore delle meraviglie di castro si supera!!

Il candore dei cronisti italici
GIANNI MINÀ
Uno spirito caustico come Daniel Chavarría, scrittore e rivoluzionario uruguayano, ha liquidato l'episodio dell'espulsione da Cuba di Francesco Battistini del Corriere della Sera e di Francesca Caferri de la Repubblica, insieme a due o tre politici polacchi, con una battuta crudele «Meno male! A Cuba i giornalisti li espellono, in Iraq invece la truppa d'occupazione nordamericana spara loro addosso». La battuta feroce si basa su una constatazione incontrovertibile e scabrosa: anche Cuba vive da tempo una guerra, quella che gli Stati uniti le hanno dichiarato 45 anni fa con l'embargo economico e mediatico (recentemente inasprito) e che ora, nell'epoca di Bush jr., ha ripreso vigore, come confermano le 450 inquietanti pagine del progetto «Cuba libre», disponibili da maggio 2004 sul sito del dipartimento di stato Usa. E' un progetto politico ben preciso che, con tanti saluti al diritto di autodeterminazione dei popoli, punta ad un cambio «rapido e drastico» nell'isola. Così, senza voler giustificare le inutili espulsioni dei giornalisti, si intende come Cuba possa vivere in una sindrome di «castello assediato» che le fa commettere errori. Una condizione in cui la nazione più poderosa del mondo stanzia pubblicamente 53 milioni di dollari l'anno (più 5 per le campagne di propaganda) per costruire una opposizione alla revolución e cambiarne il destino (per ora meno drammatico del resto dell'America latina).

Perché nel documento della «Commissione per sostenere una Cuba libera» si dichiara senza mezzi termini l'intenzione del governo di Washington di designare fin da ora, per l'isola che si presume sarà liberata, un coordinatore del dipartimento di stato, che si occuperebbe della transizione. Insomma un Paul Bremer che successivamente dovrebbe passare il potere ad un altro Allawi, anche lui, verosimilmente, proveniente dalla Cia. E questo, è ovvio, per ristabilire la democrazia.

«L'assemblea per la promozione della società civile a Cuba», organizzata da Marta Beatriz Roque venerdì 20 e sabato 21 maggio, con un budget di 130 mila dollari, forniti da James Cason, esperto di «guerre sporche» e responsabile dell'ufficio di interessi degli Stati uniti all'Avana, è una delle tappe di questa strategia della tensione. Una politica tesa alla destabilizzazione interna e inaugurata, due anni fa, con i dirottamenti di tre aerei passeggeri e il sequestro fallito del ferry boat di Regla.

La strategia è proseguita quest'anno in occasione della 61° sessione della Commissione diritti umani dell'Onu, nella quale il governo di Washington è riuscito a bloccare la presentazione di una denuncia sulle violenze, gli abusi e le torture compiute dai suoi funzionari, ufficiali e soldati in Afghanistan, nelle carceri irachene e a Guantanamo, ma ha ottenuto di imporre di stretta misura, col voto determinante di alcune nazioni europee come l'Italia, una censura a Cuba, dove non ci sono mai stati desaparecidos, torture ed esecuzioni extra giudiziarie.

L'iniziativa di Beatriz Roque e di René de Jesus Gomez e Felix Antonio Bonne, che, bisogna ricordare, si è svolta regolarmente, con il disappunto di tutti quei politici mestatori e giornalisti che si aspettavano una repressione, è stata però un'iniziativa alla fine autolesionistica.

Perché non solo ha costretto alcuni dissidenti storici come Osvaldo Payá, Cuesta Morua ed Elizardo Sanchez a dissociarsi da una manifestazione organizzata da chi «incontestabilmente prende ordini e soldi dal governo degli Stati uniti», ma perché ha ribadito le divisioni e la possibilità di manipolare l'opposizione alla revolución.

Chi potrebbe fidarsi, infatti, di un progetto di cambio politico che afferma: «Bisognerà processare i funzionari e i membri del governo, del partito, delle forze di sicurezza, delle organizzazioni di massa e anche quelle di cittadini favorevoli al governo rivoluzionario (e quindi ufficialmente tutti) e forse pure di molti membri dei Comitati di difesa della rivoluzione»? Perché, sia chiaro «la lista potrebbe essere molto ampia». Questa sarebbe la strategia per restituire Cuba alla libertà e alla democrazia? E i cronisti dei nostri più prestigiosi giornali invece di informarsi e di allarmarsi per questa guerra sotterranea in corso, vanno, in zona di operazione, con visti da turisti. Lo farebbero in Iraq o anche solo in Palestina? E perché insieme ai candidi partiti «democratici» italiani dimenticano per esempio che, proprio in questi giorni, George W. Bush ha, come ospite a Miami, il famigerato terrorista Luis Posada Carriles, al quale potrebbe concedere «asilo politico»?

Ma in Italia queste inquietanti realtà, che spiegano la «sindrome da assedio» in cui talvolta cade Cuba, non interessano a molti esponenti di partiti che si dichiarano ancora di sinistra. Figuriamoci ai giornalisti, che certamente non hanno pensato di andare in Florida (consiglierei con un visto giornalistico ufficiale) per fare un reportage negli ambienti da cui parte il terrorismo verso Cuba.

Ma l'informazione embedded che trionfa attualmente ignora queste quisquilie. La guerra mediatica cara al dipartimento di stato si fa con le provocazioni, magari come quelle familiari ai Reporter sans frontières, il cui fondatore, Robert Menard, recentemente ha dovuto ammettere di essere stato sovvenzionato dal National Endovement for Democracy, l'agenzia della Cia che sovrintende a queste operazioni di discredito delle nazioni non allineate agli interessi del governo degli Stati uniti.



Non c'è nulla di criticabile in un articolo del genere: spiega molto correttamente qual è appunto la strategia con cui gli Stati Uniti tentano di piegare la resistenza del popolo cubano, finalmente discostandosi dal pensiero unico che sembra aleggiare attorno alla notizia in questi giorni.
Se c'è qualcosa di sbagliato in ciò che è scritto indicatelo invece di copia/incollare soltanto.

[ Questo messaggio è stato modificato da: honecker il 26-05-2005 alle 13:58 ]

  Visualizza il profilo di honecker  Invia un messaggio privato a honecker    Rispondi riportando il messaggio originario
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 26-05-2005 16:45  
quote:
In data 2005-05-25 19:01, Tenenbaum scrive:
peccato che grazie al muro i morti sono diminuiti

molto melgio vedere scorrere il sangue (di entrambi ovviamente)




Ma Tenenbaumn, sei ancora qui con queste sciocchezze propinate da Panebianco e dai servi del potere?

Sto ancora aspettando la magica risposta alla difficilissima domanda: se il muro di Israele fa diminuire i morti ,perchè Israele non costruisce un bel muro alto 5 km e largo 2 sul suo territorio invece di costruirlo all'interno dei territori occupati della Cisgiordania, come denunciato dai rapporti di Amnesty e della Croce Rossa Internazionale che sono stati ripetutamente pubblicati da me qui sul forum ?

Qui si continua a sbattere la testa contro un muro.
Continuate a sbattere che si fracassa.



[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 26-05-2005 alle 16:47 ]

  Visualizza il profilo di Quilty  Invia un messaggio privato a Quilty    Rispondi riportando il messaggio originario
Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 26-05-2005 16:49  
la questione del muro è stata ampiamente dibattuta

ed è già stato detto che il muro deve stare entro i confini

non sempre è così: ma cosa ci vuoi fare viviamo sul pianeta terra

che i morti siano diminuiti è un dato di fatto
_________________
For relaxing times make it Suntory time

  Visualizza il profilo di Tenenbaum  Invia un messaggio privato a Tenenbaum  Email Tenenbaum    Rispondi riportando il messaggio originario
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 26-05-2005 17:13  
Viviamo sul pianeta Terra direi che è un'ottima dottrina.
Anche io ho intenzione di comprare una casa vicino alla tua e di costruire un bel muro dentro il tuo giardino.
La giustificazione alle tue proteste sarà che viviamo sul pianeta Terra.

Pertanto io posso fare quello che mi pare e piace. Non esistono regole da rispettare, un qualcosa che si chiama diritto internazionale ; non esistono una serie di regole sociali create proprio perchè non vengano calpestati i diritti umani.

Se qualcuno verrà a casa tua a insediarsi e a costruire un bel muro,con la scusa che sporchi e fai casino, tu potrai ribattere che il muro lo puoi costruire sul tuo confine e la risposta della comunità sarà che puoi attaccarti a questa minchia.
Il muro lo costruisco dentro casa tua perchè sei un conglionazzo privo di diritti.

  Visualizza il profilo di Quilty  Invia un messaggio privato a Quilty    Rispondi riportando il messaggio originario
Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 26-05-2005 17:15  
la giustizia non è di questo mondo

_________________
For relaxing times make it Suntory time

  Visualizza il profilo di Tenenbaum  Invia un messaggio privato a Tenenbaum  Email Tenenbaum    Rispondi riportando il messaggio originario
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 26-05-2005 17:24  
Certamente, e questa sarà la frase che ti sentirai dire quando invaderanno casa tua espropriandoti dei tuoi diritti.
Non ti sarà detto altro.

  Visualizza il profilo di Quilty  Invia un messaggio privato a Quilty    Rispondi riportando il messaggio originario
Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 26-05-2005 17:32  
ma infatti prenderò una pistola e farò una strage
come è normale fra noi umani
_________________
For relaxing times make it Suntory time

  Visualizza il profilo di Tenenbaum  Invia un messaggio privato a Tenenbaum  Email Tenenbaum    Rispondi riportando il messaggio originario
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 26-05-2005 17:35  
Ma che strage vuoi fare?
Io sono supportato dagli Stati Uniti e tu non conti un cazzo e non hai un soldo.
Tu stai li e subisci.
Non ti metti a fare il terrorista e se proprio lo vuoi sapere la tua violenza sarà il mio alibi per completare il muro a casa tua.

  Visualizza il profilo di Quilty  Invia un messaggio privato a Quilty    Rispondi riportando il messaggio originario
Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 26-05-2005 17:39  
almeno uno riuscirò a beccarlo ...
_________________
For relaxing times make it Suntory time

  Visualizza il profilo di Tenenbaum  Invia un messaggio privato a Tenenbaum  Email Tenenbaum    Rispondi riportando il messaggio originario
greenday2

Reg.: 02 Lug 2004
Messaggi: 1074
Da: reggio emilia (RE)
Inviato: 26-05-2005 18:03  
Ok gli israeliani sbagliano a fare il muro li......i palestinesi invece? Son solo dei poveri martiri?

SOlo curiosità la mia eh...

  Visualizza il profilo di greenday2  Invia un messaggio privato a greenday2    Rispondi riportando il messaggio originario
honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 26-05-2005 19:00  
quote:
In data 2005-05-26 18:03, greenday2 scrive:
Ok gli israeliani sbagliano a fare il muro li......i palestinesi invece? Son solo dei poveri martiri?



Sono quasi cinquant'anni che se la passano male direi, da quando sono stati illeggittimamente derubati del loro terra e del loro Paese. Non c' è forse tragedia più grande: ed è tutto una conseguenza di questo, e in questo caso senza dubbio i palestinesi sono vittime.
Il muro è soltanto l'ultima delle violazioni che questo popolo ha dovuto subire.
Per motivi ideologici, sono contrario al terrorismo come strumento di lotta: certo è che trovandomi nelle loro condizioni non so se riuscirei a trovare altre soluzioni.

  Visualizza il profilo di honecker  Invia un messaggio privato a honecker    Rispondi riportando il messaggio originario
Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 26-05-2005 19:13  
perchè gli ebrei da dove vengono scusa ?
_________________
For relaxing times make it Suntory time

  Visualizza il profilo di Tenenbaum  Invia un messaggio privato a Tenenbaum  Email Tenenbaum    Rispondi riportando il messaggio originario
Vai alla pagina ( Pagina precedente 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 Pagina successiva )
  
0.128685 seconds.






© 1999-2020 FilmUP.com S.r.l. Tutti i diritti riservati
FilmUP.com S.r.l. non è responsabile ad alcun titolo dei contenuti dei siti linkati, pubblicati o recensiti.
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Cagliari n.30 del 12/09/2001.
Le nostre Newsletter
Seguici su: