Autore |
Prima Dammi Un Bacio |
Ayrtonit ex "ayrtonit"
 Reg.: 06 Giu 2004 Messaggi: 12883 Da: treviglio (BG)
| Inviato: 08-09-2004 11:00 |
|
questo topic si sta riempiendo di racconti di tristam e di complimenti. come i miei, anche se la cosa non mi fa molto onore, hai ragione. ma come dice saggiamente alo, si ammira anche chi si odia, anzi secondo me si ammira a maggior ragione chi si odia.
e qua non sto certo a dirti uh come sei bravo.
ma solo la verità, che queste pagine sono l'unica cosa letta in questo forum capace di colpirmi, di farsi ricordare e di farmi provare qualcosa. non ti dico neppure grazie,quel che fai è tutto per te, ma questo.. beh, questo era solo un commento.
_________________ "In effetti la degenerazione non è mai divertente, bisogna saperla mantenere su livelli tollerabili.
Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
DEMONSETH |
|
ilNero
 Reg.: 11 Apr 2003 Messaggi: 5388 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 09-09-2004 19:20 |
|
Tornare.Ritornare.
Camminavo lento verso la stazione,senza voltarmi indietro,senza guardare avanti.
Con lo stesso spirito con il quale ero arrivato.Ritrovandomi vuoto.
Era una mattina di novembre,buia,nuvolosa,incolore,fredda,eppuresentivo una sorta di sudore nervoso,un disagio,lo strano malumore di quando non sai cosa fare,ma lo fai perchè non hai scelta,e aspetterai qualcuno che ti dirà,con una pacca sulla spalla:"Hai fatto la cosa giusta..".
Già.
Sottosopra,tutto a rovescio,quel periodo.
Sarebbe stato facile uccidermi.O morire d'ignavia,annebbiato dal mondo.Messo là.Alla rincorsa di tutto ciò che luccica un pò.
Cercai la carrozza di coda,dove poter viaggiare fumando un pò,con la testa appoggiata al finestrino e far finta di essere un viaggiatore.
In quella posizione vidi la stazione allontanarsi,tra la nebbia delle otto e i facchini che sembravano fantasmi.
Poche persone sul mio treno.Passai a guardare la campagna toscana per mezz'ora,un ora forse,quando si aprì la porta della mia carrozza.
Era un vecchietto,basso,smilzo,con un gran naso e una cartella di pelle che teneva saldamente sotto il braccio.
Ebbi l'impressione di aver bisogno di guardarlo,mentre barcollava tra i sedili,diretto verso il fondo della carrozza,che per me era semplicemente il fondo del mondo.
Lo studiai mentre si avvicinava:era vestito in modo modesto,ma dignitosissimo,non un angolo del suo vestito grigio chiaro era impolverato.
Aveva una tenerezza in sè,un ingenuità e una gaiezza nel viso che avevo dimenticato esistesse.
Me ne accorsi quando si sedette al mio fianco.
Mi infastidii nel guardarlo in faccia e,girandomi dall'altra parte accesi una sigaretta,sperando che il fumo lo convincesse a cambiare posto e privandomi di una presenza troppo ingombrante per essere tollerata in quel momento di vuoto.
"Vi posso fare una domanda?".
Da quel "Vi posso fare" capii che era napoletano,non avrebbe mai usato il "lei" troppo distaccato,ne il "tu" troppo confidenziale.
Pensai per qualche secondo che una mia risposta affermativa avrebbe dato luogo ad un conversazione inutile ed irritante,pensai alle ore di viaggio che mi attendevano, durante le quali avevo progettato di tormentarmi fino ad arrivare morto a casa.
Non riuscii a rifiutare.Era come se lo avesse chiesto ad un moribondo.
Gli risposi senza guardarlo in faccia:
"Cosa?"
"Andate a Napoli,è vero?"
"Si"
"Anche io.Ma lo sapete da quanti anni non torno a Napoli?"
"No."
"Ventiquattro anni.Sono tanti eh?Voi quanti anni avete?"
"Ventuno."
"Ma siete giovanissimo!"
Ecco,mi dicevo,volevo starmene da solo,sprofondare nel sedile,ed ora comincerà la storia del povero emigrante che torna a casa.Decisi di alzarmi fingere di andare in bagno e cambiare carrozza.
"Sapete perchè torno a Napoli?"
Non gli risposi.
"Perchè l'altro giorno mia figlia mi ha telefonato e mi ha detto che avrebbe tinteggiato la casa e non ci saremmo sentiti per qualche giorno,allora ho deciso di partire e andare almeno ad aiutarla,io lo so fare l'imbianchino."
Lo guardai senza girare la testa,in quel momento l'unica cosa che pensavo era che fosse matto,da legare.
Per la prima volta lo guardai in faccia.Aveva gli occhi chiari,acquosi,semplici ed il sorriso felice,ma serio e sereno.
Non vedevo una cosa così da mesi.
"Guardate,mi sono detto,quel ragazzo sembra intelligente,allora mi può aiutare ora glielo chiedo."
"Aiutare in cosa?"
"Adesso vi faccio vedere."
Si tolse dal braccio la cartellina,la poggiò con delicatezza sulle sue gambe e la aprii.
"Io sapete,non so i colori che piacciono a mia figlia,così ho preso quelli che piacciono a me."
Aveva raccolto tanti oggetti colorati.Un ritaglio di giornale,una cartolina con un prato,un pezzo di stoffa blu che mi sembrò essere un vecchio vestito,un biglietto del tram,un pezzo di manifesto di una pubblicità colorato di rosso chiaro.
"Così mi sono detto,adesso questo ragazzo mi dice quali piacciono a lui o magari me ne da altri."
Parlava di me.
Un vecchietto sconosciuto.
Credevo mi prendesse in giro.
Lo guardai mentre parlava,serissimo,calmo nella sua precisione,si capiva che per lui era una cosa fondamentale,i colori,sono belli i colori,io so fare l'imbianchino,prendo il treno per aiutare mia figlia.
Ispirava una serenità che mi invadeva la mente,una serenità che non provavo da molto.
La grandezza nell'ingenuità di un gesto tanto semplice mi disarmò completamente,in meno di un secondo.
"Lei vuole che le dica se i suoi colori mi piacciono?"
"Si,se vi piacciono o no".
Cominciò una conversazione stranissima e tenera,con lui che mi guardava negli occhi e precedeva le mie risposte per non farmi scontentare.
Bastava mi facessi vedere perplesso davanti al verde scuro che si affrettava ad assicurami che quello non gli sarebbe mai piaciuto.
Bastava che sorridessi appena con un azzurro che lui diceva che l'avrebbe scelto.
E poi il verde,il turchese di una confezione di biscotti,il rosa di un giornale sportivo,il giallo,il porpora,il marrone chiaro di una foglia secca.
Ogni colore riaccendeva il mio cervello stordito e mi portava a terra in un arcobaleno di ritagli di giornali,bottoni,manifesti,pubblicità e ritagli di vestiti.
I colori.Le differenze tra gli oggetti,le sfumature nei volti dei passanti,il cielo.
Ritornavo nei colori,grazie ad un vecchio pazzo e semplice.
E mi guardavo intorno,senza credere alla stupida felicità che ora sentivo,ridendo,cercando di capire qual'è il momento della giornata in cui il cielo è più azzurro.
Passarono ore,per me furono mesi interi.Mesi interi nei colori che mi brillavano negli occhi.
Sentivo di dovergli dire qualcosa,ringraziarlo di quella umanità che mi aveva regalato senza chiedere nulla.Dei colori che ora rivedevo.
Arrivammo in città,senza che riuscissi a dirgli nulla di questo.Non ne fui capace.
Vidi la stazione Garibaldi da lontano che sembrava una dipinto di Mirò,il Vesuvio era proprio quello di Warhol.
Scendemmo dal treno,gli tenevo la cartellina mentre lui s'arrampicava sui gradini.
"Mia figlia abita a via Medina,mi disse sorridendo.Voi la conoscete?"
"Si,conosco Medina."
Gli indicai la strada in modo sommario.Mi diede la mano con un sorriso che non riuscii a ricambiare.E mi abbracciò.Come se fossi suo figlio.
Restai immobile davanti alla carrozza che andava a fermarsi oltre i binari morti.
Restai a guardarlo mentre camminava con i suoi colori in mezzo alla gente che non lo notava.Guardando in alto come un bambino,con quella cartellina marrone piena di colori stretta sotto il braccio.
Peters Sellers in Oltre il giardino.
Fino a che diventò un piccolo punto blu.
E scomparve.
Camminai un pò cercando di non perdere le sensazioni che avevo appena ricevuto nel palmo nelle mie mani.Mi fermai oltre i binari morti per rivedere il treno fermo.
Risalii di corsa,correndo tra i vagoni fino all'ultima carrozza,urtando le porte,i sostegni,come fosse l'ultimo posto sull'ultimo treno del mondo.
Mi sedetti sul mio sedile.E piansi sorridendo.Non ero più triste.
_________________ Just a perfect day,
Ma starei meglio se tu non appoggiassi quella mano sulla mia spalla. |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 29-09-2004 22:16 |
|
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 02:43 ] |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 01-10-2004 00:44 |
|
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 02:43 ] |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 01-10-2004 00:59 |
|
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 02:45 ] |
|
gaiamente
 Reg.: 12 Apr 2004 Messaggi: 953 Da: roma (RM)
| Inviato: 01-10-2004 14:42 |
|
questo topic-taccuino è molto bello...
_________________
"la mamma dei babbei è sempre incinta" |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 01-10-2004 16:34 |
|
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 02:44 ] |
|
Ayrtonit ex "ayrtonit"
 Reg.: 06 Giu 2004 Messaggi: 12883 Da: treviglio (BG)
| Inviato: 01-10-2004 19:11 |
|
Qualcuno pensa ancora che i fantasmi non esistano. Sono in mezzo alle strade, camminano al nostro fianco. Capita che una di queste anime perse in un corpo qualsiasi,estraneo, si senta sola.
Lei era un fantasma. Non era di questo mondo. Non lo era mai stata. Per anni aveva ingenuamente pensato di essere inadeguata. E si era illusa, stupidamente, di cambiarsi d'abito e presentarsi al gran ballo.
Ma questa era Cenerentola.
Lei non aveva invece nessuna fatina, nessun incantesimo, nessuna magia. Rimase se stessa.
E tornando a casa,non vide riflesso il suo volto nel finestrino.
Ci si illude sempre noi,eh?- si disse accendendo l'ennesima sigaretta, facendosi male ancora una volta.
In fondo, se non era mai esistita, che importava morire di nuovo? Era il mondo ad esistere, con forza, prepotente, la circondava, la prendeva e la scuoteva violentemente. Non esiste prigione da cui poter scappare, quando tutto è diventato prigione.
Pensava che dovesse esserci stato uno sbaglio. Come Clark Kent, caduto da angelo del suo fantastico pianeta in questa pozza di fango. Ma lei non era Clark Kent, e neppure un angelo. Solo un fantasma, e della peggior specie: quegli idioti che si illudono di essere vivi.
Si illuse di tutto, come un fiore reciso e ormai morto guarda ancora il sole. E tutto questo solo per tenere strette quelle briciole di misera e nauseante vita che le venivano concesse. Facile, non lo era. Parlare senza parole, faticare e sudare per dire ogni giorno qualcosa che non poteva essere sentito. Amere senza aver la forza di amare, giocare senza aver carte da giocare. E un' espressione perennemente triste anche nel sorriso.
Fu cosi che quella sera smise di parlare, amare, giocare, sorridere. Rimasero solo le lacrime, stupide lacrime, perchè qualcosa doveva pur fare per passare il tempo di prigionia che le restava. Divenne i suoi occhi, che avrebbero guardato e pianto, versato lacrime e osservato lo spettacolo in rigoroso silenzio, per non disturbare.
E fu allora che senti la musica.... This is what you get, this is what you get when you mess with us..for a minute i lost myself i lost myself..
[ Questo messaggio è stato modificato da: Ayrtonit il 01-10-2004 alle 19:11 ] |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 02-10-2004 00:51 |
|
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 02:45 ] |
|
ilNero
 Reg.: 11 Apr 2003 Messaggi: 5388 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 02-10-2004 01:38 |
|
Cinque tavoli,sedie di legno impagliate.Qualche bassorilievo in legno alle pareti,il camino spento,il soffitto grigio.
Nelle sere di piena l'osteria riesce a fare anche venti persone.Troppe.
Troppe per quello che cerchi.
Cerchi il silenzio ammuffito di una penombra rassicurante.
Nient'altro.Cerchi solo la cupezza del tavolo più lontano dalle finestre.
L'Osteria è un posto per rossi.
Nello stesso edificio,al piano superiore,quelli con i manganelli arrestarono una fila di brigatisti bombaroli,e tante armi.
Ora è una piccola osteria come poche.
I frequentatori abituali si riconoscono dagli occhi,anche se non si sono mai presentati,si guardano da anni nelle sere di autunno,percorrono da anni quella strada senza luce e si siedono ai loro tavoli.Qualcuno lascia frasi su una piccola bacheca di sughero,ammuffita anch'essa.
Nelle sere come queste è facile essere da solo,solo il proprietario barbuto,cuoco,cameriere.
Non l'ho mai salutato,nemmeno stasera.Metà dalla stanza è spenta.
Quando ceni da solo,hai sempre il terrore che possa essere una cosa triste,e vai a sederti al buio.Guardi i quattro tavoli vuoti e per un attimo immagini persone sedute e...ti rassicuri che non ci siano.
E' solo una sera di un quasi autunno di un qualsiasi anno.
Pensi a quello che farai dopo.
Pensi che ti vuoi bene.In fondo ti adori.
Pensi che sei sempre stato così,e non sei ancora morto.
Pensi a come è facile,certe volte è davvero facile.
Pensi che in fondo non sei così male.
Pensi a quando uscirai,se camminerai verso destra o verso sinistra.
Pensi agli occhi appena intravisti,alle labbra mai baciate e ,per un attimo ti sorridono gli occhi.
Perchè preoccuparsi,lui ha messo Miles Davis,un lamento sordo e veloce che sposta l'aria ed hai quasi il coraggio di sentirti bene.Ma si,inutile fare lo stronzo,stai bene davvero.
Una bistecca,un piatto di radicchio e funghi,mezzo litro di rosso della casa.
Un cane abbaia da qualche parte.Uno che non saluti mai che mangia in cucina.
Due ore.
Dure ore in silenzio,in quella stanza deserta e semibuia.Senza dire una parola,con un uomo barbuto che beve il mio vino.Non mi ero nemmeno accorto che si fosse seduto.Pensavo ad altro.
_________________ Just a perfect day,
Ma starei meglio se tu non appoggiassi quella mano sulla mia spalla. |
|
Ayrtonit ex "ayrtonit"
 Reg.: 06 Giu 2004 Messaggi: 12883 Da: treviglio (BG)
| Inviato: 14-01-2005 03:35 |
|
Se non ci fosse word, cosa farei?
Non potrei esser qua a buttare via pensieri. A riesumarli più che altro, perché nascono e muoiono ogni giorno.
Non riesco a partorirli, sento che farebbero male. Quando però vuoi farti del male, e il momento arriva sempre, allora scriverli è il modo migliore di ferirsi.
Quanti errori farò? Lascerò correre i tasti per libera associazione?
Mi manchi.
Che pensiero del cazzo. Niente di originale, lo ammetto. E’ già abbastanza umiliante esser schiavi di un unico pensiero, un'unica idea che ti ha completamente ipnotizzato, assuefatto ma non anestetizzato, quello no.
Ma che questo unico pensiero sia di una banalità disarmante, diviene a volte insopportabile. Rimbaud diceva: quel che trovo insopportabile, è che nulla è insopportabile.
Come dargli torto? Di più: come si fa a non amarlo, almeno un po’, per questo?
Cosi passare giornate nella cantilena di quelle due parole, diviene consuetudine.
Allo stesso tempo, mi sforzo di produrre un pensiero più elevato produttivo positivo.
E mi rendo conto che non c’è nulla di più importante. A dire il vero, non esiste niente altro.
Le cose esistono, ma non vivono se non hanno senso. Ho trovato che il tuo pensiero, l immagine del tuo volto che si forma nella mia mente dovunque io guardi, è tutto.Ed è troppo bella per non pensarla. La tua voce ha senso, ogni minima sfumatura del tuo accento, ogni nota e ogni tono delle tue poche parole, si ripetono migliaia di volte al giorno. Non voglio sentire altro.
Si può esser felici, pienamente felici, al punto da non esser in sé dalla gioia. Si può ancor più facilmente dimenticarsi della ragione se si soffre profondamente.
Ma essere contemporaneamente in preda a gioia e dolore, è lacerante. Ringrazio ogni giorno che tu esista. Ho conosciuto giorni di buio, angoscia, tristezza, pessimismo, dolore. Chiedendomi se avesse senso sperare. Perché non è mai detto che ne abbia. Non si può sperare a priori, per diritto, per formalità. Io non posso. Mi serve un appiglio su cui affondare tutto il mio peso. Mi serve un punto su cui poggiare la mano e da cui partire a tracciare rotte di viaggio.
Quel punto sei tu. Da lì si parte. Più oltre non c’è nulla, non c’è mai stato, il resto è bianco, il resto è vuoto. Ti ho visto, e da lì ho saputo, senza bisogno di imparare, che quel che desidero più di ogni altra cosa, esiste.
Non la possiedo, ma esiste. Mi illudo che possa bastare, e a volte è davvero cosi. Lo è per qualche millesimo di secondo. Poi arriva il pensiero. Mi manchi.
E tutto crolla. Nei momenti più penosi ho sempre avuto la consapevolezza che avrebbero avuto fine.
Non che questo mi consolasse minimamente. Ma era una certezza matematica.
Con te ho perso anche quella. Non mi pongo nessun limite, ad occhi chiusi. Se non esisti, tanto vale.
Mi scioglierò. Oggi c’ era nebbia, densa e fredda e avvolgente, calda come una cuccia. Amo la nebbia. Mi nasconde da tutto, cosi posso mostrarmi ai miei pensieri. Forse per questo ero triste. Avrei voluto vederti comparire dal bianco. Cristo, odio piangermi addosso. Odio mentire a me stessa.
_________________ "In effetti la degenerazione non è mai divertente, bisogna saperla mantenere su livelli tollerabili.
Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
DEMONSETH |
|
follettina
 Reg.: 21 Mar 2004 Messaggi: 18413 Da: pineto (TE)
| Inviato: 14-01-2005 14:59 |
|
volevo rispondere, ma è troppo lungo quello che hai scritto e non ho finito di leggere...
anzi, non ho letto x niente, ho solo visto se era lungo o no!!!
....lo è!!!
_________________
|
|
Marxetto
 Reg.: 21 Ott 2002 Messaggi: 3954 Da: Milano (MI)
| Inviato: 14-01-2005 18:08 |
|
_________________
|
|
Deeproad
 Reg.: 08 Lug 2002 Messaggi: 25368 Da: Capocity (CA)
| Inviato: 14-01-2005 19:07 |
|
|
stilgar
 Reg.: 12 Nov 2001 Messaggi: 4999 Da: castelgiorgio (TR)
| Inviato: 14-01-2005 19:42 |
|
|
|