> > Attualità - Ci rimane solo calcio e cibo |
Autore |
Ci rimane solo calcio e cibo |
stilgar
 Reg.: 12 Nov 2001 Messaggi: 4999 Da: castelgiorgio (TR)
| Inviato: 26-01-2006 16:51 |
|
da Il Corriere della Sera
DAVOS — Nonostante l'impennata del petrolio, la minaccia del terrorismo e i mille conflitti, il sole dell'economia continua a splendere: la forte crescita registrata a livello mondiale negli ultimi tre anni non ha precedenti nel Dopoguerra. Ma quel sole non scalda tutti: l'Italia ha perso le opportunità che le si sono presentate. Ormai conta solo per «cibo e calcio».
È il primo giorno del Forum di Davos e in una saletta di un albergo difeso come una fortezza, Jim O'Neill, Managing Director e capo della ricerca economia di Goldman Sachs International, sta illustrando a un piccolo gruppo di giornalisti l'«outlook» 2006 della grande banca d'affari americana (nel cui vertice è appena entrato Mario Monti, mentre Mario Draghi l'ha lasciata per la Banca d'Italia).
L'atmosfera è conviviale e l'economista spazia da un continente all'altro con analisi nitide e originali. Nel 2050 quella cinese sarà di gran lunga la maggiore economia mondiale mentre il primo Paese europeo, la Germania, sarà superato anche da India, Brasile e Russia. L'India, comunque, crescerà meno di quanto si aspetta chi ammira le sue università e le sue tecnologie. Ci sono isole d'eccellenza, è vero, ma la scolarizzazione media è a livelli infimi e, tra gli 87 Paesi in via di sviluppo, l'India occupa il terzultimo posto quanto a penetrazione dei personal computer. Solo Bangladesh e Pakistan stanno peggio.
O'Neill si concede anche qualche riflessione sulla difficoltà di mettere in sintonia economia e politica. Parla della Cina, un treno in corsa alimentato da una immensa riserva di lavoro a basso costo, ma che ha anche tratto un beneficio economico dal fatto di essere governata in modo non democratico. E si sofferma sulla Germania che ha dato il benservito a Schröder e probabilmente non ha capito che le coraggiose riforme varate negli ultimi anni stanno letteralmente tirando il Paese fuori dal pozzo nel quale era caduto. «L'economia tedesca — spiega O'Neill — è tornata ad essere molto competitiva. Oggi è come il Giappone di due anni fa, pronto al balzo. Una crescita che avverrà, probabilmente, a spese di Italia e Francia».
Davanti alla curiosità del cronista italiano che chiede perché stavolta Berlino non funzionerà da «locomotiva», O'Neill squaderna una raffica di tabelle: «Guardi qui come sta calando il costo del lavoro per unità di prodotto: è un recupero di competitività formidabile. Francia e Italia, soprattutto l'Italia, sono rimaste molto indietro. Nessuno ci avrebbe scommesso, ma in Germania c'è stata una vera rivoluzione. Sembrava un Paese rigido, incapace di modificare le regole del suo mercato del lavoro. Poi il governo si è fatto coraggio e l'Ig Metall, il principale sindacato, ha deciso di accettare la logica della flessibilità: lavorare più a lungo senza incrementi retributivi per essere più competitivi. Così un Paese che sembrava condannato, oggi è in ripresa e presto toglierà ossigeno a Francia e Italia, già in difficoltà per la concorrenza asiatica e dell'Est europeo».
Parigi e Roma ora scoprono che i cugini tedeschi hanno imparato a produrre a costi più contenuti: «Dal 1990 al 2003 la Francia aveva ininterrottamente recuperato terreno sui tedeschi, ma negli ultimi due anni la situazione si è di nuovo capovolta a suo sfavore».
E l'Italia? Il giudizio di O'Neill è duro: «L'unica luce che vedo è l'arrivo di Draghi alla Banca d'Italia. Per il resto, le cose che sapeva fare bene il vostro Paese ora le fanno a costi più bassi India e Cina, ormai forti anche nelle produzioni di qualità. Se nelle manifatture di fascia alta l'Italia non riesce nemmeno ad avere costi competitivi con la ricca Germania, cosa le rimane da offrire? Solo cibo e un po' di calcio interessante ». L'uomo di Goldman Sachs dimentica alcune cose, ad esempio l'elicottero (italiano) sul quale volerà il presidente degli Stati Uniti. E sul calcio sembra avere una preparazione approssimativa. Ma i suoi giudizi taglienti sull'Italia non sono molto diversi da quelli che circolano tra i convegnisti di Davos.
Massimo Gaggi
26 gennaio 2006
Mi pare che lo scenario sia tutt'altro che incoraggiante, ma noi insistiamo a non voler vedere..
_________________
Profundis - L'anima nera della rete |
|
ipergiorg
 Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 26-01-2006 17:24 |
|
|
medea1976
 Reg.: 13 Gen 2005 Messaggi: 401 Da: firenze (FI)
| Inviato: 26-01-2006 18:05 |
|
quote: In data 2006-01-26 17:24, ipergiorg scrive:
e la ricetta curativa sarebbe lavorare + ore allo stesso identico stipendio e maggiore flessibilità? O ho capito male?
E chi ha il coraggio di imporre tutto questo?
|
Avrei un'idea...
_________________ Dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fiori.
(De Andrè) |
|
Quilty
 Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 13-03-2006 19:35 |
|
quote: In data 2006-01-26 17:24, ipergiorg scrive:
e la ricetta curativa sarebbe lavorare + ore allo stesso identico stipendio e maggiore flessibilità? O ho capito male?
E chi ha il coraggio di imporre tutto questo?
|
Se la gente non farà nulla, questo è il futuro che ci attende.
Non è fantascienza, lo scrivono il Corriere e Repubblica sulle loro pagine tutti i santi giorni.
L'economia occidentale sta attraversando un periodo di crisi a causa della concorrenza delle potenze capitaliste emergenti, quali la Cina e L'India in particolare.
Affinchè le imprese europee possano rimanere competitive, bisogna che il costo del lavoro scenda.
la direttiva Bolkestein originale, bloccata da una forte opposizione dei movimenti popolari, andava in quella direzione. Si cerca(va) di creare un mercato unico europeo laddove la protezione sociale di un cittadino italiano e i suoi diritti sono molto più tutelati di quelli di una persona dell'Est europeo. il mercato unico senza regole ,dove un'impresa può venire in Italia e imporre orari di lavoro e salari della Lettonia o della Slovacchia , va nella direzione di livellare verso il basso i costi e la burocrazia per grandi imprese, dando loro una spinta enorme per la competitività con i capitalisti orientali.
Non importa assolutamente nulla se il sistema deve essere riformato a discapito dei diritti dei cittadini,e tutta la stampa sorretta dal mondo economico , i politici da Berlusconi a Fassino, tutti sostengono questo modello dove la gente comune deve lavorare per tutta la sua vita affinchè la Fiat possa rimanere competitiva sui mercati internazionali.
Come è stato ripetuto infinite volte su questo forum, l'unica cosa che differenzia il nostro sistema da quello Sovietico è che non è lo Stato ma l'impresa privata ad avere in mano le regole del gioco. |
|
Quilty
 Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 13-03-2006 19:49 |
|
quote: In data 2006-01-26 16:51, stilgar scrive:
da Il Corriere della Sera
[i]DAVOS — «Guardi qui come sta calando il costo del lavoro per unità di prodotto: è un recupero di competitività formidabile. Francia e Italia, soprattutto l'Italia, sono rimaste molto indietro. Nessuno ci avrebbe scommesso, ma in Germania c'è stata una vera rivoluzione. Sembrava un Paese rigido, incapace di modificare le regole del suo mercato del lavoro. Poi il governo si è fatto coraggio e l'Ig Metall, il principale sindacato, ha deciso di accettare la logica della flessibilità: lavorare più a lungo senza incrementi retributivi per essere più competitivi. Così un Paese che sembrava condannato, oggi è in ripresa e presto toglierà ossigeno a Francia e Italia, già in difficoltà per la concorrenza asiatica e dell'Est europeo».
|
Scritto nero su bianco. |
|
gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 13-03-2006 20:14 |
|
l'economia non è proprio una scienza, quindi le "ricette" vanno sempre rpese con le molle. In Italia sicuramente servirebbe maggior flessibilità del lavoro e credo che se l'unico governo che possa varare cose del genere sia uno di sinistra. "Purtroppo" solo ad un governo di sinistra i sindacati (e le corporazioni profesisonali in altri ambiti) piegeheranno la testa.
Comunque sia, nel caso specifico dell'Italia, un buon punto di partenza sarebbe l'alleggerimento dell'intervento dello stato in materia fiscale, uno snellimento della burocrazia ed un rispetto della legalità (i costi dell'illegalità sono altissimi in Italia e condizionano di molto l'economia). Ci vogliono però le palle, spero che il prossimo governo (che sia di destra o di sinistra non importa) ce le abbia. Purtroppo però l'obiettivo di chi sale al potere in Italia non è di fare pianificazioni di lungo periodo, ma di mantenere il posto alle elezioni successive, e così (vedasi anche il caso Schroeder dell'articolo) si varano sempre decisioni che puntino al breve/issimo periodo.
_________________ Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è |
|
nboidesign
 Reg.: 18 Feb 2006 Messaggi: 4789 Da: Quartu Sant'Elena (CA)
| Inviato: 14-03-2006 11:40 |
|
Ma soprattutto siamo sicuri che sia la ricetta più giusta?
mi spaventa il fatto che per essere competitivi in questo mondo bisogna sfruttare mano d'opera a basso costo.
La direzione è quella sbagliata.
Perchè io non vedo crescita in un paese che lavora di più senza guadagnare in più e in qualità della vita.
Non è il paese che si riprenderà, ma le grandi aziende, ovvero i già ricchi.
Non è un bel futuro quello che ci aspetta.
quote: In data 2006-01-26 17:24, ipergiorg scrive:
e la ricetta curativa sarebbe lavorare + ore allo stesso identico stipendio e maggiore flessibilità? O ho capito male?
E chi ha il coraggio di imporre tutto questo?
|
_________________ CUCCHIAMO ? - Vota e fai votare "FilmUp LIBERO" ; perchè finalmente una nuova alba sorga sul nostro forum. - Anche Giorgclunei è con noi |
|
|
|
 |
0.006408 seconds.
|