Falkenberg Farewell
Dai filmini dell'infanzia alle sale cinematografiche,il passo dovrebbe essere impossibile, a meno che non si sia dotati di un eccellente sistema home theatre , ma per il regista svedese Jesper Ganslandt e i suoi amici, evidentemente non è stato difficile. Falkenberg Farewell, tradotto nella nostra lingua significa addio Falkenberg, e nell'intenzione degli autori il ricordo dell'ultima estate di gioventù è impresso in questa pellicola indefinibile. Dall'inizio alla fine la platea è invasa da un insieme di immagini di un gruppo di amici, discorsi spezzati e goliardie come se ne possono vedere in qualsiasi filmino delle vacanze.

Cercando una chiave di lettura, un'intenzione o significato, la pellicola manifesta il disagio del passaggio dall'età spensierata a quella del mondo degli adulti…cercarsi un lavoro, farsi una famiglia comprare una casa, per questi ragazzi è rappresentato dall'inevitabile decisione di rimanere nella loro piccola cittadina in riva al mare che li ha visti crescere e ridere, oppure lasciarla per la grande città più moderna e adatta a dei giovani in cerca di un futuro. L'intenzione è senza dubbio buona, non originale, ma buona. Il problema è che ad un pubblico diverso da quello nordico, la comprensione risulta difficoltosa e non per motivi linguistici. Neanche dopo un ora di film non si riescono a capire bene i rapporti tra i personaggi, pur se aiutati con dei titoli scritti in stampatello. Non si comprende perché questi ragazzi a volte parlino di filosofia nudi nel fiume e altre invece corrano a perdifiato sempre nudi. Non è un problema di regia, molti di noi hanno sicuramente visto filmini più movimentati, e né tanto meno un problema di lingua visto che qualsiasi doppiaggio può colmare la lacuna.

E non aiuta nemmeno la fotografia: chi si aspetta paesaggi nordici colorati di verde dal disgelo estivo, rimane deluso, e a meno di non essere un patito di botanica non si distingue la vegetazione del nord da quella tipica delle nostre latitudini.
Certo, dopo circa un ora e mezza c'è il colpo di scena che conclude l'estate dei giovani allegri e spensierati riportandoli alla realtà e alle decisioni di vita, pur mantenendo il loro spirito leggero tipico dell'età. E non si può dire nulla degli interpreti, perfetti nei loro stessi panni.

Alla fine la conclusione è una sola forse il film per come è stato concepito non è adatto alle sale cinematografiche, e se anche pensato per un pubblico d'elite, non si sa quanti pagheranno per andare a vedere i filmini d'infanzia di qualcun altro!

La frase: "Non credi che a deprimerti siano tutti i grassi che ingurgiti?".

Monica Cabras

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