Cyrus
Autori della bizzarra, convincente commedia "Baghead" (2008), che giocava sull’universo delle produzioni indipendenti horror proto-"Venerdì 13", i fratelli americani Mark e Jay Duplass tornano dietro la macchina da presa per raccontare la vicenda di Johnny (John C. Reilly), caduto in depressione dopo il divorzio dalla moglie Jamie (Catherine Keener) e che, proprio durante la festa per il fidanzamento della ex compagna, nuovamente prossima al matrimonio, incontra la donna dei suoi sogni: la dolce Molly (Marisa Tomei), madre del ventunenne Cyrus (Jonah Hill).
Ed è proprio quest’ultimo, all’interno di quella che possiamo tranquillamente definire una commedia a tinte melodrammatiche, a rappresentare il principale ostacolo nella nascente relazione tra i due, deciso ad allontanare con astuzia Johnny dalla donna nel corso di un conflitto che, se in un primo momento sembrerebbe assumere le fattezze di una vera e propria guerra, non si rivelerà essere altro che l’indispensabile occasione per capirsi meglio con la nuova figura paterna.
Quindi, un soggetto che, scritto dagli stessi registi, non punta certo all’originalità, limitandosi a tirare in ballo un po’ di psicologia familiare nell’alternare con intelligenza i divertenti momenti tipici del prodotto "leggero" a stelle e strisce con altri decisamente più seriosi, mentre a spiccare sono soprattutto le performance dei tre protagonisti.
Infatti, tra un quasi documentaristico uso della macchina da presa e il ricorso ad improvvisi movimenti e zoomate di cui, tenendo in considerazione il genere di storia affrontato, si poteva tranquillamente fare a meno, è in particolar modo grazie al notevole impegno sfoggiato da Reilly ("Gangs of New York"), Hill ("Suxbad-Tre menti sopra il pelo") e la Tomei ("Onora il padre e la madre") che i personaggi, alle prese con battibecchi e botta e risposta, prendono splendidamente forma in maniera progressiva.
Rappresentando il principale motivo d’interesse di questo simpatico e tranquillamente consigliabile lungometraggio indipendente che, in maniera curiosa, annovera tra i produttori i fratelli Ridley e Tony Scott, i quali, tra un "Alien" (1979) e un "L’ultimo boyscout-Missione: sopravvivere" (1991), ci hanno da sempre abituati a tutt’altra tipologia di spettacolo su celluloide.

La frase: "Io non ho l’abitudine di portare nessuno a casa da quando Cyrus è nato".

Mirko Lomuscio

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