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Autore A richiesta di michi81
mario54

Reg.: 20 Mar 2002
Messaggi: 8838
Da: nichelino (TO)
Inviato: 22-02-2005 17:04  
Gran parte del trattato letterario da me proposto, trae interesse sociologico sopratutto attraverso il romanzo americano: “Un tram che si chiama desiderio”, scritto da Williams Tennessee nel 1947.
In funzione di molteplici aspetti, l’Opera letteraria di Williams, si adatta sicuramente meglio al tema sulla “CENSURA” teatrale, letteraria e cinematografica, dove tale romanzo venne in parte diffamato.
L’Autore qui presente, pur avendo preso dalla narrazione di Williams alcuni dati per la propria ricerca non pretende certo di eguagliarla.
Thomas Lanier, questo è il suo vero nome di Tennessee Williams, del quale ricoprì anche il ruolo di drammaturgo teatrale e cinematografico. Egli nacque a (Columbus Mississippi) il 26 Marzo 1911. Siffatto scrittore si spense a New York nel 1983, e fu soprannominato “Tennessee” perché era il luogo di provenienza della propria famiglia. Per potersi pagare gli studi universitari lui svolse diversi umili mestieri, dei quali: il cameriere, garzone e venditore di scarpe.
Oggi si può concretamente affermare più che mai che, Williams a partire già dal secondo dopo guerra è stato uno dei più grandi drammaturghi teatrali degli Stati Uniti. Egli palesò magistralmente la tipologia umana soprattutto in forma passionale.
Tennessee Williams cresciuto a Saint Louis cominciò a scrivere nel 1938
Nel suo romanzo: “Un tram che si chiama desiderio” compose a tinte forti il dramma famigliare di Blanche Dubois; ma precisamente chi è Blanche Dubois?
E’ bene si, dato personaggio letterario da tuttora luce ad una profonda e significante marcatura femminile, strettamente di natura impulsiva, che mostra nel suo complesso le anomalie strutturali del comportamento umano in maniera piuttosto marcata.
Vittima per eccellenze delle proprie passioni sessuali, per lo più represse, … questa fragile donna si manifesta di fronte agli altri psicologicamente messa a nudo. Al fine proprio di comprendere meglio l’importanza di conforme Opera letteraria ne sono qui esposti alcuni eventi rilevanti.
Blanche Dubois, si propose a vive dopo la morte prematura del marito in un mondo immaginario, legato in prevalenza al proprio passato. Questo mondo da lei vissuto si presentava inabissato dall’alcol, ed in poco tempo perse a conseguenza di ciò la propria abitazione e anche il suo modesto lavoro d’insegnante.
Lei, a seguito di dette circostanze andò a soggiornare in un equivoco albergo di second’ordine consacrato alla prostituzione.
Essa poco più che <<trentenne>> in quest’ambiente vizioso si trovava di certo disastrata, e per continuare economicamente a vivere dovette presto infangare la sua fragile reputazione sessuale attraverso svariati uomini.
Alcuni di questi “Libidinosi” penitenti sessuali, svolgenti a volte per cosi dire: azioni puritane a tempo perso; … ossia quando gli stessi non erano troppo impegnati a socializzare con le famigerate “Cortigiane” sessuali nude del posto. Gli uni vedevano per lo più la figura caratteriale di Blanche Dubois, rappresentata nelle vesti antiquate di una misera prostituta borghese alcolizzata antiprogressista. In realtà quello non era proprio il suo vero mestiere, e né tanto meno era in grado di farlo seriamente nel modo corretto!
Purtroppo da quanto se ne può oggettivamente dedurre, essa non rappresenta di certo il modello rappresentativo a sfondo educativo, di una dolce, casta, “Cenerentola” moderna.
Nella presente narrazione letteraria di Williams, ingenti quantità di liquori e birra intendono smorzare il proprio vissuto quotidiano anche stressante.
L’attinente esposizione cinematografica del 1951 si apre durante una sera d’estate del 1947. Qui aldilà di un certo bagliore estetico d’immagine, sono proprio alcuni frangenti poetici di rilievo, a far sì che la partizione letteraria in oggetto, si presti benissimo in chiave teatrale e anche cinematografica; e quindi la mia cavillosità narrativa e data soprattutto nel mettere in luce i dettagli di scena più significanti.
Secondo la versione cinematografica americana “Un tram che si chiama desiderio” presentata in bianco e nero del 1951, Blanche DuBois fu impersonata dall’attrice Vivien Leigh.
Esposizione d’apertura: lei in scena a crepuscolo serale inoltrato giunse in treno alla stazione ferroviaria di (New Orleans). In quella torbida serata estiva, la sua fragile figura “inquieta” emerse sul grande schermo attraverso una nuvola di vapore generata da una vecchia locomotiva in sosta lungo i binari.
Blanche Dubois comparve tra la folla con una piccola valigia in mano, dando tra l’altro, l’impressione di non avere una meta alquanto precisa. Erano i primi d’Agosto, e del resto, in quella gremita stazione ferroviaria di New Orleans non c’era proprio nessuno che l’aspettasse.
In quel momento Blanche Dubois aveva l’aria piuttosto confusa e smarrita, mentre al suo fianco, dal lato opposto del binario, c’era una chiassosa comitiva matrimoniale in fase di partenza.
Dal suo percepibile tremolio corporeo si poteva anche denotare una certa astinenza alcolica in parte repressa, o per lo meno contenuta.
Certamente nel proprio esile portamento fisico lei si mostrava molto attraente e sensuale per l’età che aveva.
La stessa medesima discende da ugonotti francesi, nacque in America, e si evidenziava attraverso capelli ondulati biondi appena adagiati lungo le spalle
La sua capigliatura essendo ossigenata, al tempo classificava tale tipo di donne come poco di buono. Il suo viso almeno se non altro, era di natura raggiante, specie nei gradevoli lineamenti, non che in quelli palesemente sensuali della bocca.
I suoi perturbanti occhi azzurri, in base all’intensità dei propri stati d’animo mostravano chiaramente: “Forti stimolazioni interiori di carattere apertamente libidinoso”. Purtroppo, siffatto suo stato psichico indicava anche: <<profonde tracce espressive di ninfomania cronica persistente>>!
Nel proprio esile portamento fisico, ogni suo passo, ogni suo gesto, rappresentavano espressivi sussurri erotici …
Osservandola attentamente si percepivano in lei, le profonde pene esistenziali di una vita di certo mal vissuta; ma madre natura però gli aveva dato il dono della bellezza, e di questa sua evidente attrattiva fisiologica Blanche Dubois n’era certamente fiera. Tra l’altro, il suo modo di vestire piuttosto inconsueto, palesava chiaramente il proprio “narcisismo” spontaneo.
Vecchi polverosi abiti decadenti fuori moda contornavano il suo aspetto, ed esibivano in trasparenza le proprie forme fisiche sottostanti. Da quell’aspetto anche un po’ trasandato, si deduceva che Blanche Dubois avesse scarso sostentamento economico per vivere.
Lei portava uno strano cappello munito di zanzariera trasparente appena percepibile, e le stesse mani, incalzavano attempati guanti di seta bianchi.
Particolare di rilievo non meno importante: il seno di Blanche mostrava tratti giovanili ancora quasi acerbi, il che indicavano in lei una palese mancanza di sviluppo ghiandolare materno. Tale caratteristica fisiologica era la stessa di Vivien Leigh la quale la raffigurava nel film.
Siffatta attrice, nonostante avesse una figlia, a differenza di Blanche (che non n’aveva), dal lato puramente affettivo ben poco si occupò di lei. Tra queste attinenti problematiche materne di Vivien Leigh entrano in gioco: la sua frenetica carriera, e poi successivamente, i burrascosi tormenti mentali, ed esistenziali della medesima. – Nel riprendere la figura caratteriale di Blanche Dubois non è solamente di natura appariscente! La sua immensa generosità umana, dava altresì spazio alla propria notevole gentilezza e affabilità sentimentale. - In quel frangente di viaggio ferroviario lei comparve fortemente agitata, ed espressa in chiave poetica, aveva similmente nervi tesi come vibranti corde di violino al vento. In essa traspariva con molta inquietudine il desiderio di raggiungere al più presto la casa di sua sorella Stella, la quale, reggeva i propri 25 anni con sembianze ancora adolescenziali.
E’ bene si, Blanche Dubois, in quell’antica stazione ferroviaria di New Orleans, subito dopo il suo arrivo, chiese ad un giovane marinaio del posto la seguente informazione: <<Devo prendere un tram che si chiama “Desiderio”, … ed ancora un altro chiamato Cimiteri … E’ dopo sei isolati, devo scendere al quartiere dei Campi Elisi>>. Al tempo proprio quel vecchio tram da lei nominato “Cimiteri” passava effettivamente a fianco di quello monumentale di New Orleans; mentre i “Campi Elisi”, erano più che altro una licenza poetica espressa da Williams a sfondo mortuario; riguardante non a caso proprio al tramonto finale dell’essere. Riguardo poi all’altro pittoresco tram sempre di New Orleans denominato “Desiderio” effettivamente esiste ancora adesso in detto luogo per lo più scopo turistico.
A tale proposito, parlerò più avanti dell’esatto motivo perché Williams l’abbia prescelto proprio per la sua narrazione.

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mario54

Reg.: 20 Mar 2002
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Da: nichelino (TO)
Inviato: 22-02-2005 17:08  
Blanche Dubois, nell’attinente trasporto cinematografico del 1951, durante una tremenda lite con il nuovo fidanzato Mitch, rimane totalmente frastornata da una straziante voce esterna proveniente dal cortile.
Lei, durante la serata in questione si recò convulsivamente alla porta d’ingresso, e gli comparve davanti a sé un’orrenda figura umana quasi surreale. Si trattava di una povera vecchia “fioraia” messicana, non vedente, vestita di nero. Il suo debole corpo appariva crudelmente martoriato dalle rughe, ed era quasi piegato in due dall’artrosi. Ironicamente, la stessa anziana donna avrebbe presto raggiunto il Cimitero, speranzosa tra l’altro, di non coricarsi per sempre a digiuno.
Mediante questo pietoso strazio di miseria umana, Blanche immaginò terrorizzata la propria futura vecchiaia. La fioraia in questione, dopo la scomparsa del marito, vendeva: fiori e corone di latta colorata per i morti. In quest’umile rappresentanza funebre a d’omicidio, essa portava casa, per casa, il suo profondo dolore e la propria agghiacciante “sfiga” esistenziale.
Qui a giudizio personale e non solo, appare evidente che Williams ha voluto forzare un po’ troppo la mano in chiave teatrale, riguardo al regresso economico, non che anche il derivato deterioramento fisiologico dell’essere, abbinato poi a quello d’estinzione finale. Sicuramente lui, attraverso l’immagine simbolica di questo straziante, macrabo, melodramma, ha voluto mostrare in modo inequivocabile: la tragedia dell’invecchiamento umano, privo tra l’altro di un’adeguata sussistenza primaria.

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GionUein

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Da: taranto (TA)
Inviato: 22-02-2005 17:09  
Tutto qui?

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mario54

Reg.: 20 Mar 2002
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Da: nichelino (TO)
Inviato: 22-02-2005 17:12  
Di certo è una fortuna che l’opera letteraria di Williams “Un tram che si chiama desiderio” del 1951 approdò da prima in teatro, e poi a seguito mediante cinema; giacché in quest’ultimo furono integrati su celluloide entrambi metodi e stili di recitazione. Personalmente, qui pongo in rilievo: quella poetica teatrale inglese Shakespeariana, rappresentata da Vivien Leigh, ma anche l’altra recitante russa a riporto cinematografico non propriamente americana, se bene in loco, basata sul (Metodo) Stanislavskij dell’austriaco Strasberg Lee, rappresentata da Marlon Brando.
Lui, nel film in oggetto, copre il ruolo di Stanley Kowalsky, cognato stupratore di Blanche Dubois. Poi sempre in altri film detta scuola cinematografica è stata rappresentata da: “James Dean, Al Pacino e tanti altri”. Perfino la stessa celeberrima Marilyn Monroe nel corso degl’anni cinquanta ne prese parte a questa scuola del “Metodo” Stanislavskij.
Durante la proiezione americana: “Un tram che si chiama desiderio” del 1951, Tennessee Williams si trovava sul set di produzione in funzione di commediografo. Lui secondo la mia ipotisi deduttiva quasi certa apparve nel film brevemente in secondo piano voltato di schiena.
In quell’istante scenografico in cui esso apparve al pubblico, Blanche Dubois disse al proprio fidanzato Mitch, le fatidiche parole chiave del romanzo:
“Morte! … L’opposto… è Desiderio!”. Poi nella penombra della stanza, lei andò lentamente con passo tremolante verso la finestra del soggiorno, e Williams durante quella tarda serata apparve sullo sfondo stradale adiacente a tale finestra vestito di bianco.
Almeno in ambito di decenza funebre, forse era meglio che lo stesso Tennessee Williams, o chi che sia si sarebbe adeguato per simile circostanza nel vestirsi di nero, ma dato l’oscurità notturna, era l’unica soluzione più plausibile per essere meglio identificato dal pubblico.
A questo proposito: (Scusate la rima), ma al dramma e alla tragedia, si unisce quasi la COMMEDIA! Il tutto fu dimostrato in modo particolare quando Blanche Dubois durante un triste pomeriggio piovoso si trovava a casa di sua sorella Stella.
In base alla nuova trasposizione letteraria corredata dell’Autore Antonio Tron, codesta donna fu trafitta da una fortissima sbornia di lacrime. Perfino i vetri di quella finestra rimasero completamente “appannati” dalla sua dirompente, umida, afflizione.
In tale condizione disastrante Blanche Dubois sembrava proprio una sorta d’idrante umano, dove la pioggia esterna rappresentava solo un pretesto forzato alla sua commovente disperazione.
Essa poi disse:
“ I deboli devono sempre “elemosinare” i favori degl’altri … - Devono costantemente mostrarsi: brillanti, gentili, ed attraenti, ed io oramai, “appassisco…! Non basta solo essere gentili, bisogna essere anche attraenti”. Qui si può benissimo denotare come Blanche Dubois si sentisse raffigurata in quel momento ad una “rosa” avvizzita. Lei mediante il proprio gemito esistenziale avrebbe voluto annaffiare i suoi petali carnali appassiti dal tempo. Essa inoltre cercava attraverso le sue copiose lacrime di allontanare le proprie colpe, al fine di purificare il suo debole Spirito.
Purtroppo la sua fragile anima indubbiamente corrotta… era già da qualche tempo intrappolata, da troppe smoderate tribolazioni.
Williams, sotto alcuni aspetti la vedeva simbolicamente come una donna impossessata dal “Demonio”.
L’Autore qui presente, esaminati i contenuti in questione, invece la ritiene più che altro: una povera vittima imprigionata dall’alcol, rimasta di conseguenza travolta delle proprie passioni istintive. Del resto, in conformità ad alcuni aspetti analitici, (Blanche Dubois) potrebbe anche essere la proiezione mentale di me stesso! … Probabilmente dal lato “depressivo” in lei trovo delle affinità caratteriali del tutto simile alle mie materne.
Viceversa, da parte di mio padre, ho assimilato la timidezza nei rapporti relazionali con gli altri. Tuttavia, malgrado ciò, ho la convinzione certa che entrambi miei genitori mi abbiano anche trasmesso qualcosa di giusto sui valori della vita. Personalmente amo i perdenti, perché nelle proprie battaglie della vita non sempre si può vincere; e quindi di conseguenza: mi sento partecipe al dolore di coloro che soffrono per le loro sconfitte. Williams tale sconfitte umane le associava agli eventi temporaleschi. La consistente corposa pioggia accompagnata da questi malesseri esistenziali era per Williams il binomio perfetto alle sue malinconiche e tristi letterarie.
I forti “temporali” esprimono tuttora la forza gigantesca e straordinaria della natura.
Un tempo, questi possenti fenomeni atmosferici, generarono nell’uomo sensazioni ancestrali… I nostri più lontani antenati si ripararono nei rifugi delle caverne, mentre noi ora, … <<se riusciamo a pagare l’affitto abitativo per tempo>>, lo facciamo tranquillamente tra le calde e comode mura domestiche.
In quel tempo remoto dell’essere, il nostro antenato osservava intimorito i bagliori dei lampi, con frastuono dei tuoni e lo scandire nostalgico della pioggia. Proteggendosi in tane, nude e spoglie, avvertiva intimamente nell’anima la forza straordinaria della potenza divina, e tutto ciò per lui era “Profondo Mistero”! … Questi singoli uomini palesavano apertamente le loro semplici percezioni mistiche, e nello stesso tempo anche un senso d’angoscia profonda. Indi, gli stessi, sentendosi gravosamente sconfitti ed inermi di fronte la forza violenta della natura, cercarono contatto mediante affettivi cari, per rigenerare in qualche modo la propria vita deteriorata dal tempo.
Ora, nel proseguimento letterario del romanzo di Williams, la nostra povera Blanche Dubois mente esplicitamente a tutti, perfino a se stessa; dicendo apertamente attraverso le proprie testuali parole: “Dopo tutto il fascino femminile è per metà illusioni”!… A questo punto rimane superfluo aggiungere che lei su di tali illusioni, radicò il proprio destino esistenziale!
Di certo, mediante il pensiero narrativo di Williams, si può intravedere chiaramente incarnato in lei, anche il mitico personaggio greco di “Pandora”. A differenza della stessa Pandora, Blanche DuBois nascondeva i suoi mali dentro un affascinante e fragilissimo vaso di vetro.
Il pensiero narrativo di Williams è sopratutto meditato ad esprimere donne decadenti, e uomini inquieti. Oggi, quegli stessi uomini vengono per lo più trasportati nel calvario delle tragedie greche omeriche, citate anche da Eugene Gladstone O'Neill; (New York 1888, Boston 1953) padre della drammaturgia statunitense, non che anche: premio Nobel per la letteratura americana. Le sue opere, diedero molto in termini di sviluppo narrativo, e Tennessee Williams ne colse alcuni spunti per le proprie.
In conformità ai violenti contenuti, per lo più di matrice sessuale, il romanzo: un tram che si chiama desiderio, di Williams, dal secondo dopo guerra fino ad oggi è stata ispirazione per parecchie rappresentazioni teatrali, non che “Commentazioni Letterarie” in quasi tutto il mondo. Mia compresa! Nel trasportare il personaggio di Blanche Dubois in tempi più moderni, si deduce ancora oggi come alcuni detti <<uomini squalo>>… senza troppi scrupoli di sorta, cercano e mirano sopratutto allo sfruttamento di donne psicologicamente vulnerabili.
Si può anche intravedere in corrente condizione come Blanche Dubois appaia piuttosto carente di mezzi caratteriali “autodifensivi”. Qui Williams ha voluto certamente mostrare al pubblico in chiave drammatica: l’essenza psicologica della fragilità femminile.
Nel tempo, il cinema statunitense ebbe grande interesse di rilievo nei confronti di questo famoso romanzo, trasportando sul grande schermo alcune rilevanti pellicole. Le prime due, del 1949 e 1951 al tempo prodotte in America, furono massicciamente filtrate dalla “Censura” dell’Epoca.
E’ doveroso precisare che la pellicola del 1949, “Un tram che si chiama desiderio”, tratta dal suo omonimo spunto teatrale, è stata più che altro una sperimentazione mai approdata nelle sale cinematografiche, ben si conclusa, di fatto, come fonte di riferimento esecutivo. In ogni caso, proprio questa sperimentale pellicola del ‘49 spianò la strada a quella definitiva del 1951. Al tempo quest’ultima fu girata negli stabilimenti di Hollywood, dalla casa cinematografica Warner Bros. Poi nei suoi ultimi tre giorni delle riprese, la propria compagnia cinematografica dell’Actor’s Studio si trasferì a New Orleans per girare gli esterni. Qui Vivien Leigh fu accolta dal sindaco del posto come “Cittadina Onoraria”.
Ci sono stati in seguito tre principali remache (televisivi) del romanzo di Williams “Un tram che si chiama desiderio” del 1951, applicati rispettivamente nel 1984; 1995; 1998; mentre la citazione cinematografica di Pedro Almodovar del 1999 “Tutto su mia madre” è certamente un caso isolato a parte. Oggi detti televisivi tendono a svincolarsi molto dalla censura cinematografica dell’Epoca, ponendosi in chiave contemporanea. Purtroppo gli stessi televisivi presentano evidenti lacune in termini complessivi di: scenografia, colonna sonora e rifiniture artistiche.
Nel condurre in vece sul grande schermo la pellicola americana “Un tram che si chiama desiderio” del 1951, appaiono di certo “annullate” le visioni mentali inerenti ad un mondo espressamente consumistico, oppure non di meno, a matrice iter tecnologica.
Di proposito qui è stata minimizzata la rappresentazione spontanea di tipo naturalistica a favore di quella più simbolica a carattere sceneggiante.
Il motivo di tale decisione si deve al fatto che il riversamento su pellicola del 1951 è stato concepito attraverso un’ottica concettualmente teatrale, basato in particolar modo su espressività, gestualità e dialoghi molto marcati. Di certo qui la sostanza principale è proprio l’uomo, e non l’apparenza artificiosa che lo circonda; e di conseguenza: i colossi del consumismo, e mode transitorie derivate dell’epoca prendono spazio quasi nullo.
In America all’inizio anni cinquanta c’era una fiorente ideologia teatrale sovietica a matrice anti capitalista. Quest’ideologia sovietica fermentava in particolar modo all’interno dell’Actor’s Studio. Il suo fondatore fu proprio Stanislavskij - kostantin Sergeevic, (1863 – 1938). Al tempo, lo stesso Stanislavskij operava come: regista teorico teatrale, non che anche come attore medesimo. Egli applicò il realismo psicologico sulla scena, vale a sostenere che l’attore s’identifica perfettamente con il suo personaggio. L’origine storica di quest’approccio risale al diciannovesimo secolo, proprio mediante Theodore Ribot psicologo francese (1839-1916). Le sue teorie somigliavano o addirittura risalivano, a quelle dell’analista sperimentale tedesco Wilhelm Wundt, e del filosofo russo Petrovich Pavlov, la cui idea chiave <<se pur da molti contrastata>> è quella che: l’uomo è un animale senz’anima, che funziona secondo i parametri stimolo risposta.
Più tardi l’austriaco Lee Strasberg, (1901 –1982) regista e insegnante di recitazione, che fece parte del Group Theatre statunitense, divenne nel 1950 direttore artistico dell’Actor’s Studio. Alla fondazione nell’ottobre 1947 ne prese parte anche il regista Elia Kazan. Riguardo a Lee Strasberg il suo metodo d’insegnamento si richiamava a Stanislavskij, anche se da questo differisca per alcuni aspetti. Lo stesso Lee Strasberg, a New York adottò le tecniche di “memoria emotiva”, ossia:
“ Il criterio empirico della recitazione sviluppato da questa”. Tradotto in parole più chiare, il metodo richiede essenzialmente che l’attore faccia affidamento sulle proprie attinenti “emozioni” viscerali. In modo particolare: si propone all’attore, nei confronti della drammaturgia recitativa riferimenti sconvolgenti ad un suo episodio drammatico vissuto. Il ricordo di questo suo psico-dramma stimolerà quindi nell’attore lo stesso tipo sentimento, al fine di ricreare al momento della recitazione lo stato d’animo preposto. Purtroppo, tra i tanti, questo è il metodo di recitazione più rischioso, ma anche nello stesso tempo quello più valido. Di certo con dato metodo, finalizzato a portare in superficie drammi esistenziali passati, si può compromettere la psiche di una persona non adatta propriamente alla recitazione drammatica.
Nel ritornare a Tennessee Williams, i caratteristici luoghi inerenti al suo romanzo restano tuttavia aderenti alla propria Epoca d’appartenenza, se bene da questa ne traggono in pellicola solo la sostanza espressiva più marcata. I personaggi da lui descritti sono inoltre racchiusi ed incorniciati con arte, in un vecchio mondo di quartiere “Sud americano” di New Orleans isolato a parte. Al suo interno compaiono in prima fila individui per lo più: oppressi ed emarginati. Questi detti scarti umani, fanno tutti parte di un’aggregazione d’anime socialmente ed economicamente sconfitte, che non hanno saputo o hanno voluto accettare l’etica e le direttive di Massa comuni.
Gli uni in tale ambiente vivono imprigionati con le proprie sofferenze e le loro passioni! … In corrente condizione, i medesimi per far prevalere i loro bisogni umani usano spesso la forza istintiva animalesca a scapito della ragione! Qui l’Anima di questi poveri cristi, o diavoli (disadattati) appare di certo nitida, poiché l’attinente involucro protettivo dell’essere e alquanto trasparente. Essi gridano e producono scompiglio, allo scopo di fare percepire agli altri che sono ancora sensibilmente vivi! … Non di meno: amplificano a dismisura le proprie tribolazioni, e la loro “aggressività” prevalentemente auto-difensiva.
Sotto questo punto d’osservazione analitica appare evidente, il legame connesso da Williams al suo precedente romanzo scritto nel 1944 intitolato: “Lo Zoo di Vetro”.
In questa narrazione letteraria americana trasportata a seguito mediante teatro e cinema, si evidenziano, di fatto, gli istinti umani più repressi. In dato isolamento famigliare, prevalentemente di forte miseria economica, si porta in luce una ragazza (zoppa) socialmente emarginata, che collezionava piccoli animali di vetro, dei quali quello dell’Unicorno. Questo solitario cavalluccio di vetro colorato, sempre in disparte, rappresenta con chiarezza la metafora del suo essere diverso dagli altri.
In tale letteraria si narra che Tom. Il fratello maggiore di questa disabile fisica di nome Laura, era morbosamente innamorato di lei, Tra l’altro lo stesso Tom era un poeta incompreso che lavorava in un piccolo magazzino di scarpe, mentre sua madre Amanda, viveva totalmente immersa e frastornata, nei ricordi sfioriti del proprio passato. L’attinente romanzo è stato poi trasportato in America sul grande schermo nel 1950 da Irving Rapper. Poi nel 1973, Anthony Harvey con altri personaggi ne crearono un telefilm, e a seguito nel 1987 Paul Newman, in veste di regista lo portò su grande schermo.


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Estenava

Reg.: 04 Nov 2004
Messaggi: 3185
Da: Pisa (PI)
Inviato: 22-02-2005 17:24  
In tutto ciò c'è un errore di ortografia.
Trovatelo!
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"La morte fa male alla salute"

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mario54

Reg.: 20 Mar 2002
Messaggi: 8838
Da: nichelino (TO)
Inviato: 22-02-2005 17:27  
Uno solo?...

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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 22-02-2005 17:33  
Al primo rigo, infatti, già, perché Este ha letto solo il primo, come me, d'altronde.Ma perché costruite post così lunghi?
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E tu, lenta ginestra,che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni, anche tu presto alla crudel possanza soccomberai del sotterraneo foco, che ritornando al loco già noto, stenderà l'avaro lembo su tue molli foreste.......

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mario54

Reg.: 20 Mar 2002
Messaggi: 8838
Da: nichelino (TO)
Inviato: 22-02-2005 17:40  

Ho scritto un posto cosi lungo poichè gli serve a michi... per la sua ragazza che da cio ne deve trarne qualche spunto di tesi su tennessee williams. Ora con questo ho finito scusatemi


Tennessee Williams nel 1958 propose un altro romanzo in parte autobiografico intitolato “Improvvisamente l’estate scorsa”. Con questo suo romanzo evidenziò, di fatto, il proprio dramma famigliare, vissuto mediante l’esecuzione di una lobotomia chirurgica cerebrale nei confronti di sua sorella Rose. L’operazione fu fatta eseguire dalla madre Edwina di Williams, perché riteneva la figlia troppo squilibrata. Blanche Dubois sotto alcuni aspetti caratteriali era anche lei simile a questa sorella di Williams, del quale lui stesso nutriva verso di lei un morboso attaccamento affettivo nei confronti di sua sorella. Evidentemente, del resto, la madre di Tennessee Williams soffriva d’evidenti di disturbi mentali, e negli anni seguenti fu internata in manicomio. La stessa madre di tale scrittore affiorava anche nella narrazione letteraria: “Lo zoo di vetro”. - Il romanzo auto biografico di Williams “Improvvisamente l’estate scorsa” è stato poi portato nel 1959 sul grande schermo dal regista Joseph L. Mankiewilz, con Elisabeth Taylor e Montgomery Clift.
Tennessee Williams nel 1983, dopo l’ebbrezza del successo di decenni, per scompensi depressivi, a causa di un sovradosaggio eccessivo d’anfetamine e barbiturici decedette nel sonno. Dal conto mio, morire nel sonno in dato modo la considero certo una morte invidiabile!

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Mizar81

Reg.: 29 Ott 2004
Messaggi: 8463
Da: Latisana (UD)
Inviato: 22-02-2005 18:06  
quote:
In data 2005-02-22 17:33, ginestra scrive:
Al primo rigo, infatti, già, perché Este ha letto solo il primo, come me, d'altronde.Ma perché costruite post così lunghi?




Per tornare all'inizio e arrivare a leggere fino alla fine della prima riga (è lì l'errore! mica all'inizio, che uno lo becca al volo!) ho girato la rotella del mouse tanto che fra un po' mi partiva come le macchinette a molla....
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Agitandosi in una terra dove la luce della Luna ghiaccia, comincia un'era di distruzione e rinascita...

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mario54

Reg.: 20 Mar 2002
Messaggi: 8838
Da: nichelino (TO)
Inviato: 22-02-2005 18:10  

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Vivien Leigh - Non voglio realismo, voglio magia!

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archer84

Reg.: 26 Gen 2004
Messaggi: 4249
Da: catania (CT)
Inviato: 22-02-2005 20:05  
è uno scherzo vero?
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...(cit.)

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Michi81

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 3120
Da: Lugano (es)
Inviato: 23-02-2005 08:55  
quote:
In data 2005-02-22 17:40, mario54 scrive:
Ho scritto un posto cosi lungo poichè gli serve a michi... per la sua ragazza che da cio ne deve trarne qualche spunto di tesi su tennessee williams.


Grazie Mario, gentilissimo! Stampo tutto e leggo con avidità.
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"Mi esposa era al fiume, a lavare, un gringo l'aggredì e la voleva.."

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Michi81

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Da: Lugano (es)
Inviato: 23-02-2005 09:09  
P.s.: si potrebbe spostare in "Non solo cinema".
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zagofra


Reg.: 06 Ott 2004
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Da: parabiago (MI)
Inviato: 23-02-2005 09:33  
Quest'uomo decisamente ha poco o nulla da fare nella sua vita. Trovategli un donna così si tiene occupato!!
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Le donne non sono mai quello che sembrano:
c'è una donna che vedi e una che si nasconde.

Uma Thurman

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Michi81

Reg.: 08 Giu 2004
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Da: Lugano (es)
Inviato: 23-02-2005 09:35  
O anche un cane.
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