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Chiuso per ferie....l'oste è fuggito infartuato,ieri ha grandinato..sul selciato..immacolato |
Deeproad
 Reg.: 08 Lug 2002 Messaggi: 25368 Da: Capocity (CA)
| Inviato: 16-06-2004 16:46 |
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ZoraDomina ex "Dalila"
 Reg.: 30 Lug 2002 Messaggi: 4182 Da: vico equense (NA)
| Inviato: 16-06-2004 17:03 |
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Io credo che conti davvero poco se un "amore" nasce in lidi virtuali o reali, credo piuttosto che ciò che conti davvero, sia riccorrentemente l'intelligenza emotiva.
Essa infatti, permette all'individuo (un individuo particolarmente acuto), di rilevare a discapito delle varie impossibilità (come quella di vedersi, o toccarsi o annusarsi), ma a favore di tante altre (l'uso particolare della parola, in tutte le sue forme, e in ralazione alle dinamiche del ragionamento, che è incredibilmente vario, assolutamente diverso per ognuno di noi), l'affinità che lo lega ad un altro individuo.
E' questa infatti a rappresentare, nel virtuale, tutta quella gamma di gesti, profumi, toni di voce, modalità di comportamento, che nel reale ci attraggono in una persona.
I concetti, i temi e tutta quella cultura che possono essere trattati all'interno di un discorso ("farina del nostro sacco" o meno), sono solo le precarie indicizzazioni di quel che una persona dimostra d'essere e di conoscere, e che sono autenticizzati solo attraverso particolarissime sfumature di messa in riflessione, messa in autorelazione e messa in scrittura, attraverso miliardi di combinazioni possibili, forse ancor più numerose delle combinazioni fisiche, che spesso limitano fortemente un rapporto, riportando ad un unico elemento la vastissima gamma delle affinità ricercabili.
E questo, nel mondo esterno, succede spessissimo...
Si può dire quindi, che i rapporti possono attecchire ovunque, e che in luoghi diversi, si è soggetti ad "attrazioni" diverse, e che ad "attrazione" diversa, deve corrispondere una sensibilità di diverso tipo.
Mi permetto anche di fare un'osservazione più spinta.
La sensibilità cerebrale, dovrà essere tanto più spiccata, quanto più sarà arduo il percorso di ricerca di affinità, quanto più sarà sottile quindi, l'aspetto delle caratteristiche di un essere umano; e nulla, come l'aspetto del pensiero (piuttosto che quello estetico o del comportamento) può essere impercettibile e arduo da rilevare. Alla luce di questo, credo che le poche persone che si trovino a condividere una forte attrazione qui, siano anche quelle che con più acume e originalità, possano realmente vivere un rapporto significativo anche fuori, un rapporto forse non convenzionale (ma chi ha detto che il convenzionale è sinonimo di stabilità?) fatto di poche parole, di complicità, di fiducia, perchè fondato sull'empatia reciproca e la medesima percettività mentale.
Per contro, le persone meno sensibili, nel virtuale, tenderanno a compiere gli stessi errori di valutazione che solitamente compiono nella realtà, con la differenza che qui, non si potrà ripiegare sul contentino dell'attrazione fisica.
L'unica analogia riscontrabile, che non risiede nella genesi, risiede nell'epilogo... Le persone si evolvono, e i rapporti finiscono, lì fuori, come qui dentro. |
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philipcat
 Reg.: 08 Feb 2004 Messaggi: 1372 Da: Roma (RM)
| Inviato: 16-06-2004 19:29 |
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Non posso che condividere parola per parola, Zora. E' per me un gran sollievo quando vedo che qualcuno riesce a mettere in fila pensieri e concetti che sento ma non sono in grado di esprimere. Hai un gran dono.
_________________ Don't dream it, be it. |
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Lunatika
 Reg.: 14 Gen 2003 Messaggi: 3310 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-06-2004 19:45 |
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Edizioni Einaudi.
_________________ ‡ .:Dalla terra germoglia una lucciola:. ‡ |
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ilNero
 Reg.: 11 Apr 2003 Messaggi: 5388 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 16-06-2004 19:49 |
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quote: In data 2004-06-16 19:29, philipcat scrive:
Non posso che condividere parola per parola, Zora. E' per me un gran sollievo quando vedo che qualcuno riesce a mettere in fila pensieri e concetti che sento ma non sono in grado di esprimere. Hai un gran dono.
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E' ti dirò di più,può anche tradurlo in inglese,francese e tedesco.
_________________ Just a perfect day,
Ma starei meglio se tu non appoggiassi quella mano sulla mia spalla. |
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philipcat
 Reg.: 08 Feb 2004 Messaggi: 1372 Da: Roma (RM)
| Inviato: 16-06-2004 19:51 |
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quote: In data 2004-06-16 19:45, Lunatika scrive:
Edizioni Einaudi.
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Sempre meglio del Bignami. |
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philipcat
 Reg.: 08 Feb 2004 Messaggi: 1372 Da: Roma (RM)
| Inviato: 16-06-2004 19:55 |
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quote: In data 2004-06-16 19:49, ilNero scrive:
quote: In data 2004-06-16 19:29, philipcat scrive:
Non posso che condividere parola per parola, Zora. E' per me un gran sollievo quando vedo che qualcuno riesce a mettere in fila pensieri e concetti che sento ma non sono in grado di esprimere. Hai un gran dono.
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E' ti dirò di più,può anche tradurlo in inglese,francese e tedesco.
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E in forummese. Lingua piena di sottintesi e calembour, non per tutti.
_________________ Don't dream it, be it. |
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gaiamente
 Reg.: 12 Apr 2004 Messaggi: 953 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-06-2004 20:05 |
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Infatuarsi di…e perché no?
“Essere presi” dal cervello di una persona …poter considerare un individuo per le cose che dice,che pensa,senza essere influenzati dall’involucro ,né condizionati dal contesto anagrafico o sociale può essere meraviglioso e a volte, pregnante al punto tale , che addirittura la punteggiatura…le pause…un nick, piuttosto che un avatar, acquistano un fascino e trasmettono emozioni tali che verrebbero dai più considerate demenziali…
…però il problema non è quanto di reale ci sia nell’altro…nessuno infatti potrebbe negare che quelle parole,quell’emoticon lì sul monitor appartengano a tutti gli effetti a una persona in carne e ossa con emozioni e sentimenti, teorie e pensieri reali,
il rischio è però quello di incentrare tutto sulle proprie aspettative o sulla propria personale percezione dell’altro…percezione che spesso è solo la proiezione dei nostri desideri,dei bisogni di un dato momento,....il temporaneo palliativo di un particolare stato d’animo…
che poi a voler essere più realisti ancora, vorrei vedere quanti ,pur presi “emozionalmente “da qualcuno conosciuto in rete non abbiano visto infrangere l’immagine che si erano costruiti dell’altro ,idealizzandola e immaginandola perfettamente collimante con i propri gusti, nel momento della verità…che in genere avviene anche prima di un incontro fisico e che coincide di solito con “la foto”di turno e/o telefonata annessa. Ma giaaaa…ora si ovvia a inutili perdite di tempo chiedendo già dalle prime battute “ce l’hai una tua foto?” …giusto per essere sicuri il prima possibile che si stia investendo il proprio tempo e la propria intelligenza con una persona che ci garbi innanzitutto fisicamente. Perché sfido chiunque ad essere affascinati(perché questo spesso accade)a scatola chiusa da qualcuno e poi a trovarsi coerentemente nella condizione di continuare il rapporto secondo le medesime formule o l’identica intensità anche dopo avere appurato che l’interlocutore che avevamo immaginato alto ,occhi azzurri,sguardo interessante …è invece baso grasso peloso e pure strabico.(questo naturalmente facendo queste considerazioni secondo canoni di bellezza oggettivi..nessuno vuole qui negare che anche la seconda opzione possa piacere…anzi per par conditio aggiungo …e viceversa.)
In più c’è da dire che riunire quello che personalmente si è vissuto dell’altro, a quello che effettivamente l’altro è,… è difficile …in alcuni casi devastante…e anche nelle migliori situazioni
dove tutti i tasselli sembrano essere al posto giusto(…la mente…l’aspetto…la voce..) comunque destabilizzante.
Che poi lo scossone tra l’idealizzato e il reale sia momentaneo o meno decide poi quello che sarà il principio di qualcosa che si sviluppa finalmente sul piano della totalità delle dimensioni …oppure l’epilogo di un illusione.
Eppure per quanto sia ormai di gran moda utilizzare la rete per dare sfogo alle proprie frustrazioni o per tamponare un’incapacità di relazioni faccia a faccia ,giacchè è ben più facile fingere o credere per primi di essere qualcosa che non si è o comunque convincere gli altri di esserlo, barricati o anche solo rappresentati da “parole”…e anche vero che molte persone si sono riconosciute tra la folla.
Si sono trovate come se non aspettassero altro da tutta la vita .
E questo ha in se qualcosa di magico…di alchemico…un sapore di predestinato.
E “riconoscersi” ha una valenza diversa dal conoscersi…è come se l’altro fosse sempre stato lì per noi…e ci toccasse solo trovarlo…il tassello mancante alla nostra esistenza…la persona che nella miscelazione esatta di analogie e differenze ci completa nella complementarità.
E quando questo accade…allora si …che poter vivere innanzitutto su un piano mentale delle cose che probabilmente verrebbero rallentate dalla dimensione quotidiana, diventa potente in modo esponenziale.
Eppure ,nonostante tutto, e forse a un certo punto ancor di più…il bisogno di una mano da stringere…di una testa da accarezzare…di un cuore su cui appoggiarsi o di un corpo in cui perdersi completamente diventa fondamentale perché il cerchio si chiuda e finalmente tutto abbia un senso.
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Luke71
 Reg.: 06 Ago 2003 Messaggi: 3997 Da: pavia (PV)
| Inviato: 16-06-2004 22:25 |
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Vi racconto una favola...tanto tempo fà c'era una coppia nata propio in modo virtuale,casuale.. anche se vogliamo clamorosamente veloce,come forse ci si aspetterebbe accadesse solo nella vita "reale" propio perchè la vista, il tatto probabilmente stimolano prima il processo,anche se secondo me in modo più superficiale.
Ebbene sapete quando sembra come ha scritto qualcuno sopra di conoscersi da una vita,quando un particolare magari il nome di uno scrittore fà scattare una molla...il timbro di una voce vi risulta subito familiare,vi avvolge con naturalezza e calore..be insomma ci siamo capiti..
Detto ciò erano 2 persone molto lontane per interessi,cultura,estrazione sociale (esiste ancora? io credo di si) ma appunto avevano un empatia molto simile,una sensibilità che sembrava rispecchiarsi nell'altro come mai prima era accaduto giovandosene..e consentitemelo tutto ciò andava a favore anche del sesso.
La cosa strana era che i due si interrogavano su come era nato il rapporto,in particolare lei,come se la natura del loro primo incontro screditasse in un certo senso il tutto.
Quando in seguito si incontrarono ancora nel virtuale,dopo essersi visti e amati per un qualche tempo,non era più la stessa cosa,paradossalmente l'entità dall'altra parte dello schermo sembrava uno sconosciuto,c'era una sorta di pudore inspiegabile come se il reale e il virtuale non potessero coesistere nello stesso spazio.
In seguito come era nell'ordine naturale delle cose,dati anche i notevoli impedimenti che non starò certo qui ad elencarvi,la cosa finì...fù certamente un mese particolare,in cui a volte il tempo sembrava fermarsi,in cui per un istante lui ebbe la certezza che forse nessun'altra donna l'avrebbe guardato negli occhi con quel'amore,quell'intensità emotiva,quel ardore.
Peccato che in seguito non si videro mai più,come era giusto che fosse,come se le alte vette di quel mese fossero ormai irripetibili,perchè sarebbe stato interessante anche solo poter analizzare il discorso di come era nato il tutto,con occhi e mente più distaccati..specialmente di questi tempi, in cui la tecnologia ci permette di comunicare con persone che diversamente non si sarebbero mai "conosciute"...e cosa divertente attraverso il metodo più antico del mondo la parola scritta,forse la vera ampolla che racchiude il nostro io più intimo e propio perchè non diretto,estemporaneo che galleggia come un lontano eco..più vero.
Mi ricordo un tempo in cui un uomo e una donna per dire che stavano flirtando dicevano "ci parliamo"... |
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ZoraDomina ex "Dalila"
 Reg.: 30 Lug 2002 Messaggi: 4182 Da: vico equense (NA)
| Inviato: 16-06-2004 22:57 |
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quote: In data 2004-06-16 19:29, philipcat scrive:
Non posso che condividere parola per parola, Zora. E' per me un gran sollievo quando vedo che qualcuno riesce a mettere in fila pensieri e concetti che sento ma non sono in grado di esprimere. Hai un gran dono.
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E se percepisci un dono, anche tu lo possiedi...
Peccato tu sia donna...
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Luke71
 Reg.: 06 Ago 2003 Messaggi: 3997 Da: pavia (PV)
| Inviato: 16-06-2004 23:06 |
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Don't Give Up
in this proud land we grew up strong
we were wanted all along
I was taught to fight, taught to win
I never thought I could fail
no fight left or so it seems
I am a man whose dreams have all deserted
I've changed my face, I've changed my name
but no one wants you when you lose
don't give up
'cos you have friends
don't give up
you're not beaten yet
don't give up
I know you can make it good
though I saw it all around
never thought I could be affected
thought that we'd be the last to go
it is so strange the way things turn
drove the night toward my home
the place that I was born, on the lakeside
as daylight broke, I saw the earth
the trees had burned down to the ground
don't give up
you still have us
don't give up
we don't need much of anything
don't give up
'cause somewhere there's a place
where we belong
rest your head
you worry too much
it's going to be alright
when times get rough
you can fall back on us
don't give up
please don't give up
'got to walk out of here
I can't take anymore
going to stand on that bridge
keep my eyes down below
whatever may come
and whatever may go
that river's flowing
that river's flowing
moved on to another town
tried hard to settle down
for every job, so many men
so many men no-one needs
don't give up
'cause you have friends
don't give up
you're not the only one
don't give up
no reason to be ashamed
don't give up
you still have us
don't give up now
we're proud of who you are
don't give up
you know it's never been easy
don't give up
'cause I believe there's the a place
there's a place where we belong
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Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 17-06-2004 04:34 |
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Il problema è sempre lo stesso. Come e dove si può parlare d’amore...
Esistono amori millenari che si consumano in parole, lettere, idee e ideali, pensieri e presupposizioni, desideri e proiezioni. L’amore esiste un po’ dappertutto e poi cosa importa per quale motivo siamo davvero innamorati. E' questo ciò che si può chiamare amore?
Eppure noi siamo mente e corpo, indistinatamente, perché è così che l’uomo nasce, vive e muore: parlando, comunicando, tendendo verso l’altro come meglio riesce, come meglio può. Siamo un coacervo di esperienze, di gesti, di parole dette e non dette, di azione e capacità di agire. Tutto si risolve nel contesto sociale, nel mondo, dovunque esso sia. E chi si tiene fuori da questo, chi elimina la collettività (fosse solo un sottofondo dell’esistenza) trancia in due la vita permettendo, quindi, che questa sia racchiusa in un mondo personale fatte da tutte quelle cose che sono state, poco fa, elencate (desideri, proiezioni, immaginazione).
Si può vivere di quello che si vuole e di quello che si riesce, non che importi molto. Ci possiamo raccontare di essere una cosa e solo quella perché in un contesto siamo riconosciuti come tali e come tali, per uno strano effetto di feedback, pensiamo di essere quello che siamo per gli altri.
Eppure la società è mobile, basta un solo elemento esterno e anche noi cambiamo.
Cambiano le relazioni. Parlano le persone, cambiamo noi.
Soprattutto quelli che non hanno un centro estroiettato e che si dedicano solo ad una parte della loro esistenza. Quelli, in poche parole, che pretendono di essere un qualcosa quando sono solo gli altri a dirlo. O quelli che credono di essere qualcosa solo dentro di loro e non hanno mai la voglia, la forza o il coraggio di buttarsi nella mischia per essere e che, quindi, si limitano ad essere e vivere nel mondo personale delle parole, dovunque esse siano scritte.
Ma il problema non è solo quando si può parlare d’amore. Perchè li allora entriamo nel mondo dell'immaginazione personale e pura...
Il problema è dove l’amore ha un vero campo d’azione, dove questo si consuma e dove questo diventa qualcosa e cresce.
E allora torniamo punto e a capo. Ovvero a quello che siamo: corpo e mente. Due perfetti punti di attracco per quei concetti tanto “moderni” di reale e virtuale.
Lo strascico della cultura romantica che ci portiamo dietro da secoli (e che sempre di più è stato trasformato ad uso e consumo delle facilonerie idealistiche di cui tanto ci fregiamo) ha trasformato l’idea di amore. L’amore tormentato, l’amore non consumato, l’amore che nasce e vive nella distanza, nelle parole e nelle azioni che non si condividono, nel ricordo di brevi momenti vissuti insieme e poi stirati per coprire l’intera durata di una pseudo relazione che vive nella mancanza dell’altro (come a crearsi un alibi di esperienza fisica concreta che non c’è ma che siamo convinti, e comunque non ci preoccupiamo, che ci sarà) e soprattutto l'amore come proiezione interna che violenta la realtà (differente e complessa), è diventato sempre più iscrivibile nella categoria dei rapporti reali e concreti. E ora infatti c'è gente che non si preoccupa come questo nasca,(basta che per loro nasca!)..
Soprattutto da quando ormai esiste un mondo tecnologico che ci permette facilmente di ingannare e ingannarci.
C’è, ok, ma chi se ne fotte se poi c’è veramente?
Ma è la vita che si fa sempre sentire, è la vita che spinge e lei che vuole che tutto si risolva sul piano del mondo.
Sono uno scrittore? Un critico letterario o cinematografico? Sono un artista, un genio, un pittore eccelso? Il migliore del mondo? Bravo, bravissimo, bis! Ma dove e come? Solo questo bisogna chiedersi.
Perché la vita vuole i suoi riscontri. Vuole il virtuale ma vuole soprattutto il fisico. Vuole il concreto e si sollazza nell’ideale, nelle scuse del “poi lo farò, poi sarò, poi dimostrerò” e intanto crea quella base che si proietta all’esterno, verso il vuoto, senza nessun pilastro che lo regga.
E così si va avanti per crolli, sul “costruiamo su macerie”, sul sono un pittore ma non faccio “ancora” mostre, sul sono uno scrittore ma lo faccio solo dove lo possono fare tutti, dal più stupido al più letterato, dal più nobile al più ignobile. E intanto spaccio un po’, perché quello si può fare gratis. Cosa costa?
E poi, quindi, è anche facile ingannarsi che esistano dei corrispettivi tra mondi e mondi. Scrivo, sono astratto, parlo, penso, vivo delle impossibilità e non voglio renderle possibili. Mi accontento di dirti qualcosa, lo traduco in parole, costruendo quella falsa base che si riassume in “tanto tu lo capisci, sai che intendo”.
"Ti tocco" (ma non ti tocco),
"sento il tuo odore" (ma non so che odore hai),
"ti amo" (ma tu mi ami? Che me ne fotte!)
Eppure non si sa nulla. Si ama e si ama qualcosa di concreto, fisico, di tangibile, si fanno continue allusioni ad un mondo reale che non esiste però intanto si trova la scusa che queste siano anche equivalenti. L’alibi che il virtuale corrisponde al reale è ormai la costante che si trasforma in prova scagionante. Eppure tutti sappiamo, e chi non lo sa è solo perché è incapace di saperlo, che “la mappa non è il territorio” e che qualsiasi forma di rappresentazione della realtà, infatti, non potrà mai essere uno specchio delle "cose come stanno". Non fosse altro che, appositamente, si usa la parola “rappresentazione”...
Ma c'è una soluzione inconscia... che ci permette ancora una volta di sfuggire dalla vita... ovvero quella aderire ad un’idea di costruttivismo reale dove “è impossibile far distinzione tra percezione e allucinazione”. Dove involontariamente il pensiero viene indirizzato “verso quelle finzioni formulate dalla mente umana per costruire delle realtà nuove e di cui spesso non c’è consapevolezza. Queste finzioni servirebbero a favorire la prassi portando l’uomo a conoscere, non quello che c’è da conoscere, ma quello che vuole conoscere; la conoscenza dunque servirebbe solo a favorire determinati processi desiderati”.
Ed è infatti nei processi desiderati che ci si comporta secondo quei parametri del ‘come se’ espressi da un filosofo tedesco dell’800: “Comportarsi ‘come se’ può significare vedere una situazione che ancora non c’è e comportarsi come se fosse già intorno a noi”.
E si può fare! Si può fare per tutto quello che si vuole, e può anche funzionare, ma in amore non c’è mai nulla che funziona di per se o solo per uno. E l’amore è una cosa della vita, che è si intellettuale, ma che chiede al fisico di essere il veicolo della mente. E solo con questo si trasforma e diventa qualcosa lontano da un semplice desiderio o da un’allucinazione.
E, poi, quindi, è facile anche dire che siamo quello che scriviamo se siamo solo parole (anche chiacchere molte delle volte) e se ci limitiamo a questo mondo, che non è nemmeno un mondo parlato, non è un mondo fatto di interazione immediata (dove si valuta veramente chi si ha di fronte) e che è invece un mondo fatto di mille contorni dentro al quale ci si limita a cristallizzare un momento di riflessione sparso nella condizione solitudinaria in cui si vive il rapporto.
Questo mondo poi è un mondo più facile da gestire, più facile da costruire anche per questi motivi. Si sfugge un mondo esterno, si rifugia nel mondo delle parole, delle relazioni congelate, della creduta falsa “momentaneità”, della mancanza e poi, come detto, la mente fa il resto: si creano allusioni e paralleli con un mondo che non esiste e che si rifugge perché molto più complesso e difficile da sostenere, si sceglie di non sporcarsi le mani in un contesto dove la sfida dell’amore si trasforma in sconfitta o vittoria… e allora in questo senso, si è vero, “ci si può infatuare di una voce,una mente,una presenza astratta,una risata che si puo solo immaginare,un sorriso che intuiamo accennato quasi amaro,uno sguardo che fugge con pudore...”. E’ facile. Cosa costa? Non si perde mai (o quasi). E' una cosa a senso unico, che si vive come distorsione del reale e soprattutto dove non si mette in gioco veramente noi stessi e non si prende per le palle la paura di essere rifiutati...
Allora è vera la frase di apertura del mio messaggio... Tutto è uguale dappertutto se poi non si considera, ma meglio dire che non si sa, che l’amore si fa in due e non si fa a parole.
_________________
Nelle cose futili seguo i capricci e le mode; nelle cose importanti seguo la morale; in arte seguo me stesso. Questa è la ragione per cui non ho nulla a che fare con cio' che non mi piace
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 17-06-2004 alle 05:13 ] |
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aralis
 Reg.: 18 Ott 2003 Messaggi: 3151 Da: bolzano (BZ)
| Inviato: 17-06-2004 08:56 |
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quote: In data 2004-06-17 04:34, Tristam scrive:
Il problema è sempre lo stesso. Come e dove si può parlare d’amore...
Soprattutto da quando ormai esiste un mondo tecnologico che ci permette facilmente di ingannare e ingannarci.
Perché la vita vuole i suoi riscontri. Vuole il virtuale ma vuole soprattutto il fisico.
Tutto è uguale dappertutto se poi non si considera, ma meglio dire che non si sa, che l’amore si fa in due e non si fa a parole.
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Ho riassunto il tuo lungo testo, molto interessante,e, secondo me, molto "giusto".
Personalmente credo che l'amore virtuale, quello che nasce dalle sensazioni provate leggendo quello che un'altro utente posta su un forum o scrive in pvt, sia quasi sempre un sintomo di immaturità,di incapacità di relazionarsi concretamente con un/a partner, forse anche di vuoto
nella propria vita, da riempire in qualche modo.
Perchè quando si scrive è quasi sempre facile dominare gli impulsi caratteriali, volendo si può anche fingersi migliori di quello che si è, non c'è la reazione immediata che si ha nella vita reale. Ci si innamora di una nostra proiezione, non di una persona in carne ed ossa.
Non mi risulta che siano molte le relazioni di questo tipo che sopravvivono a lungo agli incontri " reali", anche se prima dell'incontro ci sono stati scambi di telefonate e di foto.
Tuttavia, qualche volta, succede anche che all'amore virtuale ne segua uno reale: io qui conosco una signora che si è innamorata
"virtualmente" di un musicista di Milano, conosciuto in chat, hanno avuto qualche incontro, poi lei ha mollato marito medico e tre figli piccoli ed è andata a stare con lui. Adesso sono già due anni che vivono insieme, ma bisogna anche dire che il marito era uno di quelli del genere
" basta che respirino ". |
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KaiserSoze

 Reg.: 02 Ott 2001 Messaggi: 6945 Da: Quartu Sant'Elena (CA)
| Inviato: 17-06-2004 12:34 |
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quote: In data 2004-06-16 22:25, Luke71 scrive:
Vi racconto una favola...
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Non so se la tua sia favola o realtà, però ciò che racconti a me è successo veramente e l'inizio e la fine sono gli stessi.
_________________ Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. |
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Deeproad
 Reg.: 08 Lug 2002 Messaggi: 25368 Da: Capocity (CA)
| Inviato: 17-06-2004 13:51 |
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