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Kill Bill |
VromeoV ex "arancino"
 Reg.: 27 Ott 2003 Messaggi: 3288 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 31-10-2003 12:13 |
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Mi astengo da una recensione lunga e complessa aspettando di poter giudicare Kill Bill e non Kill Bill volume 1.
Per ora è un grande film , poi si vedrà.
_________________ E quando l'agnello aprì il settimo sigillo, si fece nel cielo un silenzio di circa mezz'ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furon loro date sette trombe…
Io amo Ingmar Bergman
Ho solamente una gran voglia di morire.. |
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Matthew
 Reg.: 07 Set 2003 Messaggi: 1164 Da: Reggio Emilia (RE)
| Inviato: 31-10-2003 12:14 |
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Nel DVD doppio di Pulp Fictio c'è una intervista a Tarantino in cui lui stesso dice che "i suoi film non inventano nulla, ma riprendono filoni già esistenti rivisitandoli e riproponendoli in modo totalmente diverso" parola di Quentin
Avete notato la somiglianza fra i personaggi femminili di Kill Bill e quelli che in Pulp Fiction Mia Wallace descrive nel suo film pilota?
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GionUein
 Reg.: 20 Mag 2003 Messaggi: 4779 Da: taranto (TA)
| Inviato: 31-10-2003 15:58 |
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Già.
Le Volpi Forza 5.
Mia Wallace interpretava l'esperta di coltelli con la vocazione per le storielle divertenti.
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Matthew
 Reg.: 07 Set 2003 Messaggi: 1164 Da: Reggio Emilia (RE)
| Inviato: 31-10-2003 17:38 |
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Esatto..non che corrispondano alla perfezione...ma anche li parlava di una cinese, una nera...come in Kill Bill
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mallory
 Reg.: 18 Feb 2002 Messaggi: 6334 Da: Genova (GE)
| Inviato: 01-11-2003 01:01 |
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“Un film deve avere un inizio, un centro e una fine, ma non necessariamente in quest’ordine” (Jean-Luc Godard).
Ogni film di Tarantino mi rimanda inevitabilmente a questa particolare asserzione; l'anacronismo è ciò che più efficacemente obbliga lo spettatore a non accomodare la sua percezione unicamente sulla traccia narrativa, solleva in un certo senso il regista dal necessario impiego dell'inserto (inquadrature o riprese che permettono di allacciare sequenze dal diverso iter temporale o spaziale), che in alcuni film sembra precludere alcune libertà di messa in scena.
Essendo un grande stimatore di Godard, Tarantino sceglie di seguire una certa metodologia del fare cinema, che forse si accosta a quella del cineasta francese, seppur attraverso solo certi aspetti, divenendo tra l'altro la citazione più grande, una citazione metafilmica.
Come Godard infatti, Tarantino salta quei passaggi definiti come inserti ed estirpa il suo cinema dalle innumerevoli citazioni, che adoprate attraverso una cognizione che trascende la mera esposizione del soggetto, portano su di loro il peso di una riflessione sul mondo e sul cinema.
"La mia originalità e il mio fardello, sta nel credere che il cinema sia fatto più per pensare che per raccontare storie"(Jean-Luc Godard), ed è forse un pensiero meno impegnativo quello a cui ci sottopone Tarantino, di quello grave e ostico dell'autore francese, ma la sua entità (impegnativa o leggera che sia) raggiunge alla stessa maniera la "vetta visibile", poichè "un film è un iceberg".
Mai come in questo film, Tarantino raggiunge quella vetta in maniera intelligibile, Kill Bill è infatti un film dove la citazione si fa catalizzatrice di concetti che riflettono appunto il mondo e al contempo il cinema, un prodotto che sfugge alla classificazione di "film di genere", dove il clichè è sfruttato affiancato ad un'intenzione, ma mai integrato, anzi, per fuggire all'integrazione spesso viene esasperato e reso grottesco.
Quale riflessione offre quindi Tarantino con il suo Kill Bill?
Una riflessione sul mondo che avanza e si evolve, nonostante segua sempre, aldilà delle ipocrisie e dei fasulli anticonformismi, gli aspetti primitivi dell'umanità: la violenza, il sesso e la prevaricazione, ma anche il rispetto e l'onore; trasmessi mediante il cinema che parla la lingua del cinema (e non solo quello bistrattato del b-movie), che fa dell'utilizzo dei clichè, metafore del mondo; ed ecco allora tornare i ronin ed i cow boy, i lottatori di kung fu e gli uomini della yakuza, stereotipi differenti che si muovono in altrettanto differenti scenari, come la casetta americana nella quale vive la perfetta famiglia americana di Testa di rame, o il giardino innevato del giappone dove Black Mamba affronta O-Ren Ishii, luoghi "sintetici" e stereotipi "omaggio" confacenti ad ospitare ed invocare un'emozione reale, che si racconta attraverso il cinema e i suoi registri, che sdrammatizza il pathos visivo con l'ausilo della musica contradditoria, che rimanda ad ulteriori interpretazioni, ulteriori riflessioni, che rimanda ad una modernità comunicata da un passato imprescindibile.
Qualcuno ha snobbato Kill Bill asserendo che è un calderone nel quale bolle di tutto e di più, e non lo si può certo negare, ma credo che esporlo in questo modo non significhi nulla, dal momento che sviscerando questo preciso concetto, la connotazione che ne scaturisce, è senza dubbio positiva. Non credo infatti che miscelare una moltitudine di ingredienti, sia il modo più semplice per congegnare un film così preciso, che nella sua costruzione, funziona sotto ogni aspetto, capace addirittura di raggiungere ogni tipo di spettatore, dal cinefilo attento al consumatore di blockbuster.
E' proprio in questo che consiste la genialità dell'opera di Tarantino: la selezione, la miscela, la manipolazione ed infine la divulgazione, del materiale girato, che è omaggio ma anche strenua comunicazione, chiara e diretta.
Mi piacerebbe parlare di un altro film ora, un film che come quello di Tarantino, parla di cinema citando il cinema, ma che al contrario di Kill Bill, camuffa con la citazione un film che non comunica e un film che è escluso da questo gioco di riferimenti, che spadroneggiano sconclusionatamente facendosi vezzi estetici, sto parlando di The Dreamers di Bernardo Bertolucci.
Il paragone nasce spontaneo, e sicuramente potrebbe far arricciare in naso a chi crede ancora che registi come Bertolucci siano da considerare autori; ma non è di Bertolucci che voglio parlare, ma dell'uso della citazione che esso fa nel suo ultimo film, e relazionarla all'uso della stessa che Tarantino fa in Kill Bill.
Prima di tutto, c'è un ambientazione temporale da prendere in considerazione.
Mentre in Kill Bill ci troviamo ai giorni nostri e le citazioni richiamano il cinema giapponese ed italiano degli anni '60/'70 , in The Dreamers ci troviamo nel '68, esattamente in concomitanza con il periodo del cinema citato nell'opera stessa (la Nouvelle Vague), queste informazioni fanno si che le citazioni assumano connotazioni differenti, in quanto la prima si fa richiamo di intenzioni, mentre la seconda si fa direttamente emulazione. Quando Bertolucci gira un film sul '68, e lo fa esattamente usando la macchina da presa come i Godard, Truffaut, Chabrol fecero prima di lui, e cioè con l'ausilio di ulteriori citazioni, di lunghi piani sequenza, di inquadrature "non convenzonali", pare proprio che voglia fare un film "Nouvelle Vague" e non un semplice omaggio, ed è esattamente in questa forma di espressione cinematografica, in questo caso impropria (poichè non facente parte dello stile e dell'epoca di Bertolucci), che la citazione si dimostra inefficace e unicamente dedita all'estetismo; la citazione a questo punto non è più una citazione, è simulazione di uno stile; al contrario, Tarantino seleziona delle precise scelte visive, ricontestualizzandole con pari intenzioni comunicative, nel suo cinema, con il suo stile, che richiamano non un certo tipo di cinema, ma certe intenzioni che erano emerse attraverso l'uso del mezzo filmico in un determinato contesto culturale e temporale, questa è la citazione!
Dire che Kill Bill è un buon film, significa che The Dreamers è un pessimo film, e azzarderei di più, trovo che sia molto più Nouvelle Vague un film come Kill Bill che The dreamers, per via dell'onestà, dell'uso cognitivo della citazione e per l'analoga corrispondenza realtà-cinema di genere a film come Alphaville o Fahrenheit 451.
In conclusione, credo che Kill Bill sia uno dei pochi film degni di nota al momento, opera di quello che si dimostra un vero e proprio autore del nostro tempo. |
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ilaria78
 Reg.: 09 Dic 2002 Messaggi: 5055 Da: latina (LT)
| Inviato: 01-11-2003 01:09 |
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e mo se pò fa a spadate
_________________ ...quando i morti camminano signori..bisogna smettere di uccidere... |
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malebolgia
 Reg.: 15 Gen 2003 Messaggi: 2665 Da: matelica (MC)
| Inviato: 01-11-2003 04:03 |
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sì mal....
ho letto tutto con un cappello da scaricatore di porto in testa, 2 litri di birra in corpo e diversi demoni in testa.... ma ciò non mi ha impedito di assimilare e condividere quello che hai partorito....
semplicemente mi trovi d'accordo.
e non farti ingannare dal semplicemente.
_________________ ... e per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità |
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liliangish
 Reg.: 23 Giu 2002 Messaggi: 10879 Da: Matera (MT)
| Inviato: 01-11-2003 10:31 |
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finalmente l'ho visto e l'ho goduto.
che dire? niente che non sia già stato detto. concordo appieno con Mallory, o almeno con la prima parte del messaggio, visto che per un mio pregiudizio personale su Bertolucci mi sono rifiutata di vedere il suo film, quindi non posso giudicare.
mi è rimasta una domanda. secondo voi, all'avvocato nippo-francese di Lucy Liu la sposa ha tagliato solo un braccio? o ha continuato a torturarla mutilandola come la donna gallina del finale di Freaks? in ogni caso ho trovato il richiamo estremamente suggestivo...
_________________ ...You could be the next. |
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Shaka1978
 Reg.: 11 Dic 2002 Messaggi: 379 Da: PsE (AP)
| Inviato: 01-11-2003 13:21 |
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Mallory brava, non potrei essere più d'accordo. Solo che qualsiasi cosa io possa dire, tu la dici meglio
_________________ "Se tu dovessi incontrare Dio, lo trapasserai"(KillBill) "It's water, that's all"(Dancer in the dark) "La rivoluzione non passa per il buco del culo"(Fragola&Cioccolato) "Come si fa ad essere maschilisti con2tette di quella portata?"(Tutto su mia madre) |
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coriander
 Reg.: 23 Ott 2003 Messaggi: 98 Da: napoli (NA)
| Inviato: 01-11-2003 13:47 |
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destrutturazione totale, dell’idea filmica, delle sue microparticelle, dei corpi.
pulp fiction sembrava dover essere l’apoteosi del postmoderno, eppure nelle sua esasperata frammentarietà ritrova una coerenza interna, un’originalità che ne fanno (anche) un film, oltre che un’icona, un segno.
kill bill no. kill bill pure non segue una evoluzione per episodi (palese in una singhiozzante divisione numerica e nominale in capitoli) lineare, ma niente di così radicale e significativo come nel film del ’94, per quanto riguarda la superficie, la gestione dei macroblocchi.
perché la particellizzazione è molto più profonda, è in ogni singolo attimo e fisicamente in ciò che nell’attimo viene rappresentato. lo straziare e mutilare e decomporre i corpi con apparente facilità, con affascinante grazia estetizzante, ma anche teatralità ed eccesso, rispecchia perfettamente l’operazione del regista su una pellicola che rifiuta una forte identità personale per diventare un mostro cannibale che si ciba di tutto il cinema degli ultimi 40 anni ed oltre, lo tortura e mescola coi suoi succhi gastrici e ne rende una versione esaltante. e sarebbe poco utile e riduttivo parlare di "citazioni", perchè è cinema che si nutre di esclusicavemente di se stesso, germina al proprio interno.
blaxploitation, mafia giapponese, western, manga, autocitazioni (o meglio auotogerminazioni), kitano e tanto altro vengono proposti visivamente e musicalmente tutti allo stesso momento, ed il tutto riesce a trovare una magica grazia.
la destrutturazione va certo oltre il comprimersi ed il coesistere dei generi, ed all’interno di una singola unità narrativa di combattimento i registri visivi cambiano radicalmente, da un già esagitato colore ad un bianco e nero più dettagliato e chirurgico ad un controluce frontale su fondo blu. oppure non basta la (ir)realtà per raccontare una storia come deve essere raccontata, col sufficiente numero di stereotipi a caricarla, ed allora senza si ricorre al cartone animato, anche questo vintage e meravigliosamente eccessivo.
insomma amputazioni di cui è necessario raccogliere i pezzi sparpagliati, e che formano uno strano ma preciso disegno, quello di un punto di non ritorno, una vetta che è giusto sia stato tarantino a raggiungere e che lascia curiosi sul cinema a venire.
ed immediatamente grande è l'attesa per zatoichi.
[ Questo messaggio è stato modificato da: coriander il 01-11-2003 alle 14:58 ] |
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OneDas
 Reg.: 24 Ott 2001 Messaggi: 4394 Da: Roma (RM)
| Inviato: 01-11-2003 14:05 |
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Concordo con molte delle cose scritte da Mal (ben scritte e ben argomentate)un piacere leggerle, veramente.
Trovo solo un po' forzoso il paragone con il film di Bertolucci (che considerato quante volte mal ne cita le citazioni deve averlo davvero colpita) .
Cmq, senza voler rinfocolare un'antica polemica, direi che Tarantino cita con un scena, un costume, una musica, una battuta; Bertolucci è diretto e ci sciorina le sue citazioni nella maniera più naturale possibile: il gioco, un po' come facciamo noi in "Quizzettone"... Il primo cita i film che ha amato, il secondo cita il cinema.
_________________ tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ? |
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13Abyss
 Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 01-11-2003 14:48 |
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Di parlare di questo film non mi stancherei mai...
Per prima cosa rispondo a Leonardo:
il fatto che in USA non sia andato come previsto è positivo. Molto positivo. A me ha spinto ancora di più a catapultarmi nella visione. Senza offesa, ma gli americani (intesi come spettatori) non ci capiscono un'emerita mazza di cinema e quando esce un film "come si deve", non lo comprendono e lo snobbano. Lasciamoli ri-guardare Home Alone (Mamma ho perso l'aereo), quello si che è un film per loro.
In quanto a Mallory, mi guardo bene dal riprendere il discorso su The Dreamers, ma ho notato una cosa in comune tra i 2 film.
Quello di Bertolucci cita il film Band Apàrt, mentre Kill Bill si apre con "A Band Apart Film". Legame mistico? O forse ho detto una cazzata? Ops....castroneria...
Mi sono poi tornate in mente alcune autocitazioni della Thurman nel suo ruolo in Pulp Fiction. La prima l'ho notata quando lei pronuncia "quadratura" e fa lo stesso gesto nel "non rompere le scatole" durante la scena del parcheggio di PF (quella con le lucine che si accendono seguendo le dita, per intendersi). La seconda l'ho invece notata durante il suo risveglio dal coma: stesso identico gesto della sua "ripresa da siringata d'adrenalina" in Pf.
Un finale complimento a chi ha notato i particolari in comune tra KB e la storia di Volpe Forza 5. Io non ci avevo fatto minimamente caso.
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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gmgregori
 Reg.: 31 Dic 2002 Messaggi: 4790 Da: Milano (MI)
| Inviato: 01-11-2003 14:56 |
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quote: In data 2003-11-01 13:47, coriander scrive:
destrutturazione totale, dell’idea filmica, delle sue microparticelle, dei corpi.
pulp fiction sembrava dover essere l’apoteosi del postmoderno, eppure nelle sua esasperata frammentarietà ritrova una coerenza interna, un’originalità che ne fanno (anche) un film, oltre che un’icona, un segno.
kill bill no. kill bill pure non segue una evoluzione per episodi (palese in una singhiozzante divisione numerica e nominale in capitoli) lineare, ma niente di così radicale e significativo come nel film del ’94, per quanto riguarda la superficie, la gestione dei macroblocchi.
perché la particellizzazione è molto più profonda, è in ogni singolo attimo e fisicamente in ciò che nell’attimo viene rappresentato. lo straziare e mutilare e decomporre i corpi con apparente facilità, con affascinante grazia estetizzante, ma anche teatralità ed eccesso, rispecchia perfettamente l’operazione del regista su una pellicola che rifiuta una forte identità personale per diventare un mostro cannibale che si ciba di tutto il cinema degli ultimi 40 anni ed oltre, lo tortura e mescola coi suoi succhi gastrici e ne rende una versione esaltante. e sarebbe poco utile e riduttivo parlare di "citazioni", perchè è cinema che si nutre di esclusicavemente di se stesso, germina al proprio interno.
blaxploitation, mafia giapponese, western, manga, autocitazioni (o meglio auotogerminazioni), kitano e tanto altro vengono proposti visivamente e musicalmente tutti allo stesso momento, ed il tutto riesce a trovare una magica grazia.
la destrutturazione va certo oltre il comprimersi ed il coesistere dei generi, ed all’interno di una singola unità narrativa di combattimento i registri visivi cambiano radicalmente, da un già esagitato colore ad un bianco e nero più dettagliato e chirurgico ad un controluce frontale su fondo blu. oppure non basta la (ir)realtà per raccontare una storia come deve essere raccontata, col sufficiente numero di stereotipi a caricarla, ed allora senza si ricorre al cartone animato, anche questo vintage e meravigliosamente eccessivo.
insomma amputazioni di cui è necessario raccogliere i pezzi sparpagliati, e che formano uno strano ma preciso disegno, quello di un punto di non ritorno, una vetta che è giusto sia stato tarantino a raggiungere e che lascia curiosi sul cinema a venire.
ed immediatamente grande è la curiosità per zatoichi.
| si si. esatto. ogni desttrutturazione, inoltre ha un carattere a sè. In questo caso ci troviamo davanti al puro EGOTISMO ma....ma diciamo e( tutti siamo concordi)lo spettacolo ha centrato l'obbiettivo. la differenza tra kill Bill e Pulp fiction è una e una sola, la sceneggiatura. Pulp, è destrutturato, ma ben allevato , tanto da educare numerosi imitatatori- Attenzione: kill Bill, a mio parere, è inferiore a Pulp per la sfumatura ironica che ha fatto del primo un cult grottesco.
Kill Bill, non è affatto grottesco, così come JB. Quindi Tarantino ha voluto, come un bimbo in fasce esse un Little Man Tate del videotecaro in KB, un maestro in JB, un monello geniale in Le Iene e Pulp.
Ma se dovessimo riassumere tutte le sue peculiarità credo, che nonostante il manierismo "cult" ci sia un'ampia ed involontaria, e qui mi riepeto, citazione ad ampio raggio, curata e ben mischiata. Kill Bill poteva benissimo curarsi di essere ironico o grottesco. No! Tarantino ha fatto ciò che voleva.
MA AI CINEFILI PIACE PER LO STILE, AL PUBBLICO PIACE PER IL SANGUE e LA GUERRA.
Dicesi: code per curiosi.
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"Ogni film è un test proiettivo, indipendentemente dalle intenzioni del regista"
[ Questo messaggio è stato modificato da: gmgregori il 01-11-2003 alle 15:00 ] |
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lilja4ever ex "natalie73"
 Reg.: 23 Ago 2003 Messaggi: 1872 Da: este (PD)
| Inviato: 01-11-2003 15:03 |
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l'ho visto ieri sera, per ora il voto è 5/10 ma credo che dopo il volume due lo abbasserò a 4,5/10... la recensione non serve farla, perchè la storia si racconta in due righe e i contenuti sono 'schizzati' via da qualche parte a nascondersi...
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13Abyss
 Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 01-11-2003 15:14 |
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quote: In data 2003-11-01 15:03, lilja4ever scrive:
l'ho visto ieri sera, per ora il voto è 5/10 ma credo che dopo il volume due lo abbasserò a 4,5/10... la recensione non serve farla, perchè la storia si racconta in due righe e i contenuti sono 'schizzati' via da qualche parte a nascondersi...
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Eh si...questo è amore.
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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