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Registi moderni |
mario54
 Reg.: 20 Mar 2002 Messaggi: 8838 Da: nichelino (TO)
| Inviato: 26-08-2002 16:18 |
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REGISTI IMPROVVISATI
Oggi che è quasi tutto concesso nelle riprese filmate, i registi moderni hanno spesso il desiderio di spingersi con la propria cinepresa oltre l’immaginario.
Essi dovranno avere in ogni caso, una buona dose di sensibilità “razionale”, per non sviscerare in una visione cinematografica troppo astratta e priva di significato.
Attualmente in un’Era “rivoluzionaria” di tecnologia digitale computerizzata è quasi tutto possibile.
Oggi alcuni di questi nuovi registi con tali strumenti ultra tecnologici, si concedono spesso a fare riprese filmate relativamente con poche spese. Essi grazie a questa nuova tecnologia meno costosa del passato, utilizzano strumentazioni professionali, che fino a qualche anno a dietro neanche grandi Studi cinematografici si sognavano di avere.
Il risultato finale dei medesimi però cade soventemente nel marcare “effetti speciali” poco realistici, anche in situazioni di scena che non le richiedono quasi per nulla. - La conseguenza più evidente indotta da tali effetti, e quella di togliere la fluida naturalezza alle immagini filmate.
Attraverso la rappresentazione di questi schemi cinematografici ultra moderni, sorge purtroppo il desiderio d’evasione da un mondo reale e concreto. Quello che appare alla mente a siffatti registi è una rappresentazione troppo artificiosa di ciò che li circonda.
In corrente situazione si perde il significato della vita reale. Purtroppo qui i sentimenti affettivi umani, rimangono eccessivamente alterati e pressati, davanti all’obiettivo di una cinepresa dallo sguardo ultra tecnologico.
Non tutti gli attori che rivestono i loro ruoli nel Cinema, Teatro o Televisione, hanno la capacità di staccarsi (mentalmente) dal “noto” condizionamento emotivo.
Spesso davanti ad un obiettivo di una cinepresa o di una telecamera si perde la propria naturalezza istintiva. Questa sorte di dispositivo tecnologico penetra psicologicamente affondo nell’anima dell’individuo. L’attore è qui consapevole di essere mostrato a milioni di persone. Lui sa che queste persone esprimono nel bene, o nel male, alcuni giudizi critici nei suoi riguardi. Certamente il prolungato lavoro di studio nella recitazione può in parte attenuare questo delicato problema di carattere emotivo; ma ciò non basta. A priori deve esserci nell’attore una consistente, particolare, predisposizione innata alla recitazione.
In alcuni casi si devono anche recitare ruoli che non si addicono neanche lontanamente, al proprio carattere. Inoltre tali assegnazioni che egli riveste, dovrebbero corrispondere sommariamente altresì al proprio aspetto fisico esteriore. Il trucco e i costumi scenografici sicuramente rivestono la loro importanza; ma i medesimi non sono in grado di risolvere alla radice parte di questi problemi.
Ricolleghiamoci nuovamente al film: “Un tram che si chiama desiderio” del 1951, ci sono naturalmente i presupposti finalizzati al successo; poiché gli attori prescelti a tale scopo erano proprio quelli giusti! … In corrente film, il regista Elia Kazan con l’aiuto di validi collaboratori tecnici è stato perfettamente in grado di curare la scenografia, e l’azione, nei più piccoli dettagli. Attraverso il montaggio della suddetta pellicola, erano anche svolte meccanicamente, alcune “accelerazioni” sui singoli fotogrammi. Si cercava mediante siffatto sistema, di accentuare per lo più nel movimento, l’aggressività caratteriale e psicologica degli attori. In tale pellicola, eccetto qualche breve immagine indicativa alla marca d’alcuni tipi di bevande, o di liquori; (mai eccessivamente focalizzate in primo piano)!… In ogni modo inerente alla trama del film, non emergevano troppo immagini contrassegnate di proposito su prodotti a scopo di lucro commerciale.
A questo proposito era proprio il mondo teatrale a farne da padrone. Codesto film era stato realizzato principalmente grazie agli introiti teatrali precedenti newyorchesi, avvenuti dal 1947 al 1950.
Capita di sovente che alcune case di produzione cinematografiche, condizionate fortemente dal guadagno commerciale pubblicitario, metta in primo piano nei loro film, i prodotti commerciali d’alcune note aziende. Per esempio: marche automobilistiche, merci tecnologiche, sigarette, o semplicemente prodotti alimentari. Il fine è proprio quello di attrarne attraverso lo schermo futuri acquirenti. Ovviamente, in ambito pubblicitario è quasi inevitabile che ciò non accada; dopo tutto il Cinema prende vita anche dal commercio!
In ogni caso, l’importante e non eccedere con questi strumenti d’immagine commerciale, altrimenti può ripercuotersi negativamente nei confronti della stessa casa di produzione cinematografica. Nel produrre invece un film a carattere (storico) per ovvi motivi è alquanto rischioso farlo. Purtroppo, l’azienda cinematografica deve preventivare già in partenza il fatto di non poter usufruire di tali mezzi commerciali pubblicitari da inserire a priori nel film. Realizzare correnti film è vincolato il tutto sulla capacità, di produrre (fedelmente) un dato periodo storico, senza che necessariamente Carlo Magno, o Giulio Cesare si esibiscano in scena alle chiamate telefoniche del proprio cellulare.
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WolfDavide
 Reg.: 30 Gen 2002 Messaggi: 205 Da: Missaglia (LC)
| Inviato: 26-08-2002 17:57 |
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continua ... cio' che dici e' interessante ...
_________________ Non puo' piovere per sempre (The crow) |
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stilgar
 Reg.: 12 Nov 2001 Messaggi: 4999 Da: castelgiorgio (TR)
| Inviato: 22-05-2004 02:51 |
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gmgregori
 Reg.: 31 Dic 2002 Messaggi: 4790 Da: Milano (MI)
| Inviato: 22-05-2004 16:33 |
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non c'è dubbio che il rischio di incorrere in alcune facili metafore o astrazioni usando la tecnologia sia un rischio per lo spettatore che ingenuo si trova, spesso davanti ad imbarazzanti lavori "tecnologici". Mi piace la tua idea circa l'evadere evadendo. Cioè evadere anche dalle tenciche canoniche per rifugio dal Vuoto esistenziale e cretivo in o out cinema.
_________________ la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
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