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alla ricerca della verità |
sara81
 Reg.: 11 Set 2003 Messaggi: 159 Da: pistoia (PT)
| Inviato: 10-10-2003 15:21 |
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quote: In data 2003-10-10 12:54, DemonSeth scrive:
Io non ho detto che l'arte è solo tecnica, ho detto che per fare arte BISOGNA possedere la tecnica del mezzo espressivo che si usa per comunicare...e la tecnica può essere analizzata oggettivamente.
E' più chiaro adesso?
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Rileggendo tutto penso di aver capito cosa intendi per tecnica analizzabile oggettivamente. Quello che ora mi domando però è se la tecnica è oggettiva o soggettiva. Mi spiego:
Come si può definire una tecnica banale o brutta o insignificante in maniera oggettiva dal momento che qualcuno l'ha utilazzata per trasmetterci qualcosa? Come facciamo a essere certi del tipo di messaggio che qualcuno vuol trasmetterci???
Magari per noi ci sono tante altre tecniche migliori per esprimerlo. Ma se era proprio quella la tecnica che uno voleva utilizzare??
Non ci resta quindi che apprezzare o non apprezzare in maniera soggettiva....
Dimmi se queste mie parole ti sembrano cavolate e ci trovi uno spunto per riflettere, anzi se ne sai di più o in maniera diversa ben venga....
_________________ La Vita non è un Obbligo, è solo una Breve Opportunità.... |
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seanma
 Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 10-10-2003 15:28 |
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quote: In data 2003-10-10 15:21, sara81 scrive:
quote: In data 2003-10-10 12:54, DemonSeth scrive:
Io non ho detto che l'arte è solo tecnica, ho detto che per fare arte BISOGNA possedere la tecnica del mezzo espressivo che si usa per comunicare...e la tecnica può essere analizzata oggettivamente.
E' più chiaro adesso?
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Rileggendo tutto penso di aver capito cosa intendi per tecnica analizzabile oggettivamente. Quello che ora mi domando però è se la tecnica è oggettiva o soggettiva. Mi spiego:
Come si può definire una tecnica banale o brutta o insignificante in maniera oggettiva dal momento che qualcuno l'ha utilazzata per trasmetterci qualcosa? Come facciamo a essere certi del tipo di messaggio che qualcuno vuol trasmetterci???
Magari per noi ci sono tante altre tecniche migliori per esprimerlo. Ma se era proprio quella la tecnica che uno voleva utilizzare??
Non ci resta quindi che apprezzare o non apprezzare in maniera soggettiva....
Dimmi se queste mie parole ti sembrano cavolate e ci trovi uno spunto per riflettere, anzi se ne sai di più o in maniera diversa ben venga....
| esatto,ci si finisce per mordere la coda ancora una volta...supposto che la tecnica sia indispensabile,chi e cosa mi garantiscono la "perfezione"della tecnica???Girare la macchina in un certo modo è da geni e girarla in un altro è da inesperti??Scusate se banalizzo,ma il succo del discorso è questo.Domanda secca,caro Demon:quali sono i criteri per una "tecnica perfetta"?
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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GionUein
 Reg.: 20 Mag 2003 Messaggi: 4779 Da: taranto (TA)
| Inviato: 10-10-2003 16:17 |
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VViNks
 Reg.: 22 Ago 2003 Messaggi: 2664 Da: milano (MI)
| Inviato: 10-10-2003 16:31 |
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no, non ci siamo incartati. è solo ke siamo arrivati al punto in cui bisogna passare alla pratica, come forse voleva suggerire daniel. continuare a discutere non serve. anke perkè, almeno per quanto mi riguarda, non ha senso controbattere a persone ke il cinema lo studiano. a tal proposito vorrei dire ke, secondo me, alla domanda di sean non è possibile rispondere. non con una risposta 'secca', almeno. prima d'arrivare ad una risposta del genere penso si debba percorrere una lunga strada fatta di libri e di cinema.
sentite se vi piace l'idea.qualcuno potrebbe proporre un film (uno solo, sennò...) e provare a confrontarlo con la critica e con quello ke ne pensano i più preparati in materia nel forum. quelli ke non hanno una preparazione specifica dovrebbero, però, fare quantomeno lo sforzo di capire quel ke dicono gli altri.
_________________
[ Questo messaggio è stato modificato da: VViNks il 10-10-2003 alle 16:32 ] |
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GionUein
 Reg.: 20 Mag 2003 Messaggi: 4779 Da: taranto (TA)
| Inviato: 10-10-2003 17:01 |
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Ci sto.
Ma ci vorrebbe un film controverso.
TITANIC di Cameron |
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seanma
 Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 10-10-2003 17:15 |
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sì,ma per quanto riguarda i gusti degli espertoni di filmup,cosa c'è di più controverso di 2001,che a ben vedere pul essere il perfetto e ricercato punto d'incontro delle (due)componenti cinematografiche???.Se volete vi spiego anche perchè.....
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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mallory
 Reg.: 18 Feb 2002 Messaggi: 6334 Da: Genova (GE)
| Inviato: 10-10-2003 19:26 |
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No allora, le digressioni vi hanno portato a calcare percorsi differenti, che non portano a nient'altro che ad un punto morto della discussione.
Ho letto velocemente perchè non ho avuto molto tempo, ma stasera vi spiegherò dove il vostro ragionamento giunge ad un bivio e prende quello più semplice e sbagliato.
L'errore sta proprio nell'interpretazione del termine "tecnica", usato con troppa leggerenzza, poichè colto nella sua accezione più pratica, materiale; mentre le connotazioni del termine hanno un valore molto più teorico, e quindi trascendentale. |
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malebolgia
 Reg.: 15 Gen 2003 Messaggi: 2665 Da: matelica (MC)
| Inviato: 10-10-2003 21:20 |
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l'importante è non impantanarsi col discorso e girare intorno agli stessi concetti per arrivare a nulla....
lasciate le mollichelle di pane durante il tragitto oppure seguite il filo di arianna...
il territorio è inesplorato e senza una buona guida...
7 e mezzo... anzi, ora fanno 8 e mezzo.
_________________ ... e per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità |
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Marxetto
 Reg.: 21 Ott 2002 Messaggi: 3954 Da: Milano (MI)
| Inviato: 10-10-2003 23:11 |
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quote: In data 2003-10-09 11:00, DemonSeth scrive:
Due critici, se imparziali (come dovrebbe essere un critico) e preparati non possono avere opinioni discordanti sull'aspetto tecnico di un'opera...sul valore espressivo magari si, sulle emozioni che produce anche, ma sull'aspetto tecnico no.
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Ho letto interamente,e con interesse,questa discussione.Quoto questa parte del pensiero di demon,come spunto dal quale partire per esporre il mio punto di vista.La componente "tecnica" di una qualsiasi opera d'arte(letteraria,cinematografica o musicale che sia)esiste,ed è inutile negarlo.Quel che non condivido semmai,è il paragone(a mio avviso piuttusto improprio)tra matematica,o fisica,e cinema,o musica.Il cinema,come la musica,non sono a mio parere delle scienze.E proprio perchè,a differenza degli aspetti scientifici,in esse convivono quelle due caratteristiche che lo stesso demon metteva in luce...valore espressivo ed emozioni che producono.Sono elementi fondamentali,che ad esempio nella fisica non compaiono minimamente.Il raziocinio in senso assoluto,nell'arte tutta,a mio parere non ha da essere,e "non è".Lo valuto addirittura dannoso,se non limitante,anche per un appassionato.Esistono certamente delle tecniche,esistono dei criteri di valutazione ben precisi per analizzarle(delle quali personalmente non sono a conoscenza in maniera approfondita),ma non ritengo corretto parlare di critica come se fosse qualcosa di infallibile.Per il semplice motivo che non penso,che sull'aspetto tecnico di un film,o una canzone,ci siano sempre pareri concordi.Questo in qualsiasi ambito,le teorie matematiche,fisiche o chimiche,hanno avuto dei riscontri pratici oggettivi,che noi tutti abbiamo sotto gli occhi,e che sono scaturiti dal "calcolo"(inteso naturalmente come numerico),attraverso il quale sono state fatte scoperte che permettono di stabilirne un valore obiettivo e incontrovertibile.(la famosa frase "la matematica non è un'opinione")Per intenderci,nessuno al giorno d'oggi oserebbe mettere in discussione le ricerche e le analisi di Einstein o Newton,perchè oggettivo è stato il loro riscontro.Possiamo davvero fare questo parallelo anche nel campo della critica cinematografica o musicale?Io non credo.Davvero possiamo affermare che tutti i grandi critici saranno sempre e comunque concordi rispetto all'aspetto tecnico di una qualsiasi opera artistica?Questo a mio avviso è confutato dai fatti.E il paragone con la musica casca a pennello.Senza falsa modestia,penso di possedere quelle nozioni,in questo ambito,che mallory palesava di disconoscere nella discussione con male.Ho approfondito il tema musicale come nessun altro,e di giorno in giorno mi sono accorto che quel che conosco,seppur quantitativamente maggiore rispetto alla media,è in ogni caso una percentuale miserrima,se rapportato a questo mondo nella sua intierezza.Con quali criteri possiamo quindi stabilire a priori(o a posteriori)quali pareri,di quali critici,abbiano più effettività rispetto a quelli di altri?Qual'è il dato scientifico attraverso il quale riusciamo a stabilirlo?Io credo che non esista questo dato.Se un critico qualsiasi(indubbiamente più preparato di me sull'argomento)mi dice che Kubrick(per fare un nome a caso)è stato il miglior cineasta della storia,su che basi devo fidarmi di questo giudizio?La "preparazione" di cui ho letto abbondantemente,chi o cosa la misura?Per tornare alla musica...Mallory dice di apprezzare gli Oasis,nonostante si renda in un certo senso conto dei loro limiti,e viceversa non tollera i Pink Floyd,seppur ne riconosca la grandezza.Ha davvero utilità fare considerazioni di questo genere?Mi spiego meglio...esistono critici musicali rinomati,che considerano gli Oasis il più grande fenomeno musicale del decennio passato,altri che invece li ridimensionano a tal punto da considerarli banali e superflui.Io amo follemente i Pink Floyd,"The Dark Side Of The Moon" è stato considerato da gran parte della critica specializzata,per lunghissimi decenni,come uno dei dischi più(se non il più)vario,innovativo,influente della storia del rock.Ma nel merito ho letto pareri contrastanti,anche in questo caso.C'è chi lo ritiene sopravvalutato,solo apparentemente originale e articolato,ma in effetti piuttosto mediocre se paragonato ad altri loro lavori.Dove sta quindi in questo caso la componente tecnica del cui valore oggettivo non si può discutere?Qual'è il metro di giudizio?Quale delle due tesi è da accettare in maniera compiuta,perchè suffragata da "preparazione" e "obiettività"?In che modo posso rendermi conto della parzialità o meno del giudizio di chi l'ha esposto?Io credo in tutta onestà che sia impossibile.E finchè esisterà qualcuno al mondo,che sul tema la penserà in maniera sostanzialmente opposta alla mia,una verità assoluta sarà inscrivibile.Perchè qualsiasi analisi tecnica,tiene conto per forza di cose anche delle proprie valutazioni soggettive,di gusto,o più semplicemente di dissonanze rispetto allo studio che si è fatto sulla materia.Un altro esempio lampante è quello che riguarda i grandi chitarristi moderni.Yngwie Malmsteen,noto virtuoso dello strumento elettrico,è considerato dai più come un mostro di tecnica e velocità,spesso gli sono stati attribuiti lodi e premi di ogni genere.Esiste però una larga fetta di specializzati del settore,che lo reputa addirittura approssimativo,fatiscente,assolutamente sopravvalutato.Anche qui,chi è dalla parte del torto e della ragione?Per concludere,sono dell'avviso che nessuna analisi critica di una forma d'arte possa ritenersi acriticabile,poichè in essa convivono diverse componenti,e la natura umana esclude la possibilità di riflettere ed esporree in totale assenza di parzialità,o senza rifarsi in qualche maniera all'impressione personale,e anche se questo accadesse,in alcun caso si potrebbe assistere a una totale collimazione di idee e valutazioni,tra i critici più in "voga",più rinomati.Credo però,che chiunque abbia un bagaglio culturale ampio e sfaccettato di una determinata branca,sia indubbiamente nelle condizioni di esprimersi con maggior cognizione di causa,di altri che vivono la questione più superficialmente,e che per forza di cose devono accontentarsi di far ricorso esclusivamente ai propri gusti personali.Ed è stupendo in questo senso osservare la passione e la serietà con la quale mallory si approccia a discussioni di questo calibro,dalle quali c'è molto da imparare.Per riassumere molto brevemente il mio pensiero,non esistono verità,nell'arte,esistono però diverse metodologie per indagarla,tutte rispettabili e allo stesso tempo discutibili.
_________________
"Da ciascuno secondo le sue capacità...
...a ciascuno secondo i suoi bisogni!"
The Music Forum
[ Questo messaggio è stato modificato da: Marxetto il 13-02-2005 alle 18:22 ] |
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mallory
 Reg.: 18 Feb 2002 Messaggi: 6334 Da: Genova (GE)
| Inviato: 11-10-2003 02:01 |
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Qui mi pare che si sia fatta un po' di confusione.
Per quanto mi riguarda, non sono dell'idea che l'arte sia scienza; il discorso era un tantino differente, si discuteva sul valore scientifico della critica.
Mi era parso anche di essere stata abbastanza chiara, ma a quanto pare avevo torto, quindi riprendiamo il discorso, imbrigliamolo e facciamolo tornare sul suo sentiero, piuttosto che farlo correre selvaggiamente sull'orlo del precipizio.
Giudicare un'opera, è un atto che può compiere chiunque, mosso da qualsiasi tipo di motivazione, che sia essa dettata dall'interesse, dal disgusto o chiacchericcio mondano, non può far altro che restare semplicemente un'opinione.
Nessuno qui vuole mettere in dubbio il valore che ha l'opinione pubblica (che poi determina anche la domanda del mercato, ed è proprio per questo che riceviamo un certo tipo di cinema....ma questo è un altro discorso...), ma bisogna riconoscere che questa opinione, acquista valore all'interno di un contesto, che non è certo quello programmatico della critica cinematografica, ma al massimo quello che definisce il tessuto sociale (le mode, la cultura, l'informazione...etc...).
Allora prima di tutto dovremmo porci una domanda, e cioè: qual'è il discorso che intendiamo affrontare? giusto per non trovarsi a confondere il tipo di approccio al termine "critica", che è uno solo e inequivocabile...
Mi pare davvero inutile che alcuni di voi continuino a urlare esagitati che ognuno ha la sua opinione e che tutti siamo diversi, mi pare naturale, e nessuno ha intenzione di disquisire su questo punto, soprattutto poi quando il punto è un altro, e decisamente più complesso da sviscerare e portare sotto gli occhi di chi, quegli stessi occhi, li ha rivolti da un'altra parte....
Abbiamo anche detto che la critica, eseguita da una persona competente, quindi con i mezzi necessari per tracciare una chiave di lettura oggettiva, non sia dedita solo ed esclusivamente ad una decostruzione scientifica, fatta di risoluzioni di formule grammaticali del linguaggio cinematografico, questo è solo il primo approccio, dal quale in seguito ne scaturiranno riflessioni di natura teorica.
L'analisi "tecnica" (come al profano piace chiamarla), non è un analisi volta a tradurre ogni singolo movimento di macchina o ogni inquadratura secondo un vocabolario che solo il critico possiede, non può e non deve essere solo questo; questa forse è una branchia dello studio analitico di una pellicola, che si chiama decoupage, ma che non mette in risalto i significanti del film stesso, perchè essi possono rendersi visibili al critico solo nel procedimento successivo.
Infatti, dopo aver decontestualizzato questi significanti (e uso questo termine nella sua accezione linguistica), è necessario osservarli all'interno del film; prima della sequenza, per capire se il loro impiego è funzionale e significativo, poi, se assolvono il loro compito, all'interno dell'intera opera, per capire se essi agiscono come componenti destinati a creare la coralità del prodotto filmico. Inoltre, l'importanza dei significanti, perde di efficacia se non vengono utilizzati per dare origine ad una sequenza che non sia stata già precedentemente e accuratamente selezionata, poichè il regista deve saper selezionare quali azioni e reazioni possono concorrere alla creazione dell'opera in questione, perchè ricordiamoci che non tutto il maleriale girato può essere scaraventato incurantemente all'interno di un film , ma segue una traccia dinamica antecedentemente pensata e capace di andare a formare quel climax che determina un andamento emozionale, che varia a seconda dei generi e delle intenzioni, e che quindi il critico deve saper riconoscere e interpretare, esattamente come l'autore avrebbe voluto trasmettere.
Questo procedimento, che comprende un lavoro sull'interpretazione delle astrazioni che stanno dietro ai significanti impiegati nella messa in scena di un'opera, non è un procedimento unicamente scientifico, ma un processo concettuale che necessita di acume ed empatia.
E' davvero complesso quello che in poche parole ho cercato di spiegarvi, spero di essere stata chiara almeno la metà di quanto avrei voluto, ma soprattutto spero di aver precluso, se non altro, la possibilità di ulteriori fraintendimenti. |
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VViNks
 Reg.: 22 Ago 2003 Messaggi: 2664 Da: milano (MI)
| Inviato: 11-10-2003 10:19 |
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no, non è complesso quello che volevi spiegare. lo trovo esattamente in linea con quello che avevo scritto nella pagina precedente. il problema è che tu sei riuscita a rendere il concetto in modo decisamente più efficace. anzi, per me la questione s'è ormai risolta e ha lasciato il passo ad un'altra domanda che già prima mi ponevo (a cui solo tu hai iniziato a rispondere). più precisamente intravedo la possibilità che un critico, benchè fornito delle conoscenze tecniche, possa non essere in grado di cogliere l'idea che ha mosso chi il film l'ha fatto. e ciò può essere dovuto a mancanza del regista o a mancanza di "acume ed empatia", come dici tu, del critico. è qui che emerge la difficoltà di criticare un'opera. è qui che capisco cosa intendevi quando dicevi che le lacune tecniche sono facilmente colmabili con un po' di pazienza e lettura. ma la capacità di fare una buona critica è, poi, essa stessa innata. è essa stessa un'arte. in tal senso, la frase
... e che quindi il critico deve saper riconoscere e interpretare, esattamente come l'autore avrebbe voluto trasmettere.
è illuminante. tutt'al più, quindi, può rimanere indefinito il reale progetto iniziale del regista. ma a quel punto ogni discussione diverrebbe vuota e solo un'analisi "tecnica" (che ormai è necessario mettere tra virgolette) sarebbe l'unica possibile.
conclusione : quello che dicevo più sopra. basta parlare. prendiamo un esempio e analizziamolo insieme. la pratica aiuta la comprensione.
piccola (neanche tanto) deviazione. provate a porrre ad un pianista la stessa domanda qui in esame sulla tecnica e l'arte. se è un bravo musicista, vi dirà che le due cose sono inscindibili. chiedetegli come esempio "applicativo" se è più difficile riprodurre uno spartito di listz o di chopin. da un punto di vista strettamente formale (pigiare i tasti dello strumento), forse listz è più complicato. dal punto di vista dell'interpretazione, chopin probabilmente non ha eguali. ascoltatevi un notturno suonato da due pianisti di fama mondiale, quali askenazy e pollini. son considerati entrambi dei GIGANTI. il primo vi darà una sensazione "matematica", quasi fredda. ascoltando il secondo vi dovrete trattenere dal lacrimare. ma stanno suonando le stesse note. i significanti, come dice mal, sono gli stessi. ecco, qui nel forum gli "ignoranti" di cinema non sono neanche in grado di "pigiare giù i tasti" della macchina cinematografica.... chi, come il sottoscritto, non ha alle spalle uno studio specifico sarebbe bene facesse un po' d'esercizio di umiltà.
_________________ "Ahaa, temo di non essere tagliato per la vita del criminale."
"Ecco che ti sottovaluti di nuovo..." |
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Daniel

 Reg.: 14 Feb 2003 Messaggi: 4301 Da: Nuoro (NU)
| Inviato: 11-10-2003 14:43 |
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quote: In data 2003-10-11 10:19, VViNks scrive:
[cut]
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Questo utente mi piace sempre più ...
... e che quindi il critico deve saper riconoscere e interpretare, esattamente come l'autore avrebbe voluto trasmettere.
Parto da questa affermazione assolutamente ideale come punto di partenza ... quando un'analisi critica esplica il pensiero del cineasta ha praticamente raggiunto mediamente il suo scopo ... ma in realtà questo è un discorso troppo semplicistico ... la critica analitica va anche oltre ... indaga in modo anche piuttosto 'superbo' sull'incoscio dello stesso cineasta ... trova cose, influenze storiche e quant'altro che il regista nel suo laborio mentale all'inizio non aveva nemmeno pensato e stila una tesi sul perchè avrebbe fatto quella determinata e determinante scelta (Per questo mi viene in mente l'esempio da me sempre citato del grande Rivette che per i Cahier scrisse un'articolo, in realtà poi prese le porzioni di un saggio, sull'ultima inquadratura di Kapò di Gillo Pontecorvo che ribaltava l'idea che aveva espresso l'autore durante il film ... provate a leggere quell'articolo e a rivedervi il film ... entrando nella testa di chi ha concepito l'opera ...)
Vorrei fare una domanda ... attinente di per se poco alla critica fine a se stessa ma molto piu generale che tocca 'lo scrivere di cinema' in senso più ampio ...
Vi è mai capitato di vedere un film tecnicamente perfetto ... ma alla fine un dubbio, un qualcosa vi tormenta il cervello ... Che quella perfezione formale nascondesse in realtà un messaggio ben visibile (perchè è lì davanti agli occhi) che cozzasse con la trama del film creando una disarmonia di fondo? La voglia di spiegare quel 'qualcosa che non và' ...
PS Ho tagliuzzato il quote per non creare difficoltà di visualizzazione ...
[ Questo messaggio è stato modificato da: Daniel il 11-10-2003 alle 14:45 ] |
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gmgregori
 Reg.: 31 Dic 2002 Messaggi: 4790 Da: Milano (MI)
| Inviato: 12-10-2003 21:37 |
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grazie mal per avermi segnalato questo Porta a Porta. Dico la mia.
Forse sono l'unico autodidatta che in casa ha solo "l'hollywood dell'era Pulp", "Al cinema" di G. De Benedetti e "Cinema e Psichiatria" di Gabbard è Gabbard.
Non amo stare nel mezzo ma credo che tutti hanno ragione e torto, perchè proprio la plasticità della settima arte è in continua evoluzione. Il critico e il regista sono due cose che possono avere una risonanza, solo nel momento in cui si instaura uno spazio immenso tale da consentire al critico di andare oltre la scientificità. Da qui ne segue che Male, sebbene sia confusivo, si rende conto, credo, dell'impossibilità della parola oggettiva di tradurre determinate esperienze comunicative.
D'altro canto Arianna porta esempi che effettivamente non trovano una particolare attinenza consona al discorso, o meglio, ha tentato di dare un senso alla confusione di Malebolgia citando elementi di pura scientificità.
Se dovessimo applicare il discorso, cui Propp e i formalisti russi danno inizio, la la storia, la narrazione, il contenuto comunicativo(applichiamolo, perchè no, alla cinematografia) e il racconto sono due cose diverse. Il critico non sarà mai in grado di distinguere nettamente tra le due cose, anche perchè l'oscillazione è tangibile.
_________________ la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
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gmgregori
 Reg.: 31 Dic 2002 Messaggi: 4790 Da: Milano (MI)
| Inviato: 12-10-2003 21:42 |
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Arianna dice "la critica fa della scienza, il pubblico parla col cuore" o giù di lì.
Il pubblico è solo il bambino che parla, il critico non deve zittirlo, perchè il bimbo percepisce esattamente tutto quello che vede, elabora e interpreta.
Io sono un bambino che parla, De Benedetti è un educatore non intrusivo.
_________________ la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
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mallory
 Reg.: 18 Feb 2002 Messaggi: 6334 Da: Genova (GE)
| Inviato: 12-10-2003 21:56 |
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Stupendo...
Prima di tutto volevo ringraziare VVinks per aver permesso a questa discussione di "decollare" nel vero senso del termine, sostenendo un andamento equilibrato nelle alte sfere delle coerenza cognitiva del concetto in causa; quindi ora ci tocca a volare costantemente spostandoci verso la meta, fino a giungere all'atterraggio e quindi alla risoluzione della discussione, nonchè alla classificazione sistematica del significato di "critica cinematografica".
Discutendone all'interno e all'esterno del forum, mi è capitato spesso di imbattermi in afferamazioni del tipo: "la citica non è verità assoluta"; partendo da questa particolare asserzione, potrei prima di tutto insinuare che un approccio di questo tipo al discorso, sia di natura assolutista e non conforme allo scopo che questo thread vuole ottenere, e cioè quello di ricerca di una verità logica e che utopicamente tenda all'assoluto, ma mai assoluta, in quanto, la comunicazione stessa, ne preclude sostanzialmente la possibilità, altrimenti non sarebbe nemmeno necessaria l'espressione artistica, che è primariamente manifestazione e trasmissione di ideologie ed emozioni.
Superato anche questo punto, possiamo tornare ad incedere verso la retta via, intrapresa verso la ricerca di una verità plausibile.
Oggi pomeriggio, durante la lettura di un testo, mi sono trovata a riflettere sulla difficoltà, o filoimpossibilità (se mi concedete questo termine), del criticare un'opera filmica come può essere quella del più controverso tra i registi esistenti, e cioè Jean-Luc Godard.
Mentre per il critico dotato di grandi capacità ermeneutiche (acquisite dallo studio del cinema in tutte le sue forme) sia molto semplice dover "criticare" un film contemporaneo, poichè le sue conoscenze hanno superato di gran lunga quelle di chi, il film lo ha girato; possa trovare grandissime difficoltà dovendo criticare un film creato da chi, quelle stesse conoscenze le ha scardinate e impiegate in maniera antitetica (per esempio appunto Godard).
Il suo cinema infatti è un cinema che si avvale di discipline differenti che poi vanno a compenetrarsi con un metodo che non segue gli schemi convenzionali della regia, che valicano le cornici nelle quali molti registi in passato hanno hanno spientemente e limitatamente converso nelle loro pellicole, e che con l'avvento della Nouvelle Vague e in particolare di Godard, hanno abbandonato quei lidi di rigore dimostativo e comunicativo, per liberare il loro senso oltre il film, seppur manifestandone i molteplici aspetti attraverso l'immagine, grazie all'uso di metafore, di richiami pittorici, filosofici e bibliografici, di citazioni, di giochi di parole; tutti molto spesso intraducibili e al limite dell'assurdo.
Ed è qui che il critico si trova a dover affrontare un arduo lavoro di esegesi, poichè dietro ogni significante cinematografico, si protrae non solo una riflessione sul materiale selezionato, girato e montato, ma un vero e proprio filo conduttore tra le arti e la comunicazione.
Per questo più il critico è dedito alla critica di film complessi e anomali, più il pubblico storce il naso, semplicemente perchè non cogliendo i riferimenti e le intenzioni di determinate scelte registiche, non può comprenderne la potenza espressiva, disconoscendo un prodotto filmico che non rispetta la linearità del linguaggio cinematografico convenzionale.
Quindi è anche vero che il critico, con tutte le conoscenze del mondo può non riuscire a tradurre a pieno ciò che un regista con il suo film vuole trasmettere (dal momento, che come abbiamo visto, un critico che dovesse cimentarsi nel criticare un film di Godard, dovrebbe conoscere: la linguistica, la pittura, la filosofia, la poesia e la letteratura, poichè il suo cinema ne è pregno), ma è altrettanto vero che l'ignoranza totale non porta da nessuna parte, quindi il termine di paragone tra pubblico e critica mi pare oltremodo offensifo, poichè solo una delle due categorie ha il potere di criticare; l'opinione pubblica potrebbe unicamente portare alla totale morte del cinema e della comunicazione in genere, poichè, e ne converrete tutti, ciò che da essa viene apprezzato, non possiede nemmeno un'ombra di quella facolà comunicativa, eloquenza a tutto tondo, che possedevano i film di Godard.
Ma non sconfiniamo ancora, è presto per questo discorso, è giusto prima di tutto riconoscere il valore del critico.
Tutto ciò che abbiamo detto credo sia valido per affermare che lo scopo delle critica, non sia quello di circoscrivere una verità assoluta da imporre al mondo, ma di avvicinare il mondo al un mezzo di comunicazione, là dove assolve il suo compito, che può essere davvero efficace, quindi espressivo al massimo della sua potenza, e di conseguenza, di valenza artistica. |
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