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Autore Batman il cavaliere oscuro
Fakuser

Reg.: 04 Feb 2005
Messaggi: 2656
Da: Milano (MI)
Inviato: 06-08-2008 17:03  
Ma umanizzare batman,porlo all' interno di un universo preciso e non come polo positivo su uno sfondo astrattivo o ludico,non significa darne una lettura sbagliate,ma casomai rifondare la mitologia dl intero cosmo gothamiano in modo tale da rifrangervi indietro una visione speculare e insieme analoga dl societa postmoderna.alla dicotomia si sostituisce la pluralita la schizofrenia,dove addirittura ce spazio per un finto Batman,imitazione di imitazione.

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Kubrick5


Reg.: 19 Apr 2006
Messaggi: 5694
Da: San Zeno (BS)
Inviato: 06-08-2008 17:25  
quote:
In data 2008-08-06 17:03, Fakuser scrive:
Ma umanizzare batman,porlo all' interno di un universo preciso e non come polo positivo su uno sfondo astrattivo o ludico,non significa darne una lettura sbagliate,ma casomai rifondare la mitologia dl intero cosmo gothamiano in modo tale da rifrangervi indietro una visione speculare e insieme analoga dl societa postmoderna.alla dicotomia si sostituisce la pluralita la schizofrenia,dove addirittura ce spazio per un finto Batman,imitazione di imitazione.

d'accordissimo
_________________
Anche la follia merita i suoi applausi

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Valparaiso

Reg.: 21 Lug 2007
Messaggi: 4447
Da: Napoli (es)
Inviato: 06-08-2008 19:16  
quote:
In data 2008-08-05 23:48, Fakuser scrive:
Valpa,o io posseggo troppa capacita' empatica oppure t nn ne hai affatto,perche dire che i personaggi d questo film nn hanno vita e una vera bestemmia,e ho gia spiegato perche,mentre le t motivazioni contrarie nn sn mlt convincenti... Fammi qlc esempio di film con personaggi 'vivi'..


Mah, i personaggi sono proprio privi di mordente sul piano umano, come ho già detto in precedenza. Non vengono realmente esplorati, ma solo abbozzati. Non c'è backstory, non c'è nulla sulle loro motivazioni.
Dent rimane per tutta la prima parte la rappresentazione dell'uomo di legge senza macchia e senza paura. La sequenza del cxonfronto con batman e Gordon è anche abbstanza toccante, ma non essendosi andati a fondo nella costruzione del personaggio, non è sufficiente a costruire un climax sufficientemente efficace per un film di questa dimensione. Idem per la morte della Gyllenhall... Sono scene che non risuonano oltre la durata, così come dovrebbe essere. Perché il film è troppo freddo, troppo razionale, troppo cosciente di se stesso e troppo attento alla propria struttura narrativa, piuttosto che al respiro umano dei personaggi.
Liberty Valance, che è stato citato, da questo punto di vista è ben altra cosa, lì davvero c'è una sapiente messa in scena dei drammi umani dei personaggi, e il risultato è molto più toccante. ma nemmeno c'è bisogno di cercare esempi così alti... Si potrebbero fare davvero migliaia di esempi.



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Valparaiso

Reg.: 21 Lug 2007
Messaggi: 4447
Da: Napoli (es)
Inviato: 06-08-2008 19:22  
[quote]In data 2008-08-06 11:51, Richmondo scrive:
quote:
In data 2008-07-28 20:38, liliangish scrive:
Concordo con chi ha apprezzato il film.
Per me è stata una lunga avventura, ricca non solo di colpi di scena e di immagini da brivido, con panoramiche sui grattacieli di Gotham e Hong Kong che facevano letteralmente venire le vertigini, ma soprattutto di spunti interessanti, come ha colto molto bene Petrus:

quote:
In data 2008-07-22 17:52, Bonekamp scrive:
dipingendo con pennellate sapienti una Gotham che non si colloca più in un universo a sè stante, chiusa nell’alveo di un non luogo che ne cauterizza i punti di contatto con la realtà, ma che è in relazione con il modo del qui e dell’ora, arrivando ad assomigliare in tutto alla New York per come noi la conosciamo.





In realtà questo di Petrus è un un po' un errore. La Gotham di questo film non rappresenta assolutamente New York, anzi Nolan si è voluto consapevolmente distanziare dal riferimento newyorchese.
Ha voluto infatti girare in particolare a Chicago, e costruire una città che per quanto somigliante a Chicago e altre metropoli, abbia sullo schermo una sua identità e un respiro autonomo.
Stando al polt, credo che la città rappresenti soprattutto, nel film, l'America, o la tipica metropoli americana...

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Fakuser

Reg.: 04 Feb 2005
Messaggi: 2656
Da: Milano (MI)
Inviato: 06-08-2008 20:00  
Bah,mi sembri prevenuto.dent e da subito caratterizzato da una duplicita dapprima nascosta e poi palese,mentre la fine di rachel ha un che di meravigliosamente neogriffithiano,e quindi innovativo,per non parlare della citazione finale del primo batman,riletta e deformata a partire dalle istanze decostruttive di nolan.

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Valparaiso

Reg.: 21 Lug 2007
Messaggi: 4447
Da: Napoli (es)
Inviato: 06-08-2008 20:23  
quote:
In data 2008-08-06 11:51, Richmondo scrive:
quote:
In data 2008-07-28 20:38, liliangish scrive:
Concordo con chi ha apprezzato il film.
Per me è stata una lunga avventura, ricca non solo di colpi di scena e di immagini da brivido, con panoramiche sui grattacieli di Gotham e Hong Kong che facevano letteralmente venire le vertigini, ma soprattutto di spunti interessanti, come ha colto molto bene Petrus:

quote:
In data 2008-07-22 17:52, Bonekamp scrive:
dipingendo con pennellate sapienti una Gotham che non si colloca più in un universo a sè stante, chiusa nell’alveo di un non luogo che ne cauterizza i punti di contatto con la realtà, ma che è in relazione con il modo del qui e dell’ora, arrivando ad assomigliare in tutto alla New York per come noi la conosciamo.



è proprio questo calare il fantastico nella realtà senza che la realtà ne intacchi la magnificenza ad essere il punto forte del film.
in un momento storico come il nostro che avrebbe un gran bisogno di eroi (dice bene Gatsby, nel film c'è molto Bush, ma trovo anche inquietante come sposti l'asse della cattiveria verso la Cina), l'unico vero eroe è costretto a cedere alla schiavitù mediatica che lo vuole cattivo per salvare la speranza.

la scena della conferenza stampa è in tal senso esemplare: il vero eroe diventa il capro espiatorio della rabbia impotente dei cittadini.

ma anche la legittimazione, operata nel finale, dell'eroe reale a discapito di quello fantastico ha una valenza politica: non possiamo sapere cosa si nasconde dietro i nostri martiri.

la tensione storica per me è stata realmente palpabile. sul finire, avevo le lacrime agli occhi.





Io invece lo trovo il suo punto più debole, specialmente se correlato al fatto che malavita, politica, corruzione, non sono più elementi esogeni, che diano l'imput per inanellare una serie di evoluzioni/involuzioni di personaggi già ai limiti della normalità (il candidato sindaco Max/Catwoman in Batman return ), ma qui si pongono direttamente in primo piano, smettendo di essere funzionali alle atmosfere, comme accadeva in Burton, ma andando a configuararsi come il punto centrale dela storia.
Burton è un maestro di atmosfere. E le atmosfere posso tranquillamente prescinedre anche dalle storie. Si può raccontare o comunicare anche solo attraverso le atmosfere, le luci, le ombre. Nolan, invece, è davvero abile a manipolare gli spazi, cosa che a Burton probabilmente non interessava nemmeno tanto. In The dark knight lo spazio a disposizione si dilata e crea innumerevoli altri spazi, le riprese non si accontentano mai di restare sulla soglia della raffigurazione del personaggio o del luogo, ma si battono per creare dinamismo anche solo semplicemente nella scena di un dialogo. Le ambientazioni non richiedono l'ausilio di luci od ombre per comunicare, ma si servono di una ricerca spasmodica della profondità, dalle visioni filtrate attraverso i vetri dei grattacieli (da cui peraltro il film ha inizio, nella primissima inquadratura), per giungere agli schermi ultrapiatti che affondano lo sguardo nell'immagine e ne fanno derivare una geometrica perfezione. Più ancora che Raimi, Nolan sa muovere la macchina da presa e trovare punti saldi per raccontare. Ma, in fin dei conti, il suo non può che risultare, appunto, un semplice racconto, un film che vuole a tutti i costi trovare il metodo adatto per "rivelare", tentando a tutti gli effetti di riflettere nei nostri occhi quel senso di tanta (troppa) esaurirenza e finendo per configurarsi assolutamente come un film di soli eventi. Cosa che non accadeva affatto per Burton.
C'è poi da sottolineare come sempre questa "normalizzazione" delle atomosfere e delle ambientazioni vada a pealizzare proprio la metafora burtoniana (che, quella sì, era davvero il punto forte di Batman) di emarginazione e alienazione. Questa eccessiva attualizzazione, questo ricercato ancoraggio al tempo moderno - che in Burton era un'atemporalità e un'agiografia abbastanza palesata - non fanno altro che amplificare la sensazione di trovarsi in un film normale, qundo Batman deve essere l'esatto opposto. Burton non parlava di una malvagità che corrispondesse a quella reale, ma induceva a riflettere attraverso la rappresentazione di una follia che dalla realtà della plitica (o della malavita) corrotta ricevsse solamente l'imput, per concentrarsi maggiormente sul personaggio e sulla sua contorta psicologia. Il Joker di Leadger è interpretato in modo magistrale, su questo non ci piove. Ma è profondamente diverso da quello di Nocholson, il quale palesava una totale anarchia di sentimenti ed ostentava un'assoluta incoerenza ideologica, per andare a configurarsi come un caos ed un male narcisisti, smpre tendenti alla perfezione assoluta. Ciò, appunto,in Leadger non accade. Qui, nonostante l'irruenza vada a scontrarsi sempre inevitabilmente con l'ordine costituito (fosse anche quello dei malvagi), la realtà concreta rimane sempre in primo piano e la dimensione umana, anche del male, paradossalmente diventa il fulcro di tutta la faccenda. Così Joker si macchia troppo di idealismi, di un profondo senso per una sgangherata giustizia, pecca eccessivamente di finalità materiali.
I cattivi di Burton nascevanao da contesti di emarginazione, crudeltà, ma in un mondo e in una città che già di per sé è fortemente emarginata. Ogni personaggio, in Burton, era afflitto da una pesante solitudine, da una profondità che solo le sue atmosfere sono in grado di sottolineare. In Nolan questo non accade. Lo spazio e il movimento non bastano affatto, da soli, ad esplorare la psiche dei suoi personaggi...e si finisce per attualizzare e contestualizzare il male ed il bene e per banalizzare un discorso molto più ampio che Tim Burton aveva saputo iniziare. Nolan racconta. Lo fa bene, ma il suo è un metodo ancora troppo inperniato su un manicheismo che costruisce ombre di anormalità, generate da reali forme "normali".
In Burton anche ciò che era la cosnuetudine, l'omologazione ai costumi e alle abitudini della città in superficie, comunque, si rivela essere il frutto di una mostruoisità immanente allo stesso genere umano.

_________________
L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Richmondo il 06-08-2008 alle 11:59 ]


Uhm... interessante la tua disquisizione sulle differenze tra Burton e Nolan. Però dissento abbastanza.
Innanzitutto il Batman di Burton, va detto con onestà, non era un film migliore di The Dark Knight. Nemmeno tanto per colpa di Burton, che sul film non ebbe il controllo creativo, che ottenne per Batman Returns, e fu costretto a girare scene come quella nella cattedrale, che gli vennero letteralmente infilate nel copione durante le riprese. Ma perché la concezione di quel film è obsoleta e datata. Si cercava ancora di tramettere un senso di "fumettosità" nelle scene, il mondo di supereroi che veniva rappresentato era visto come talmente alieno rispetto al linguaggio cinematografico, che il film tentava di mutare il proprio aspetto, la propria concezione dello spazio, per creare uno spazio altro e intemedio tra quello del cinema e dell'arte sequenziale. Insomma il film, oltre che di Batman e Joker, parlava della sua natura di fumetto trasposto al cinema. Adesso, dopo quasi vent'anni di cinecomics, l'universo dei fumetti è diventato una realtà abituale per il pubblico cinematografico, che percepisce le storie di supereroi come normale argomento per questo mezzo espressivo.
Anche per questo si prende la direzione opposta, e si spinge sul pedale della verosimiglianza della rappresentazione, nella nuova serie con Nolan al timone. In cui i personaggi vorrebbero sembrare personaggi da noir/thriller urbano, un genere che secondo le convenzioni hollywwodiane è visto come maggiormente "realistico" e verosimile rispetto ad altri.
Il film di Burton, per quanto ne adori alcune parti, determinate battute, qualche scena come quella di Joker nel museo, è irrimediabilmente datato da questo punto di vista...
Il realismo di Dark Knight, dicevo, in cui non mi sembra rientrare il personaggio di Joker, un assoluto, per ammissione dello stesso Nolan, che piomba nel film senza origini, senza identità, le cui impronte digitali non corrispondono a nessun nome, i cui abiti sono cuciti su misura e non hanno etichetta, che non ha psicologia o motivazioni e si fa beffa di questo armamentario raccontando ogni volta una storia diversa per spiegare le sue cicatrici.
Joker è solo un agente del caos, una forza astratta che agisce sulla narrazione e sull'universo diegetico del film. In comune col Joker di Nicholson ha solo il fatto di rappresentare, e di esserne consapevole, l'altra faccia di Batman. Che qui assume un valore adirittura trascendente, trasformandosi in un elemento complementare ma che appare necessario per mantenere l'equilibrio dell'universo, dopo la comparsa del giustiziere incappucciato.
Come se un passo troppo lungo in direzione dell'ordine e dello yang, abbia comportato una risposta di forza analoga in direzione dell'anarchia e dello yin.


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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 06-08-2008 20:27  
quote:
In data 2008-08-06 19:16, Valparaiso scrive:
Non vengono realmente esplorati, ma solo abbozzati. Non c'è backstory, non c'è nulla sulle loro motivazioni.

assolutamente d'accordo. che, se può anche andare bene per questo joker, fa fallire su tutta la linea un personaggio come dent, che dovrebbe essere il fulcro del dramma dei personaggi. e (proprio in quanto fulcro) fallendo dent, falliscono anche gli altri. per capirci, il nodo della caratterizzazione della follia maligna di joker dovrebbe essere proprio la conversione di dent, prendo il paladino della giustizia e lo trasformo in un mostro cattivone; ma risultando dent poco credibile come paladino incorruttibile, joker di conseguenza risulta meno spesso di quanto potrebbe. di batman non parliamo neanche, pure quello di schumacher era caratterizzato meglio. ralf, non michael.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
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Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 06-08-2008 20:29  
sul primo batman però non dire troppe cazzate dai.
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Valparaiso

Reg.: 21 Lug 2007
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Da: Napoli (es)
Inviato: 06-08-2008 20:46  
Perché sei diventato filoburtoniano?

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
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Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 06-08-2008 20:57  
non ho mai smesso di esserlo (speriamo che non arrivi alessio a rompere...)
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Fakuser

Reg.: 04 Feb 2005
Messaggi: 2656
Da: Milano (MI)
Inviato: 06-08-2008 20:59  
No dai ragazzi dovete veramente sforzarvi di giustificare le vostre minchiate su dent...qualsiasi vero eroe possiede in nuce i germi dl villain,e questo Dent e la perfetta incarnazione di qst teoria..sin dallinizio si capiSce che e troppo perfetto per essere tale che sara il vero nucleo del dramma e lo condizionera fortemente.La sua backstory e la prima meta dl film,mentre il seguito porta il personaggio a una maturazione se nn completa almeno credibile. E cazzo,il due facce di Jones e ridicolo fumettistico e invero privo d spessore.
_________________
Silencio...

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Jerry88

Reg.: 12 Mar 2007
Messaggi: 2130
Da: L'Aquila (AQ)
Inviato: 06-08-2008 21:07  
ma piantatela, vi state buttando sul minimo difetto che può avere un personaggio

il dramma si nota lungo tutta la pellicola, e nel primo film se ne parla il doppio. Ognuno dei personaggi principali costruisce la sua storia all'interno della storia, più riesce ad ingannare tutti e più si vede la sua grandezza. Si nota più di ogni altra cosa come i personaggi stessi giochino con la trama, schiantandosi nel finale ognuno contro la prospettiva che risuona in ogni momento nella storia, l'ottimismo, la speranza della giustizia a Gotham
_________________
Questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavaggio del cervello, questo non è un lavag

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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 07-08-2008 14:32  

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Valparaiso

Reg.: 21 Lug 2007
Messaggi: 4447
Da: Napoli (es)
Inviato: 07-08-2008 14:34  
quote:
In data 2008-08-07 14:32, kagemusha scrive:




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Richmondo

Reg.: 04 Feb 2008
Messaggi: 2533
Da: Genova (GE)
Inviato: 07-08-2008 16:49  
quote:
In data 2008-08-06 20:23, Valparaiso scrive:
quote:
In data 2008-08-06 11:51, Richmondo scrive:
quote:
In data 2008-07-28 20:38, liliangish scrive:
Concordo con chi ha apprezzato il film.
Per me è stata una lunga avventura, ricca non solo di colpi di scena e di immagini da brivido, con panoramiche sui grattacieli di Gotham e Hong Kong che facevano letteralmente venire le vertigini, ma soprattutto di spunti interessanti, come ha colto molto bene Petrus:

quote:
In data 2008-07-22 17:52, Bonekamp scrive:
dipingendo con pennellate sapienti una Gotham che non si colloca più in un universo a sè stante, chiusa nell’alveo di un non luogo che ne cauterizza i punti di contatto con la realtà, ma che è in relazione con il modo del qui e dell’ora, arrivando ad assomigliare in tutto alla New York per come noi la conosciamo.



è proprio questo calare il fantastico nella realtà senza che la realtà ne intacchi la magnificenza ad essere il punto forte del film.
in un momento storico come il nostro che avrebbe un gran bisogno di eroi (dice bene Gatsby, nel film c'è molto Bush, ma trovo anche inquietante come sposti l'asse della cattiveria verso la Cina), l'unico vero eroe è costretto a cedere alla schiavitù mediatica che lo vuole cattivo per salvare la speranza.

la scena della conferenza stampa è in tal senso esemplare: il vero eroe diventa il capro espiatorio della rabbia impotente dei cittadini.

ma anche la legittimazione, operata nel finale, dell'eroe reale a discapito di quello fantastico ha una valenza politica: non possiamo sapere cosa si nasconde dietro i nostri martiri.

la tensione storica per me è stata realmente palpabile. sul finire, avevo le lacrime agli occhi.





Io invece lo trovo il suo punto più debole, specialmente se correlato al fatto che malavita, politica, corruzione, non sono più elementi esogeni, che diano l'imput per inanellare una serie di evoluzioni/involuzioni di personaggi già ai limiti della normalità (il candidato sindaco Max/Catwoman in Batman return ), ma qui si pongono direttamente in primo piano, smettendo di essere funzionali alle atmosfere, comme accadeva in Burton, ma andando a configuararsi come il punto centrale dela storia.
Burton è un maestro di atmosfere. E le atmosfere posso tranquillamente prescinedre anche dalle storie. Si può raccontare o comunicare anche solo attraverso le atmosfere, le luci, le ombre. Nolan, invece, è davvero abile a manipolare gli spazi, cosa che a Burton probabilmente non interessava nemmeno tanto. In The dark knight lo spazio a disposizione si dilata e crea innumerevoli altri spazi, le riprese non si accontentano mai di restare sulla soglia della raffigurazione del personaggio o del luogo, ma si battono per creare dinamismo anche solo semplicemente nella scena di un dialogo. Le ambientazioni non richiedono l'ausilio di luci od ombre per comunicare, ma si servono di una ricerca spasmodica della profondità, dalle visioni filtrate attraverso i vetri dei grattacieli (da cui peraltro il film ha inizio, nella primissima inquadratura), per giungere agli schermi ultrapiatti che affondano lo sguardo nell'immagine e ne fanno derivare una geometrica perfezione. Più ancora che Raimi, Nolan sa muovere la macchina da presa e trovare punti saldi per raccontare. Ma, in fin dei conti, il suo non può che risultare, appunto, un semplice racconto, un film che vuole a tutti i costi trovare il metodo adatto per "rivelare", tentando a tutti gli effetti di riflettere nei nostri occhi quel senso di tanta (troppa) esaurirenza e finendo per configurarsi assolutamente come un film di soli eventi. Cosa che non accadeva affatto per Burton.
C'è poi da sottolineare come sempre questa "normalizzazione" delle atomosfere e delle ambientazioni vada a pealizzare proprio la metafora burtoniana (che, quella sì, era davvero il punto forte di Batman) di emarginazione e alienazione. Questa eccessiva attualizzazione, questo ricercato ancoraggio al tempo moderno - che in Burton era un'atemporalità e un'agiografia abbastanza palesata - non fanno altro che amplificare la sensazione di trovarsi in un film normale, qundo Batman deve essere l'esatto opposto. Burton non parlava di una malvagità che corrispondesse a quella reale, ma induceva a riflettere attraverso la rappresentazione di una follia che dalla realtà della plitica (o della malavita) corrotta ricevsse solamente l'imput, per concentrarsi maggiormente sul personaggio e sulla sua contorta psicologia. Il Joker di Leadger è interpretato in modo magistrale, su questo non ci piove. Ma è profondamente diverso da quello di Nocholson, il quale palesava una totale anarchia di sentimenti ed ostentava un'assoluta incoerenza ideologica, per andare a configurarsi come un caos ed un male narcisisti, smpre tendenti alla perfezione assoluta. Ciò, appunto,in Leadger non accade. Qui, nonostante l'irruenza vada a scontrarsi sempre inevitabilmente con l'ordine costituito (fosse anche quello dei malvagi), la realtà concreta rimane sempre in primo piano e la dimensione umana, anche del male, paradossalmente diventa il fulcro di tutta la faccenda. Così Joker si macchia troppo di idealismi, di un profondo senso per una sgangherata giustizia, pecca eccessivamente di finalità materiali.
I cattivi di Burton nascevanao da contesti di emarginazione, crudeltà, ma in un mondo e in una città che già di per sé è fortemente emarginata. Ogni personaggio, in Burton, era afflitto da una pesante solitudine, da una profondità che solo le sue atmosfere sono in grado di sottolineare. In Nolan questo non accade. Lo spazio e il movimento non bastano affatto, da soli, ad esplorare la psiche dei suoi personaggi...e si finisce per attualizzare e contestualizzare il male ed il bene e per banalizzare un discorso molto più ampio che Tim Burton aveva saputo iniziare. Nolan racconta. Lo fa bene, ma il suo è un metodo ancora troppo inperniato su un manicheismo che costruisce ombre di anormalità, generate da reali forme "normali".
In Burton anche ciò che era la cosnuetudine, l'omologazione ai costumi e alle abitudini della città in superficie, comunque, si rivela essere il frutto di una mostruoisità immanente allo stesso genere umano.

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L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Richmondo il 06-08-2008 alle 11:59 ]


Uhm... interessante la tua disquisizione sulle differenze tra Burton e Nolan. Però dissento abbastanza.
Innanzitutto il Batman di Burton, va detto con onestà, non era un film migliore di The Dark Knight. Nemmeno tanto per colpa di Burton, che sul film non ebbe il controllo creativo, che ottenne per Batman Returns, e fu costretto a girare scene come quella nella cattedrale, che gli vennero letteralmente infilate nel copione durante le riprese. Ma perché la concezione di quel film è obsoleta e datata. Si cercava ancora di tramettere un senso di "fumettosità" nelle scene, il mondo di supereroi che veniva rappresentato era visto come talmente alieno rispetto al linguaggio cinematografico, che il film tentava di mutare il proprio aspetto, la propria concezione dello spazio, per creare uno spazio altro e intemedio tra quello del cinema e dell'arte sequenziale. Insomma il film, oltre che di Batman e Joker, parlava della sua natura di fumetto trasposto al cinema. Adesso, dopo quasi vent'anni di cinecomics, l'universo dei fumetti è diventato una realtà abituale per il pubblico cinematografico, che percepisce le storie di supereroi come normale argomento per questo mezzo espressivo.
Anche per questo si prende la direzione opposta, e si spinge sul pedale della verosimiglianza della rappresentazione, nella nuova serie con Nolan al timone. In cui i personaggi vorrebbero sembrare personaggi da noir/thriller urbano, un genere che secondo le convenzioni hollywwodiane è visto come maggiormente "realistico" e verosimile rispetto ad altri.
Il film di Burton, per quanto ne adori alcune parti, determinate battute, qualche scena come quella di Joker nel museo, è irrimediabilmente datato da questo punto di vista...
Il realismo di Dark Knight, dicevo, in cui non mi sembra rientrare il personaggio di Joker, un assoluto, per ammissione dello stesso Nolan, che piomba nel film senza origini, senza identità, le cui impronte digitali non corrispondono a nessun nome, i cui abiti sono cuciti su misura e non hanno etichetta, che non ha psicologia o motivazioni e si fa beffa di questo armamentario raccontando ogni volta una storia diversa per spiegare le sue cicatrici.
Joker è solo un agente del caos, una forza astratta che agisce sulla narrazione e sull'universo diegetico del film. In comune col Joker di Nicholson ha solo il fatto di rappresentare, e di esserne consapevole, l'altra faccia di Batman. Che qui assume un valore adirittura trascendente, trasformandosi in un elemento complementare ma che appare necessario per mantenere l'equilibrio dell'universo, dopo la comparsa del giustiziere incappucciato.
Come se un passo troppo lungo in direzione dell'ordine e dello yang, abbia comportato una risposta di forza analoga in direzione dell'anarchia e dello yin.





Ma io credo che non si debba confondere la perfezione nell'organizzazione collettiva, sociale, in un contesto corale, che è quella messa in scena da Nolan, a dispetto di ogni singola identità, di ogni personaggio, che contiene in sé i riflessi di molteplici contraddizioni ed incongruenze, quando non i germi di un caos soprassedente la sua stessa capacità di autocontrollo.....Con l personificazione stessa del caos e dell'irrazionalità.
Il bello dei personaggi di Burton era proprio il contrario di ciò che fanno Nolan ed i suoi attori. Concordo sul plot (che brutta parola) del noir, del personaggio solo contro tutti. Un discorso che vale per tutti i protagonisti e per tutti gli antagonisti dell'opera di Nolan: qui è il contesto sociale, sia esso negativo (criminalità e malavita), sia esso positivo (gli amici di Bruce Waine), a funzionare sempre alla perfezione nella sua organicità complessiva. Ma l'individuo risente fortemente delle influenze di quella medesima società che egli stesso va a comporre.
Il discorso Burtoniano, invece, andava araffigurare un'emarginazione, secondo me, in un contesto già di per Sé fallace, emarginato: la gotham e la società burtoniana non funziona, non è affatto perfetta come quella di Nolan. Ed è il singolo a trovare la forza per cambiarla, nel bene e nel male. Così, anche i malvagi del Batman burtoniano, sono la perfezione, la manieristica realizzazione di un male inumano e ben architettato. In questo senso il Joker (e tutti i personaggi di The dark Knight) sono molto più realistici, quand'anche ciò cozzasse con le reali intenzioni del regista/soggettista. Perché il fatto stesso di partire deboli di fronte a ciò che è giocoforza più grande di loro (ed in questo senso lo spazio viene utilizzato alla perfezione in questo film) li rende personaggi molto più imperfetti, molto più umani, infinitamente più comuni, tangibili, reali.
E' un film che è l'antitesi, direi, rispetto ad ogni batman burtoniano, il cui stile raggiungeva l'apice proprio in Return.
Qui non è la dimensione gotica od ironica ad essereposta in rilievo, bensì uno sguardo estremamente più obiettivo, eppure tanto più inquieto, nel constatare che, in fin dei conti, la società riesce a schiacciare con il suo peso dirompente anche un supererore che rimane solo.
E' un messaggio interessante e non vorrei affatto essere frainteso quando lo pongo in paragone con Burton, il quale continuoa preferire per l'uso ammaliante delle atmosfere e per i canovacci personali che mi legano emotivamente alle sue trasposizioni su schermo dele storie sull'uomo pipistrelo.
The dark knight è e rimane un ottimo film, che forse ad uno sguardo soggettivamente condizionato non riesco a mettere sullo stesso livello del Batman di Burton, finendo per penalizzarlo in qualsivoglia eventuale accostamento, ma che valutato oggettivamente -così come si deve fare - se non altro per l'originalità del messaggio che comunica (e soprattutto per il modo egregio in cui lo fa) merita senza ombra di dubbio quasi tutte le lodi che si è beccato. Nonostante richieda almeno una giornata perché lo si assimili a pieno.
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E' meglio essere belli che essere buoni. Ma è meglio essere buoni che essere brutti.

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