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fellini |
Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 11-01-2006 17:22 |
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E LA NAVE VA (si ma dove?)
Molte critiche negative per la Città delle Donne, alcune comprensibili, altre gratuite.
Fellini ci rimane un po’ male, anzi si incazza e prepara il successivo film un po’ in accidia.
Stavolta compagno di sceneggiatura è Tonino Guerra (ma come si fa a non essere ottimisti?), già presente in Amarcord. Il film al momento della sua uscita (1983) sorprende un po’ tutti, critici e pubblico perché sembra una inversione di rotta rispetto al film precedente.
Nel senso che la rappresentazione è più contenuta, il rigore stilistico più pronunciato, le note grottesche e caricaturali meno sottolineate. L’inizio del film è tra i più riusciti di tutta la filmografia felliniana: una comica muta (con chiari riferimenti al Chaplin muto) che dal bianco e nero lentamente vira al seppia e poi si trasforma in colore. Un silenzio spettrale rotto dal suono del Transaltlantico Gloria N (vi ricordate il Rex?) e l’inizio del grande viaggio che è in realtà il funerale di una grande cantante lirica, le cui ceneri verranno sparse nel mare Egeo nel corso della traversata.
Il golfo di partenza è quello mistico di Napoli. Il film sembra volere mettere in contrapposizione la pausa meditativa del silenzio e il potere vitale della musica (in questo caso lirica). “Nello sciabordio delle onde, nel sussurro delle fronde…..la nave va” cantano tutti in coro, ma come i passeggeri del Titanic, sono ignari, inconsapevoli del destino che li attende, cantano ma non sanno di essere già morti. Che senso ha questo viaggio? si chiede il giornalista Orlando, voce narrante (grande Ferruccio Amendola) della storia. E’ un semplice viaggio per mari sconosciuti? E’ il viaggio della vita? E’ il viaggio della nostra conoscenza, sempre e comunque limitata da contingenze? Lo sguardo di Fellini è disincantato, meno feroce e sarcastico di un tempo, più rassegnato ad ammettere la caducità della condizione umana, ma anche la banalità di certe tematiche esistenziali. In fondo tutto è già stato detto e fatto, si rischia di ripetersi. Fellini non si chiede più dove va la società, ha 63 anni, non può che registrare un progressivo divaricamento tra i suoi sogni e il reale. Gli uomini sono sempre gli stessi, si muovono su questa nave come piccoli comici di scarso talento, pochi involontari protagonisti, molte comparse. Una scena sintomatica è quella dell’invasione nel grande salone da pranzo della nave di un povero gabbiano che semina scompiglio ed escrementi o le reazioni alla presenza sulla nave di un rinoceronte malato d’amore.
Cos’è il rinoceronte, cosa rappresenta? I critici si sono sbizzarriti…è il selvaggio naturale dentro di noi che abbiamo dimenticato? E’ il peso tiranno dei nostri ricordi? E’ il pachiderma della macchina cinematografica? E’ l’evoluzione dei tanti mostri felliniani? E’ semplicemente un ritratto dell’amore senile? Non credo ci sia una risposta. Ed è meglio così. Queste figure sbiadite umane sembrano scomparire di fronte ai, linementi netti di questo bestione. La solita moglie ninfomane, la cantante famosa megalomane, Il marito porcone, il fan della cantante morta, il generale coglione, il principino trombone, il giornalista tontolone. Una galleria di ritratti più espressionisti che naif, più Munchiani che Goyani, ma non per questo meno impietosi. I poveri serbi che guardano dal vetro l’opulenza dei ricchi occidentali, che però si faranno coinvolgere dalla loro ingenuità e purezza. I proletari nella sala macchine, cuore pulsante della nave (che ricorda tanto la fornace dell’albergo nella città delle donne) che si emozionano a una gara tra cantanti lirici. Una gara di ipnosi sulle galline che funziona anche su qualche umano (non troppo vivace intellettualmente). Il senso di morte è sempre presente come la stupidità umana che determina il bombardamento e l’affondamento della Gloria N. Bellissima e tetra l’immagine dell’acqua che invade i corridoi e i camerini della nave, riempiendo i canali di bagagli che sembrano bare. Ma qui, a differenza dei film precedenti, la musica rappresenta più di una consolazione. Una musica che fa vedere i colori a una cieca, un suono della voce che richiama un colore (Almost Blue direi per questo film), una musica che può essere magicamente evocata strisciando i polpastrelli sul bordo del bicchiere. E’ bello lasciarsi cullare dalle illusioni, bellissima la frase di una passeggera che guarda il sole che affonda in un mare di plastica “che meraviglia, pare finto!!!”. In questa esclamazione sono compresi tre quarti della poetica felliniana del verosimile più vero del vero, sul grande potere incantatore della macchina cinema, sulla necessità della ricostruzione in studio del sogno. ATTENZIONE SPOILER.
E quel carrello indietro nel finale che svela il trucco del grande mago Fellini ( e di tutta la troupe di Cinecittà) è una geniale ammissione di colpevolezza: è vero vi ho ingannato,il mare è di plastica, la nave è finta come il sole ela luna, ma siete stati insieme a me almeno per un sogno….siete stati insieme a me in questo grande sogno che è il Cinema.
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 12-01-2006 00:07 |
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quote: In data 2006-01-11 17:22, Schizo scrive:
E quel carrello indietro nel finale che svela il trucco del grande mago Fellini ( e di tutta la troupe di Cinecittà) è una geniale ammissione di colpevolezza: è vero vi ho ingannato,il mare è di plastica, la nave è finta come il sole ela luna, ma siete stati insieme a me almeno per un sogno….siete stati insieme a me in questo grande sogno che è il Cinema.
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sì sì.
peccato che l'avesse già fatto Mario Bava giusto 20 anni prima.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 12-01-2006 00:09 |
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Non ti rispondo più.
Accosti Bava a Fellini con una naturalezza impressionante.
Davvero impressionante.
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 12-01-2006 00:11 |
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ma assolutamente non li accosto.
Bava era un genio, e un ottimo regista.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 12-01-2006 00:44 |
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E invece Fellini, cos'era?
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 12-01-2006 13:36 |
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un ottimo giornalista, con ambizioni (o meglio, presunzioni) artistiche.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-01-2006 13:40 |
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quote: In data 2006-01-12 13:36, sandrix81 scrive:
un ottimo giornalista, con ambizioni (o meglio, presunzioni) artistiche.
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certo.
infatti lo stile felliniano viene insegnato nelle scuole di giornalismo di tutto il mondo. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 13-01-2006 23:11 |
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quote: In data 2006-01-12 13:36, sandrix81 scrive:
un ottimo giornalista, con ambizioni (o meglio, presunzioni) artistiche.
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Si, era il critico di Paese Sera anzi, aveva imparato a scrivere e a parlare di cinema da te.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 13-01-2006 23:50 |
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GINGER & FRED (la dolce vita ai tempi della televisione ovvero le profezie di un ballerino di tip tap)
Anche se con “E La Nave va” la critica sembra riavvicinarsi a Fellini, le sale di cinema rimangono pressoché deserte.
Nel 1985 esce “Ginger & Fred” e viene definito dallo stesso Fellini “la dolce vita degli anni 80” solo che “non c’è piu Via Veneto ma la “presenza massiccia (e volgare) della televisione”.
Il cinema è grande, la televisione un po’ più piccola diceva Riccardo Pangallo, ma la piccolezza è accompagnata da una pericolosità devastante e, da una metastatizzazione violenta e irreversibile con una influenza deleteria su tutti gli strati sociali
Il film si apre con l’arrivo di Ginger (Giulietta Masina, splendida e in parte, altro che Giulietta Degli Spiriti) in una stazione Termini stravolta da osceni cartelloni pubblicitari e zamponi giganteschi addobbati come alberi di natale (molto kitsch). Giulietta li guarda e leggiamo nel suo viso che si corruccia in una smorfia (smorfia da Gelsomina, stupore da Cabiria) l’enorme distanza fra il suo mondo e quello attuale. In un cartellone c’è scritto Roma pulita= Italian Style ma basta dare un’occhiata di fuori e subito notiamo centinaia di rifiuti accatastati alla buona che deturpano il paesaggio. Ginger è tornata a Roma (da Santa Margherita Ligure) per partecipare a una trasmissione televisiva (Ed Ecco a Voi) con il suo vecchio compagno di tip tap, Pippo Boticelli in arte Fred (Marcellino Mastroianni anche lui in ottima forma) con cui ha fatto furore nel decennio 1940-1950.
Dovunque la televisione, ossessiva compulsiva, ipnotizzante. Che ci sia una partita di calcio o un quiz, una pubblicità volgare o un concerto chiassoso, tutti lì ipnotizzati a guardarla, inebetiti, dimentichi del proprio lavoro e delle responsabilità. Il portiere dell’alberbo Manager che ospita Ginger ( e tutti i buffi partecipanti della trasmissione “Ed Ecco a Voi”) non fa che guardare la partita, cosi come il portantino che chiede la mancia a Ginger e tutti i commensali mentre stanno cenando. Sembra una attrazione magnetica, un potere assoluto ben simboleggiato da un antennone in primo piano e un occhio di bue che penetra dentro casa,violando l’intimità. Di contorno la solita umanità Felliniana allo stato terminale Trans in missione nelle carceri per conto di Dio, Siciliani che biascicano una lingua incomprensibile, nani ballerini, frati in lievitazione, chirurghi plastici avidi, motociclisti (Roma!) in girotondo, uomini capaci di mettere in cinta donne con il solo sguardo, ammiragli con la demenza senile, mucche con 15 tette, la casalinga privata per esperimento per un mese della Televisione (“mai più senza TV”), gente che registra voci dell’aldilà (pippoooo, pippoooo), il camorrista che vuole cantare (nel senso musicale del termine), l’aiuto regista che non gliene può fregare un cazzo di tutto questo circo equestre, basta che faccia audience. Quando compare Pippo Botticelli sulla scena, in arte Fred, già abbiamo visto un bel po’ di tipi e abbiamo il suo stesso sorriso sornione sulle labbra. Fred sa fa parte del gioco, che viene usato da una Tv senza scrupoli in cerca di vecchie glorie, sa che tutto questo non è che l’inizio della fine, l’instupidimento della società con neo primitivi televisivi, orde di suburbani teledipendenti, una immondizia culturale ben peggiore di quella sulle strade. Fred è lì solo per Ginger, per rivederla ancora dopo 40 anni, riprovare l’emozione di un addio che lo ha portato in manicomio, folle d’amore , riprovare a riprendere una storia che forse non doveva essere interrotta.Riprovare ad essere come un tempo: ma è vecchio, con crampi a una gamba (ahi autobiografico!), alcolizzato e con problemi alla prostata. Guarda ancora l’ingenuità di Ginger e se ne commuove. Fa gli scongiuri sentendo le voci dell’aldilà che forse chiamano lui (pippooooo) ma poi ammette con un candore disarmante:”Da un po’ di tempo mi pare di sentire che presto lascerò tutto, le cose mi guardano in maniera strana come se mi volessero salutare…”. Noi ci dobbiamo ribellare alle ingiustizie, noi dobbiamo dire agli italiani che sono 60 milioni di pecoroni urla Fred. Ma sono piccoli sussulti di un cuore stanco. E’ bello vedere Ginger e Fred provare il loro ballo, è bello vedere che ci credono ancora: lui che fuma una sigaretta bogartiana e si imbarca nel transatlantico, lei che lo saluta commossa sul suono della nave che parte e riesce a strappargli un ultimo ballo di tip tap.Sono pronti adesso per il grande spettacolo Ed ecco a voi, tra poco tocca a loro il grande debutto televisivo. Il presentatore con il sorriso di plastica è il grande grandissimo Franco Fabrizi (ve lo ricordate ne I Vitelloni, mentre insidia la moglie del suo datore di lavoro e poi prende un sacco di cinghiate dal suocero?) qui davvero immenso e perfetto nel cambio repentino di espressione al momento in cui si accendono le luci in trasmissione e si va in onda. Quanto è vero nella sua falsità di grande imbonitore che strappa applausi telecomandati!
E Ginger e Fred ? Proprio nel momento di iniziare il pezzo musicale, si spengono le luci. C’è Buio, e un silenzio irreale nello studio televisivo. Il pubblico rumoreggia solo a tratti e l’atmosfera è irreale. Ma qui il film decolla, nel ripensamento logico di Fred, nella rabbia infantile di Ginger, in questa bellissima frase che sintetizza tutto il film, detta abassa voce da Fred:”Siamo due fantasmi, che vengono dal buio e nel buio se ne vanno. Andiamocene Ginger, scappiamo via…”
Ma proprio mentre stanno per lasciare la scena, nel momento in cui Fred fa quel gesto che ha reso celebre Alberto Sordi nei Vitelloni e sussurra “Teledipendenti tiè!” ecco si riaccendono le luci e i due non possono negare un ultimo commovente ballo sulle note di Hotel Continental.
ATTENZIONE SPOILER
Dopo il ballo (finito con un grande applauso, ma non c’è tempo di goderselo) i due si ritrovano alla Stazione Termini per un ultimo addio. Fred soffia sulla mano e mima la sirena della nave, Ginger alza le spalle un po’ rassegnata, un po’ Paoletta, un po’ Cabiria. Stavolta non c’è il mare a suggellare l’addio. C’è la televisione. E’ l’alba di una nuova era. Una immagine, adesso lo possiamo dire, terribilmente profetica….
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 14-01-2006 01:16 |
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ah, ora non era più neanche un giornalista?
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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stilgar
 Reg.: 12 Nov 2001 Messaggi: 4999 Da: castelgiorgio (TR)
| Inviato: 14-01-2006 01:26 |
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quote: In data 2006-01-12 00:09, Schizo scrive:
Non ti rispondo più.
Accosti Bava a Fellini con una naturalezza impressionante.
Davvero impressionante.
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Non si tratta di accostare. A casa mia si chiama copiare
Fellini l'ha fatto anche un'altra volta con Bava. Vediamo se Sandrix è preparato...
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Profundis - L'anima nera della rete
[ Questo messaggio è stato modificato da: stilgar il 14-01-2006 alle 01:27 ] |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 14-01-2006 01:28 |
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su Bava magari sì, su Fellini non troppo.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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stilgar
 Reg.: 12 Nov 2001 Messaggi: 4999 Da: castelgiorgio (TR)
| Inviato: 14-01-2006 01:30 |
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Vediamo se lo sono gli altri...se dico Operazione paura, vi viene in mente niente?
Se non è così, fatemi il favore, parlate di Fellini quanto volete, ma lasciate stare Bava.
P.S. Scusate ma Bava non me lo dovete toccare
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Profundis - L'anima nera della rete |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 14-01-2006 11:52 |
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La ragazzina "demoniaca" con palla che Fellini "cita" in Toby Dammit (liberamente tratto da Non scommettere la testa col diavolo di Poe), terzo, straordinario episodio di Tre passi nel delirio, con un mirabolante Terence Stamp. Ma non mi sembra si possa parlare di plagio o di mera scopiazzatura. Mi sfugge l'altro episodio di presunto plagio (in che modo) citato da Sandrix, il quale mo ce lo deve spiegare.
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 14-01-2006 alle 11:54 ] |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 14-01-2006 11:56 |
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io non ho visto E la nave va, ma dalla descrizione di Schizo (la parte che ho quotato) sembrerebbe che il finale sia copiato pari pari da quello de I tre volti della paura, in cui Bava allarga il campo fino a comprendere il cavallo finto cavalcato da Karloff e tutti i vari trucchi del mestiere.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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